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Monthly Archives: Dicembre 2015

Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia

L’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) ha da poco presentato la terza edizione del “Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia (BES |2015)(1), un quadro integrato dei principali fenomeni sociali, economici e ambientali che stanno caratterizzando l’evoluzione del nostro Paese in questi anni recenti. Anche quest’anno il Rapporto BES analizza i fattori che hanno un impatto diretto sul benessere umano e sull’ambiente attraverso l’analisi dei seguenti 12 argomenti (commentati).

  1. Salute – Vita media in aumento, ma stabile quella in buona salute. Disuguaglianze territoriali in crescita, disuguaglianze di genere in diminuzione.
  2. Istruzione e Formazione – Migliorano i livelli di formazione e si riduce il divario con l’Europa, in crescita la partecipazione culturale.
  3. Lavoro e conciliazione dei tempi di vita – Primi segnali di ripresa ma ancora forti divari e lontani dall’Europa.
  4. Benessere economico – Dal 2014 segnali di miglioramento della condizione economica delle famiglie. Non si attenuano le disuguaglianze.
  5. Relazioni sociali – Aumenta la fiducia negli altri, cresce la rete potenziale di aiuto e cala la partecipazione politica.
  6. Politica e istituzioni – Cresce la presenza delle donne nei luoghi decisionali economici e politici, ma resta elevata la sfiducia nelle istituzioni.
  7. Sicurezza – Dopo anni di sostenuto aumento della criminalità predatoria, rallenta la crescita dei reati. Diminuisce la violenza contro le donne ma aumenta la sua gravità.
  8. Benessere soggettivo – Cresce l’ottimismo verso il futuro, soddisfazione per la vita ancora stabile.
  9. Paesaggio e patrimonio culturale – Progressi insufficienti nella tutela dei beni comuni.
  10. Ambiente – Passi in avanti ma ancora criticità per la gestione delle risorse naturali e della qualità dell’ambiente.
  11. Ricerca e innovazione – Poche sorprese sul fronte della ricerca e innovazione. La situazione resta in gran parte stabile.
  12. Qualità dei servizi – Graduale miglioramento dell’erogazione di acqua, energia elettrica, gas e rifiuti. Ancora criticità per servizi sociali, mobilità e carceri.

Mentre dal Rapporto BES 2015 emerge che la situazione è abbastanza positiva sul lato dei temi socio-economici con buoni livelli di salute, di formazione e di lavoro nonché una buona percezione da parte dei cittadini sia per le relazioni sociali che – stranamente – per la loro condizione economica, dal Rapporto stesso emerge, invece, che la situazione è alquanto negativa relativamente ai temi socio-ambientali, in particolare il paesaggio, il patrimonio culturale e l’ambiente in generale.

Emissioni gas serra_BES 2015Se si considerano in maniera più approfondita i temi che manifestano aspetti di più spiccata negatività, ci si rende conto che la tutela del paesaggio e dell’ambiente non è sufficiente a garantire quei livelli necessari perché si configuri benessere per i cittadini.

Abusivismo edilizio_BES 2015Dal lato della tutela del paesaggio e del patrimonio culturale, anche se alcuni obiettivi si possono dire quasi raggiunti (es. piccolo rallentamento nel consumo di territorio agricolo a causa della crisi del settore edile), altrettanto non si può dire dal lato della dismissione di aree agricole interne che non vengono più coltivate e da quello dell’espansione delle monocolture industriali. Purtroppo sul piano del paesaggio vi è una forte disparità regionale e territoriale (tra Nord e Sud) sulla capacità delle istituzioni di tutelare i beni pubblici e vi è un elevato abusivismo edilizio, non riscontrabile in altre economie avanzate. In Italia, poi, nonostante la grande vocazione turistica per i paesaggi e per i beni culturali, vi è un’inadeguata spesa pubblica dedicata a tali scopi. Elementi fortemente negativi sono presenti anche riguardo la percezione da parte dei cittadini per il paesaggio, che li rende fortemente insoddisfatti, soprattutto al Nord.

