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Cough, cough, cough

Terra cough

Cough, cough, cough.

Se ascoltate bene potete sentire i colpi di tosse secca e quel profondo rantolo sibilante che denota evidenti difficoltà respiratorie. Se guardate bene in controluce potete vedere anche delle grosse gocce di sudore che le imperlano la fronte e che le scendono dalle tempie e un evidente pallore in viso. Non è ancora sdraiata in un letto ma cammina a fatica e si trascina accompagnata da un grosso bastone che ne sostiene quasi completamente il peso.

L’immagine è chiaramente quella di una donna malata che si guarda con pietà e a cui proprio non si riescono ad augurare ancora lunghi anni di vita. La malata in questione potrebbe essere la vecchia zia nubile dal carattere un po’ acido che quando eravamo bambini tanto ci inquietava oppure l’anziana nonna amorevole che tanto ci ha amato ma che ora ha raggiunto il capolinea di una vita serena e piena di affetti.

In realtà la malata è la grande Madre Terra che oramai sta esalando, metaforicamente, gli ultimi respiri della sua lunghissima vita e che, se non curata in anticipo, potrebbe proprio non farcela a superare la notte.

A onor del vero non è la Madre Terra ad essere in difficoltà ma tutti i suoi numerosi abitanti che potrebbero non trovare in essa, in un prossimo futuro, le condizioni climatiche e ambientali in grado di consentire una vita agevole e prospera.

Al di là delle possibili cure che è materia complessa e specifica di esperti in molteplici discipline e di una politica illuminata che sia in grado di prendere le giuste decisioni, quello che preoccupa è che l’uomo, sia singolarmente sia nelle sue diverse manifestazioni sociali, ad eccezione di qualche sparuto gruppo di persone, non si sta ancora rendendo conto di ballare una musica tecno ad alto volume nella camera da letto della madre morente.

Non è più possibile, giunti a questo punto del viaggio della civiltà industriale, dire: “ci penserò domani”!

Il domani è già arrivato, è forse già stato superato e la questione si sta facendo seria. Molto seria!

Bisogna pensare che i cambiamenti di comportamento devono cominciare ad essere individuali e le scelte verso la sostenibilità devono entrare in una sorta di spirale contagiosa che non prevede bari.

Sulla barca che affonda ci siamo tutti, indipendentemente da tutto.

Foto: Doodlepalooza

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