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Le cave e la legge dell’entropia

Qualche settimana fa, con un cliente, mi è capitato di percorrere la strada che da Marengo (frazione di Marmirolo, in provincia di Mantova) porta a Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona. Questa strada secondaria a ridosso del confine delle due province è letteralmente disseminata, parte per parte, da immense cave. Ferite enormi aperte nel territorio che grondano centinaia di migliaia di metri cubi di ghiaia e sabbia l’anno trasportate da migliaia di camion che riempiono le strade e ammorbano la popolazione con traffico, inquinamento, polveri e rumore. Una parte di esse era ancora attiva (o “coltivata” come si dice in gergo) al nostro passaggio; un’altra risultava dismessa e le tracce ora rimaste sono enormi buche ricoperte di vegetazione spontanea e qualche laghetto artificiale di acqua affiorante.

Il mio cliente – un imprenditore nel settore tecnologico – mi ha portato di proposito su quella strada per mostrarmi e per commentare la negatività di tali opere umane e di un certo tipo di imprenditoria, predatoria e fortemente impattante nei confronti del territorio.

Ho pensato a lungo a quello che ho visto e a quello che ci siamo detti in auto e, dopo qualche giorno, mentre stavo percorrendo un’altra strada disseminata di grandi cave tra Lugagnano di Sona e Caselle di Sommacampagna, non lontano da dove abito in provincia di Verona, ho fatto il collegamento con la legge dell’entropia.

Innanzitutto, per spiegare questo collegamento, è necessario capire a cosa serve coltivare una cava di ghiaia e sabbia. L’estrazione di tali materiali naturali non rinnovabili, di solito prodotti in tempi geologici dalle maree, dall’erosione di un ghiacciaio o da fenomeni alluvionali (le zone a cui ho fatto riferimento sono state caratterizzate da entrambi questi ultimi i fenomeni) serve principalmente ad alimentare l’industria edile e delle costruzioni stradali, sia per il sottofondo sia per la produzione dell’asfalto e del calcestruzzo (o del “cemento”, per usare il termine un po’ forte impiegato dai movimenti che difendono il territorio). Da ciò si comprende in modo evidente che l’estrazione mediante cave a cielo aperto di ghiaia e sabbia è collegata in maniera indissolubile all’edilizia ma, soprattutto, alla realizzazione di grandi opere (strade, ferrovie, ponti, gallerie, ecc.), ove vi è un elevato contenuto di calcestruzzo e di movimento terra. Non ci si può quindi lamentare se ci sono troppe cave (che spesso poi vengono riempite di rifiuti) se poi si è favorevoli alla politica delle grandi opere e si pensa che l’edilizia (per lo meno quella sin qua svolta basata su enormi quantità di cemento, calcestruzzo e alre materie non rinnovabili) sia alla base del sistema economico.

Detto questo, l’entropia (1) – quella grandezza fisica che parla del disordine irreversibile dei sistemi che usano molte energia e trasformano molta materia – entra in gioco in quanto per trasformare o per movimentare quell’enorme massa di materiale non rinnovabile – la ghiaia e la sabbia – si altera così profondamente l’ambiente da non aver più possibilità di tornare indietro. In sostanza, secondo la legge dell’entropia, cavare materiale dal terreno e trasformarlo è un processo unidirezionale che non consentirà più, in un futuro, nemmeno con le migliori tecnologie e con un enorme dispendio di energia, di recuperare e ripristinare gli elementi originari.

Cavare e utilizzare i materiali estratti è dunque un qualcosa di profondamente sbagliato non tanto (e non solo) per ragioni astratte di tutela del territorio, di tutela del paesaggio e della bellezza ma anche, e soprattutto, per ragioni energetiche e di disponibilità di materie per il futuro. Si tratta, in sostanza, di un grave problema concreto che mette in seria discussione la possibilità di avere disponibilità di materie e di energia – oltre che di possibile sopravvivenza della specie umana su un pianeta con l’equilibrio climatico molto alterato – per le future generazioni, cioè per i nostri figli e i figli dei loro figli. Si tratta di una questione così enorme e così potenzialmente pericolosa (anche se in parte generata da banalissime cave) dalla quale nessuna ricchezza potrà salvarci, se non andare su un altro pianeta.

Sarà per questo che i più ricchi della Terra stanno finanziando immani progetti di colonizzazione di Marte?

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(1) l’entropia è quella grandezza fisica legata al secondo principio della termodinamica secondo cui, se si introduce disordine in un sistema passando da uno stato di equilibrio ordinato ad uno disordinato, tale processo di disordine è solamente unidirezionale: tanta più materia ed energia si trasforma in uno stato indisponibile, tanta più sarà sottratta alle generazioni future e tanto più vi sarà disordine che viene riversato nell’ambiente.

Foto 1: Le cave ubicate vicino al paese di Caslle di Sommagampagna (VR) hanno una suerficie pari quasi pari a quella del centro abitato (Fonte: Google Maps).Cave_Caselle di Sommacampagna

Foto 2: Cave ubicate nei pressi del paese di Dossobuono di Villafranca di Verona (VR) e dell’aeroporto della città (Fonte: Google Maps).
Cave_Dossobuono e Aeroporto

Foto 3: Altre cave ubicate tra i comuni di Villafranca di Verona (VR) e di Verona. La loro estensione è grande come quella di un paese (Fonte: Google Maps).
Cave_Madonna di Dossobuono

Foto 4: Cave ubicate nel comune di Roverbela (MN) (Fonte: Google Maps).
Cave_Roverbella

Foto 5: Cave ubicate nel comune di Valeggo sul Mincio (VR) (Fonte: Google Maps).
Cave_Valeggio sul Mincio

Foto 6: La foto ritrae Bosco della Fontana ubicato a Marmirolo (MN). C’è una bella differenza di paesaggio e di apporto ecologico tra un bosco primario e una cava. E se al posto delle cave si realizzassero dei boschi? (Fonte: Google Maps).
Bosco della Fontana_Marmirolo

 

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