Paesaggio degradato_BES 2015Dal lato poi dell’Ambiente in generale, pur avendo il patrimonio naturalistico in Italia anche una importante funzione economica (per l’agricoltura e per il turismo), vi è comunque una scarsa tutela degli ecosistemi che richiederebbe, invece, maggiori sforzi anche in considerazione dei cambiamenti climatici in atto. La protezione dell’ambiente rappresenta una chiave determinante e lungimirante per le scelte del sistema Paese ed anche dei singoli cittadini. Le azioni volte oggi ad uno sviluppo ecosostenibile possono condurre, domani, al miglioramento del benessere delle persone. Le azioni di tutela dell’ambiente, di gestione sostenibile delle risorse naturali e di lotta ai cambiamenti climatici, con un piano di sviluppo legato alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica, possono aggiungere valore e proteggere i nostri territori, sostenere la società e l’economia. Luci e ombre sono ancora presenti fra le varie aree del Paese e fra i diversi aspetti che costituiscono la tematica ambientale, anche se nel corso degli ultimi anni, con l’impulso delle normative e dei vincoli europei, sono stati compiuti passi in avanti in quest’ambito. Aumenta la disponibilità di aree verdi urbane a disposizione dei cittadini, si riduce l’inquinamento dell’aria in diverse città, cresce l’energia prodotta da fonti rinnovabili, si contraggono le emissioni di gas serra e il consumo di materiale interno, questi ultimi anche come conseguenza della crisi economica. A questi progressi non resta insensibile neanche la popolazione italiana che esprime più consapevolezza sulle problematiche ambientali, maggiore partecipazione attiva e migliori scelte di spesa. È ancora evidente però, la necessità di interventi sostanziali sul territorio in termini di tutela e gestione dell’ambiente. Nel settore dei rifiuti urbani si riduce la quota dello smaltimento in discarica, anche se l’Italia rimane in netto ritardo rispetto agli altri paesi europei. Resta anche grave, soprattutto in alcune regioni del Mezzogiorno e dell’Italia centrale, la dispersione di acqua potabile dalle reti di distribuzione comunale, così come la depurazione delle acque reflue urbane. Ugualmente grave la presenza di diversi siti inquinanti da bonificare diffusi sul territorio nazionale. Permane infine la presenza di diverse aree del territorio con problemi di dissesto idrogeologico e alluvioni accentuati dall’incremento di eventi climatici estremi.

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(1) Nato nel 2010, il BES si è ispirato ad iniziative internazionali simili anche se il quadro di riferimento adottato in Italia risulta tra i più ambiziosi proponendosi di misurare non solo il livello di benessere attraverso l’analisi degli aspetti rilevanti della qualità della vita dei cittadini, ma anche la sua l’equità in termini di distribuzione delle determinanti del benessere tra soggetti sociali e la sua sostenibilità, a garanzia che lo stesso livello di benessere possa essere fornito anche alle generazioni future.

 

L’EXPO è già un lontano ricordo

Prendo la metropolitana che dal centro di Milano porta alla Fiera di Rho almeno un paio di volte la settimana da quasi 15 anni. Si tratta di una linea, quella “rossa” M1 che, passando dal centro della città, scarica un fiume di persone alle fermate “Duomo” e “S. Babila”, un po’ meno alla fermata “Cadorna FN”, qualcuna in meno a “Lotto” e, più si va verso la periferia, più i passeggeri si diradano fino quasi a scomparire. Questa è la norma tranne alcune anomalie che si verificano nei giorni dell’anno in cui si svolgono le principali iniziative fieristiche. Durante i mesi dell’EXPO, soprattutto nella fase finale dei mesi di settembre e ottobre scorsi, le normali proporzioni quotidiane dei passeggeri si sono completamente ribaltate, per poi tornare agli equilibri di affluenza normale non appena sono stati chiusi i cancelli della manifestazione.

Quello che colpisce ora, a pochi mesi dalla fine dell’EXPO, è il fatto che da nessuna parte si rileva traccia dell’enorme movimento dei mesi passati. Tranne qualche vecchio residuo di cartellone pubblicitario degli sponsor principali non ancora coperto da quelli nuovi, della kermesse fieristica internazionale a Milano non è rimasto praticamente nulla.

