La tazza di ceramica
Avete presente i distributori d’acqua in boccioni? Quelli che qualche anno fa si vedevano solo nei film polizieschi americani nei corridoi di centrali di polizia fumose dove detective agitati e sudati cercavano di risolvere brutali omicidi? Da una decina d’anni sono entrati anche all’interno di numerose aziende ed uffici italiani per fornire gratuitamente ristoro ai lavoratori e ai loro ospiti. A fianco del boccione c’è poi sempre un contenitore per la distribuzione di bicchieri di plastica e un cestino per la raccolta dei rifiuti che, a fine giornata, tende ad essere pieno di bicchieri che sono ancora praticamente puliti perché in gran parte utilizzati una volta sola e, per di più, solo per l’acqua.
Quello che fa più specie in tutto ciò non è solo il fatto che la plastica dei bicchieri usa e getta potrebbe essere sostituita – e, anzi, dovrebbe essere sostituita da subito – con materiali più ecologici (tipo materie plastiche compostabili di origine vegetale o carta), ma il fatto che la maggior parte delle persone che si servono dei distributori dell’acqua utilizzino un bicchiere pulito ogni volta che devono bere. Quello che più spesso vedo è che le persone si alzano dalla loro postazione di lavoro alla scrivania, prendono un bicchiere vuoto, lo riempiono di acqua, si dissetano e… pling. Buttano il bicchiere vuoto nel cestino. Pochi di loro si portano il bicchiere di plastica vuoto dalla loro scrivania utilizzandolo per tutta la giornata o, meglio, fanno uso di un bicchiere in vetro o di una tazza in ceramica lavabile e riutilizzabile, che sarebbe la soluzione migliore e più sostenibile dal punto di vista ambientale.
Io, che lo faccio da anni sia nel mio ufficio sia presso alcuni clienti (1), modestamente mi chiedo che cosa ci voglia a cambiare questo comportamento. È una cosa relativamente semplice che non comporta particolari spese per colui che la adotta e non influisce né negli aspetti igienici né in quelli di praticità. Anzi. In più è un comportamento che spesso incuriosisce molto coloro che lo vedono (tra i colleghi di lavoro, tra sconosciuti in treno e in qualsiasi altro ambiente di vita collettiva) e che per emulazione potrebbero iniziare anche loro a praticarlo.
Per questo, per Natale, ho deciso che ai parenti e agli amici regalerò delle tazze (mug) personalizzate o prese al mercatino dell’usato (ci devo ancora pensare…) (2). Chissà che qualcosa non inizi a cambiare. Anche, perché no, il valore etico e sociale dei doni che si fanno in questo periodo dell’anno.
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(1) Personalmente utilizzo anche una tazza in ceramica per il caffè (in ufficio) e contenitori riutilizzabili (Vapur, Lifefactory, Laken, SIGG, ecc.) per l’acqua e/o altre bevande.
(2) L’anno scorso, a Natale, ho regalato delle bottiglie Vapur in plastica riutilizzabile.
Foto: La mia scrivania durante una giornata tipo presso un cliente che frequento abitualmente.
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