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Personaggi | Patrick Moore

Se si scorre la pagina Wikipedia di Patrick Moore e si legge sia il titolo (dove viene definito “ambientalista”) sia la prima parte della sua carriera si penserà di essere di fronte ad un personaggio importante nell’ambito della lotta ecologista e della salvaguardia del pianeta e degli animali che lo abitano. Fondatore di Greenpeace nel 1971, membro dell’equipaggio della nave Phyllis Cormack che fece le prime azioni dirette e non violente per la difesa del clima, dell’ambiente in generale, delle balene e dell’interruzione dei test nucleari, fu per 9 anni presidente di Greenpeace Canada e per 7 anni direttore di Greenpeace International nel periodo in cui Greenpeace divenne la maggior associazione ambientalista a livello mondiale. Negli anni ’70 aprì un ufficio a San Francisco ma ben presto iniziò a litigare con i suoi colleghi di Vancouver tanto da creare una frattura così profonda con l’Associazione che abbandonò nel 1986 per fondarne una propria, la Greenspirit.

Fin qui nulla di strano. La sua biografia ripercorre quella di molte altre persone che militano per lungo tempo in un movimento, in un’associazione o in un partito politico e poi, per le ragioni più varie, decidono di abbandonarlo. A partire dagli anni ’90 Patrick Moore iniziò ad assumere – spesso come lobbysta – incarichi politici nella Columbia Britannica (Canada) interessandosi e partecipando a gruppi di lavoro sui cambiamenti climatici, sullo sfruttamento dell’energia geotermica e diventando direttore del Sustainable Forestry Committee of the Forrest Alliance of BC, gruppo creato dall’industria del legno per garantire ai consumatori la gestione sostenibile delle foreste e del legname prodotto.

È però a partire dal 2006 che la parabola ideologica e professionale di Patrick Moore inizia a prendere una nuova traiettoria quando diviene co-direttore di una iniziativa industriale, la Clean and Safe Energy Coalition, che si propone di promuovere l’energia nucleare quale fonte energetica pulita (ecologica) e sicura. Si tratta di un cambiamento forte e molto radicale rispetto alle lotte che hanno contrassegnato la sua iniziale carriera fortemente incentrate sul combattere l’uso dell’energia nucleare. E, forse, questa parabola ha iniziato a cambiare già a partire dagli anni ’90, quando Patrick Moore è entrato nel mondo opaco della politica e del lobbysmo.

Quello che lo stesso Patrick Moore afferma è di essere uscito dal mondo ambientalista perché diventato troppo politicizzato e sensazionalista. Il salto, però, come dimostra il suo percorso professionale, è stato quello di passare esattamente dalla parte opposta. Sostenitore dell’energia nucleare e dell’industria che ne fa uso, è stato anche aspramente criticato per il ruolo di consulente-controllore che ha svolto per conto dell’Asia Pulp and Paper (APP), azienda che ha fortemente contribuito al disboscamento indiscriminato dell’Indonesia. Inoltre, in questi ultimi anni, si è spinto addirittura oltre e ha anche manifestato posizioni critiche nei confronti del riscaldamento globale e si è espresso favorevolmente nei confronti degli organismi geneticamente modificati (OGM) e degli additivi chimici (es. diserbanti) che sono ad essi collegati.

Sono proprio questi ultimi che, a mio avviso, ne hanno mostrato la malafede ideologica di questi ultimi anni. Invitato qualche tempo fa ad una trasmissione televisiva di Canal + in Francia Patrick Moore, dopo aver sostenuto la non pericolosità del glifosate (diserbante) – recentemente dichiarato “probabile cancerogeno per l’uomo” da parte della IARC – e la possibilità di berne anche un litro senza accusare alcun sintomo, all’invito del giornalista di berne un bicchiere, che gli vuole porgere, egli risponde: “No, io non sono un idiota”.

Qui casca il palco. Qui, secondo me, Patrick Moore dimostra di non essere in buona fede e di farsi paladino e difensore di idee e di tecnologie non del tutto sicure per l’uomo e per l’ambiente. Qui, secondo me, Patrick Moore dimostra che è in atto una sorta di manipolazione della verità da parte di multinazionali – e di loro portavoce – che cercano di spingere il mondo verso direzioni che, già ora, sanno essere inutili per il progresso e per il benessere dell’umanità, se non pericolose per la salute pubblica.

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Nota: Con questo articolo desidero iniziare a parlare di persone “comuni” (o quasi), [tag “personaggi”] normalmente poco conosciute nel circuito della comunicazione di massa, che – a mio personalissimo avviso, tenendo conto del loro curriculum e del loro percorso professionale reperibile in rete – stanno fornendo il loro enorme e silenzioso contributo alla distruzione e al degrado del Pianeta nonché alla speculazione industriale e finanziaria a discapito delle risorse naturali e della sicurezza collettiva oppure stanno facendo azioni importanti di salvaguardia dello stesso sia dal punto di vista culturale che di azioni concrete messe in campo. Si tratta di persone che, nel bene o nel male, con il loro pensiero e con il loro comportamento possono contribuire ad innescare un dibattito sulle tematiche della sostenibilità ambientale.

 

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