Monthly Archives: Settembre 2015
La vita è una splendida avventura
“Nel mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica ma l’abbiamo dimenticato. Le macchine invece di abbondanza ci hanno dato povertà! La scienza ci ha trasformato in cinici, l’abilità ci ha resi spietati. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità! Più che di intelligenza, di dolcezza e di bontà. Siamo uomini, non macchine. Facciamo in modo che la vita sia una splendida avventura!”
Ho letto queste frasi qualche giorno fa sul muro di un campetto di calcio mentre pranzavo nel parco pubblico di Caselle di Sommacampagna (VR). Ci vado abbastanza spesso e non ci avevo mai fatto caso. Belle frasi, totalmente condivisibili.
E, a pensarci bene, non c’è bisogno di molto perché la vita sia una splendida avventura…
Portulaca oleracea
Mio padre, con involontario disprezzo, in dialetto veronese chiamava la Portulaca oleracea “porsilana”. In effetti il nome italiano di questa pianta succulenta è portulaca ma nelle varie regioni italiane è conosciuta anche con nomi dialettali diversi: porcellana o erba grassa in Lombardia; purcacchia nel Lazio; porcacchia nelle Marche; precacchia in Abruzzo tanto per citarne alcuni esempi.
La portulaca è una pianta medicinale conosciuta fin dall’antico Egitto che ha proprietà diuretiche, depurative, dissetanti e anti-diabetiche. Nella medicina popolare orientale – da cui probabilmente è originaria – viene utilizzata anche per il trattamento della diarrea, del vomito, in caso di enterite acuta, di emorroidi e di emorragie post-partum. Inoltre le foglie di portulaca vengono utilizzate come impacco in caso di punture di insetti, acne ed eczema.
Negli ultimi tempi si è scoperto che la portulaca è ricca di acidi grassi polinsaturi di tipo omega-3, considerati molto importanti nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. In particolare 100 g di foglie di portulaca contengono circa 350 mg di acido α-linoleico (acido grasso facente parte del gruppo degli omega-3). Tale acido, come altri del gruppo omega-3, aiutano a ridurre il colesterolo LDL (quello”cattivo”) e i trigliceridi favorendo una migliore circolazione del sangue. In sostanza la portulaca è una panacea!
La portulaca può essere impiegata principalmente in cucina dove viene utilizzata sia a crudo per la preparazione di insalate, sia cotta come ingrediente di minestre, condimenti, ripieni per ravioli e pasta fresca, frittate. A casa mia la utilizzo da anni a crudo nelle insalate e desidererei scoprirne presto anche la bontà da cotta.
La portulaca è il tipico esempio di come, spesso, la sostenibilità ambientale non debba per forza passare attraverso complesse formule matematiche, alchimie chimiche o tecnologie elettroniche spinte. Basta solo (ri)scoprire le virtù nutrizionali – patrimonio spesso dimenticato delle conoscenze dei nostri antenati – di una pianta estiva infestante che mio padre e i miei nonni non amavano e diserbavano a fatica (o, peggio, utilizzando pericolosi intrugli chimici). Et voilà, il gioco è fatto. Meno pesticidi, più rispetto per la natura – non quella esotica della savana che immaginiamo ma quella che abbiamo sotto casa nelle aiuole e nei vasi dei fiori – più stagionalità nel consumo di frutta e verdura, più consapevolezza delle capacità auto guaritrici (per la precisione: prevenzionistiche) che ciascuno di noi può mettere in pratica con comportamenti alimentari quotidiani.
La portulaca è la dimostrazione che per essere “ambientalisti” non bisogna per forza solo incatenarsi agli alberi secolari o associarsi a movimenti di lotta e di protesta. Lo si può fare anche e soprattutto con comportamenti quotidiani semplici, quasi banali, che non richiedono troppi sforzi. Basta solo avere la voglia di mettersi in discussione e di essere aperti – con conoscenza – ai cambiamenti.
Guardate bene le foto e non abbiate timore di cercarla nei vostri giardini e nei vostri vasi dei fiori (1). Raccoglietene all’inizio qualche foglia gustatela. Quando vi sarete convinti che si tratta di una pianta edibile qualsiasi non abbiate timore ad utilizzarla per insaporire i vostri piatti. Si tratta di un piccolo sforzo che dà grandi benefici. Soprattutto gratis!
_____
(1) Avvertenza: le piante spontanee vanno raccolte con consapevolezza e conoscenza, magari consultando qualche libro e confrontandosi con chi le raccoglie e le conosce bene.
Foto: L.R.