Al di là dei dati economici e degli equilibri finanziari (1) che, si spera, saranno analizzati con dovizia di particolari da esperti contabili e revisori dei conti, quello che mi colpisce e mi rattrista è il fatto che di tutti i messaggi di sostenibilità (“EXPO: nutrire il Pianeta, energia per la vita”) e di tutte le “Carte di Milano” non sia rimasto praticamente più niente. Nessuno ne parla e nessuno ne scrive più. Svaniti!

Senza andare troppo a scavare nei dati e nelle statistiche e senza cercare motivazioni troppo complicate, a mio modesto parere questa è la vera e semplice dimostrazione dell’inutilità e dell’inefficacia educativa di EXPO. Bisognava solo attendere qualche mese dalla chiusura dei cancelli per potersene rendere conto. Et voilà.

Proprio da questo generale disinteresse per la manifestazione che si nota già solo pochi mesi dopo la fine (non ne parla più la politica, non ne parla più la stampa e non ne parlano più gli amici o i conoscenti entusiasti che ci sono andati più volte ma che ora sui social network enfatizzano altro) si deduce quanto siano stati ipocriti i vari messaggi che hanno prima giustificato all’opinione pubblica e poi sostenuto la manifestazione durante il suo svolgersi. Era tutto un fiorire di messaggi “green” – dal tema principale, il nutrimento per il Pianeta al risparmio energetico; dall’uso di auto ecologiche alla “Carta di Milano” – che  il disinteresse di questi giorni ha dimostrato essere solo marketing. Questo generalizzato distacco per EXPO dimostra quanto il vero scopo della manifestazione, che noi (giustamente) sospettavamo fin dall’inizio, fosse altro rispetto ai temi sacrosanti che avrebbe dovuto trattare. Lo scopo era, in primis, costruire i padiglioni e le infrastrutture (e indirettamente consumare territorio) e, in secondo luogo, accontentare le multinazionali a creare, con soldi pubblici, un evento da consumare in breve termine nel quale commercializzare e promuovere beni alimentari o attività legate al cibo che poco o nulla hanno a che fare con la salvaguardia dell’ambiente e il (giusto) nutrimento del Pianeta.

È vero, in generale chi ci è andato si è divertito. Ma nulla di più che trascorrere una giornata al parco divertimenti o allo zoo. Viste queste considerazioni mi permetto di fare un appello alla politica: giustificare una manifestazione molto costosa pagata dai soldi dei cittadini attraverso falsi scopi ambientali è una cosa immorale che dovreste evitare, per il futuro, di fare. La sostenibilità ambientale è una cosa troppo seria da poter essere manipolata ad libitum per obiettivi che nulla hanno a che fare con essa. Please!

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(1) Il Fatto Quotidiano osserva che, in sei mesi, all’EXPO ci sono stati 20 milioni di ingressi, di cui quelli effettivi, tolti i vari movimenti del 14mila addetti, sono stati circa 18 milioni. Per ottenere il pareggio finanziario ci sarebbero voluti 20 milioni di biglietti venduti in media ad almeno 19 euro ciascuno. Secondo fonti interne, invece, il prezzo medio è stato di 10 euro ciascuno, poco più della metà di quello ottimale.

 

La teoria delle finestre rotte

Siamo nel 1969, negli USA, e il prof. Philip Zimbardo dell’Università di Stanford ha un’intuizione per cercare di spiegare alcune dinamiche di comportamento sociale. Per avvalorare le sue tesi lasciò abbandonate in strada due automobili uguali: stesa marca, stesso modello, stesso colore. Una nel Bronx, un’area al tempo molto degradata della città di New York e l’altra in un quartiere borghese di Palo Alto, in California. Ciò che accadde fu che l’auto del Bronx cominciò subito ad essere smantellata: i materiali che potevano essere utilizzati vennero rubati mentre la carcassa rimasta venne distrutta e data alle fiamme. Al contrario l’auto di Palo Alto rimase perfettamente intatta.

L’esperimento non termino così perché i ricercatori decisero in seguito di rompere un vetro dell’auto di Palo Alto per vedere quale ne fosse l’effetto. In poche ore si assistette anche in California alle stesse dinamiche di furto e di vandalismo che avevano caratterizzato il Bronx, a dimostrazione che le cause dei crimini non devono per forza essere attribuite alla povertà – come era ed è spesso opinione comune – ma anche ad altri fattori, molto più profondi e complessi.