Gli inceneritori dello “Sblocca Italia”
In agosto, finché eravamo quasi tutti in ferie o in vacanza, nel torpore per il gran caldo e nella generale distrazione dovuta alla voglia di rilassarsi e divertirsi, il Governo – maliziosamente come fa di solito quando si tratta di far passare norme che i cittadini normalmente non vogliono – ha proposto, in un decreto attuativo dell’art. 35 della legge cosiddetta “Sblocca Italia” (1), di far aprire 10/12/18 (il numero ancora incerto non è importante) inceneritori nelle varie regioni italiane. Non si tratterebbe solo di un’apertura verso questa forma di trattamento dei rifiuti che le regioni, nel loro processo decisionale autonomo devono poi vagliare ma, piuttosto, di un vero e proprio obbligo nei loro confronti. Prendere o lasciare!
Per comprendere l’assurdità della proposta ministeriale nel contesto di un mondo serio che va in tutt’altra direzione, qualche settimana fa il giornale Il Fatto Quotidiano ha pubblicato l’intervista a Enzo Favoino, ricercatore presso la Scuola Agraria del Parco di Monza ed esperto che lavora con le istituzioni europee e con diversi governi nazionali nella definizione delle migliori strategie nel settore della gestione e del trattamento dei rifiuti. Favoino, che non è aprioristicamente del tutto contrario all’incenerimento dei rifiuti, osserva che tale pratica richiede molte risorse finanziarie, ben quattro volte superiori rispetto a quelle necessarie per il funzionamento degli impianti “a freddo”. Il motivo è dovuto al fatto che gli impianti, essendo molto costosi, necessitano di continui apporti di rifiuti per poter funzionare tantoché le amministrazioni pubbliche, per non dilapidare denaro, sono costrette a rallentare i programmi di espansione della raccolta differenziata. Molto meglio dell’incenerimento dei rifiuti – osserva sempre Favoino – sarebbe il trattamento a freddo degli stessi con recupero di materia attraverso sistemi di selezione e stabilizzazione biologica. Da essi si otterrebbe:
- dalla frazione organica compost pulito da riutilizzare in agricoltura;
- dal residuo materie prime (carta, plastica, metalli, vetro) da reimpiegare nelle attività produttive ed eventualmente, per la piccola parte che rimane, materiale da avviare all’incenerimento o alla discarica.
Dato il loro costo minore gli impianti di trattamento a freddo consentono anche di modulare politiche di espansione della raccolta differenziata a monte, cioè effettuata già da parte dei cittadini.
Una delle critiche (ingiuste) al trattamento a freddo dei rifiuti è che esso non consente di evitare le discariche. Spiega sempre Favoino che anche l’incenerimento dei rifiuti ha bisogno di discariche perché le ceneri (circa il 30% del totale) e le scorie intercettate dai camini – tra l’altro molto nocive – da qualche parte devono pur essere messe. Per evitare la discarica, invece, sarebbe necessario e possibile potenziare la raccolta differenziata a monte, sviluppare programmi di riduzione nella produzione dei rifiuti, introdurre sistemi di tariffazione puntuale (si paga in base a quello che effettivamente si produce in termini di peso). Tutte cose che l’incenerimento dei rifiuti non si propone affatto di fare nella logica della sua avidità bulimica di enormi quantità di materiali da bruciare.
La giusta soluzione per la gestione dei rifiuti, ben spiegata dagli esperti, è piuttosto semplice e in parte (es. la raccolta differenziata) è già stata da tempo avviata. Mi chiedo solo una cosa: o le figure politiche che continuano a propinarci vecchie e inutili soluzioni sono incapaci e devono essere subito sostituite oppure dietro di loro hanno qualcuno che fa prendere loro le decisioni sbagliate. Ed è ancora peggio!
_____
(1) Il D.L. del 12 settembre 2014, n. 133 lo hanno chiamato “Sblocca Italia” a significare che si tratta di una politica “del fare” contraria al vecchio immobilismo del passato e ai sistemi troppo democratici. Se poi se si tratta, in alcuni aspetti, anche di “fare male” o di “fare per gli amici” (vedi semplificazioni infrastrutturali, edilizie, estrazioni petrolifere, produzione energetica dai rifiuti e altro) questo non è un grosso problema e chi paga sono sempre i poveri cittadini inermi che subiscono scelte che non vanno a loro vantaggio!
Per approfondire:
Pizzarotti scrive a Renzi: “Se si segue il modello Parma si chiudono gli inceneritori”
Patrizia Gentilini: “Sbocca Italia e inceneritori, dove sta la coerenza con le politiche europee?”