Da qui, dopo ulteriori esperimenti di approfondimento e di conferma (1), nacque la cosiddetta “Teoria delle finestre rotte”. In sostanza, se viene rotta la finestra (di un’auto o di un edificio) è probabile che ne verrà rotta un’altra. Se le finestre rotte sono due o più, la probabilità che ne vengano rotte altre aumenta in  maniera esponenziale. Se la finestra rotta viene invece riparata, il processo normalmente si interrompe. E ciò è indipendente dal luogo dove avviene, sia esso povero ed emarginato o ricco e borghese. Al limite è solo una questione di tempo.

Questa teoria si associa normalmente ai concetti della “esemplarità” e della “emulazione“, secondo cui le persone tendono ad osservare i comportamenti degli altri e a copiarli. Se sono positivi non ci saranno problemi particolari ma, se sono negativi, vi è la possibilità che si verifichino situazioni anche più gravi.

Se, traendo spunto da questa teoria, negli anni ’90 del secolo scorso il sindaco di New York Rudolph Giuliani è stato in grado di sconfiggere la criminalità, anche quella grave, che attanagliava la sua metropoli attraverso interventi volti a reprimere situazioni di microcriminalità e di degrado, è facile intuire che ciò possa funzionare anche per altri temi, come quelli ambientali.

Se, ad esempio, è difficile sconfiggere la mafia che inquina alcune regioni d’Italia attraverso la gestione illegale dei rifiuti, si può tentare di ripristinare, in quelle stesse regioni, la legalità spiccia che si manifesta regolarmente nei comportamenti quotidiani di tutti. Bisogna liberare le strade dai piccoli rifiuti urbani abbandonati a terra e bisogna far rispettare, banalmente, anche le regole del Codice della Strada.

Se è difficile sconfiggere l’abusivismo edilizio che ruba ogni anno migliaia di ettari di territorio agricolo e impedisce la corretta riscossione delle tasse, si può tentare di recuperare la legalità e il piacere della bellezza urbana eliminando i graffiti sui muri, regolamentando il traffico e i piccoli comportamenti quotidiani, spesso esercitati anche da parte dei giovani, che portano ad avere incuria e mancato rispetto per i beni pubblici.

Se è difficile impedire che le persone si riversino e avvelenino i centri urbani con le loro vetture private, si può tentare di far pagare a tutti i servizi di trasporto dei mezzi pubblici, sanzionando pesantemente e inflessibilmente soprattutto le piccole infrazioni della circolazione stradale urbana. Ciò farebbe orientare una buona parte degli spostamenti urbani verso la bicicletta (ritenuta sicura) e verso i trasporti pubblici (percepiti sicuri ed efficienti).

Ci vorrebbe veramente poco. A volerlo…

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(1) Nel 2007 e nel 2008 Kees Keizer e colleghi, dell’Università di Groningen, approfondendo gli esperimenti del prof. Philip Zimbardo hanno condotto una serie di studi sociali controllati per determinare se l’effetto del disordine esistente (come la presenza di rifiuti o l’imbrattamento da graffiti) avesse aumentato l’incidenza di criminalità aggiuntive come il furto, il degrado o altri comportamenti antisociali. Hanno scelto diversi luoghi urbani successivamente trasformati in due modi diversi ed in tempi diversi. Nella prima fase il luogo è stato mantenuto ordinato, libero da graffiti, finestre rotte, ecc. Nella seconda fase esattamente lo stesso ambiente è stato trasformato in modo da farlo sembrare di proposito in preda all’incuria e carente relativamente al controllo: sono state rotte le finestre degli edifici, le pareti sono state imbrattate con graffiti ed è stata accumulata sporcizia. I ricercatori hanno poi segretamente controllato i vari luoghi urbani osservando se le persone si comportavano in modo diverso quando l’ambiente era stato appositamente reso disordinato. I risultati dello studio hanno corroborato la teoria secondo cui un disordine lieve, come l’accumulo di rifiuti per strada o la presenza di graffiti sui muri, può facilmente incoraggiare altri comportamenti ben più gravi, come ad esempio il furto.