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Monthly Archives: Novembre 2014

Attenzione: animale sanguinario

Attenzione: animale sanguinario in mare! Il più pericoloso della Terra.

Ogni anno massacra milioni di esseri viventi, spesso senza ragione. Addirittura riesce ad uccidere e mutilare brutalmente (1) esseri della sua stessa specie. È anche in grado di devastare in poco tempo il proprio ecosistema tanto da mettere a repentaglio la sua stessa sopravvivenza. È poi particolarmente furbo e aggressivo, soprattutto in branco, ed è meglio stare lontano dal suo territorio. Per celebrare la sua terribile fama è stato anche protagonista di numerose pellicole cinematografiche che hanno terrorizzato grandi e piccini.

Fate attenzione alla foto perché accanto a lui vedrete nuotare, pacificamente, un enorme squalo bianco (2).

Squalo bianco con sub

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(2) Con la guerra e con le armi
(1)
Ogni anno 10 milioni di squali muoiono agonizzanti a causa del finning [vedi il video], una pratica inumana che consiste nel tagliare le loro pinne e di gettare i loro corpi ancora in vita nel mare. Gli squali morenti o vengono divorati da altri pesci mentre sono ancora in vita oppure muoiono annegati a causa della loro impossibilità a muoversi. Le pinne raccolte vanno ad alimentare il mercato asiatico del cibo che considera la zuppa di pinne di squalo una vera prelibatezza.

 

Distruggeresti la tua casa?

Proviamo ad immaginare la scena. Mentre scendiamo la scala di casa, sul pianerottolo, il nostro vicino tutto impolverato sta demolendo con un martello pneumatico la porta e la parete del suo appartamento. Poi, scesi in strada, il negoziante di fronte al nostro palazzo sta prendendo a mazzate la vetrina e la porta a vetri della sua attività fino a frantumarla in mille pezzi. Mentre passeggiamo per la via, poi, c’è chi distrugge con una mazza da baseball la propria auto nuova fiammante fino ad arrivare a chi, armato di un grosso trapano, buca tutte le porte, tutte le finestre e tutti i muri che trova sul proprio cammino. Se si esce dalla città e ci si trasferisce nei paesi limitrofi c’è chi con un trattore ara e distrugge il proprio giardino e chi con la pala di un caterpillar colpisce ripetutamente la propria casa fino a farla crollare in un ammasso di macerie fumanti.

Sembra tutto pazzesco, eh? Così assurdo e surreale da non poter essere vero o, casomai, da appartenere ad incubi notturni o a fantasie romanzesche del filone fantascientifico. Se mai qualcuno potesse fare una cosa del genere o è sotto l’effetto di qualche potente droga o ha un serio problema psichiatrico e deve essere ospedalizzato.

SBAGLIATO. Quel pazzo demolitore è ognuno di noi che con il proprio stile di vita, con le proprie scelte di consumo, con le proprie abitudini comode, con la propria ipocrisia e con la propria stupidità sta distruggendo a poco a poco la sua unica e vera casa: la Terra. Cosa ci vuole per capire che dobbiamo presto cambiare registro? Non è ancora sufficiente vedere che il clima sta profondamente cambiando su tutto il pianeta? Non è ancora sufficiente vedere che stiamo perdendo importanti ecosistemi, soprattutto forestali? Per non parlare, poi, degli oceani?

Cari miei. Da questa follia collettiva nessuno si senta escluso! Al limite è solo questione di capire quale sia l’entità della nostra personale responsabilità…

 

Maltempo killer

Dopo un lungo periodo di bel tempo tardo estivo ecco che arriva l’inevitabile (e normale) pioggia autunnale. Mettici, in più, i cambiamenti climatici in atto e la cementificazione selvaggia del territorio et voilà, ecco che la “frittata” è fatta. Smottamenti, allagamenti, frane, piene sono le conseguenze ovvie di una tale situazione che già da qualche decennio scienziati e meteorologi continuano a ricordarci facendo luce sul fatto che, prima o poi, le conseguenze dei cambiamenti climatici non provocheranno solo danni materiali, danni economici e perdite umane ma anche forti ondate migratorie di popolazioni che abitano territori divenuti sempre più inospitali.

In questo contesto – soprattutto dopo che i fenomeni naturali e le loro conseguenze sul territorio hanno determinato dei morti – le parole che più frequentemente ricorrono nei titoli dei giornali e nella dialettica dell’informazione televisiva e radiofonica sono: “Maltempo killer”, “natura matrigna”, “pioggia omicida”, “piena devastante” e chi più ne ha più ne metta. Quasi che la natura si diverta ad essere cattiva e malevola nei confronti degli esseri umani e degli altri esseri viventi del Pianeta.

Anche se nel profondo del mio animo penso che la Natura, dopo tutto quello che le abbiamo fatto e che le stiamo continuamente facendo, abbia pienamente ragione di essere dura nei nostri riguardi, è da osservare che, in realtà, non è essa ad essere negativa nei nostri confronti ma siamo piuttosto noi stessi che, con i nostri comportamenti, abbiamo fatto di tutto per fare la cosa ingiusta ed essere nel posto sbagliato.

Si pensi, ad esempio, ai numerosi condoni edilizi dei decenni passati che hanno fatto diventare pollai e ricoveri per attrezzi delle splendide ville pluripiano poste sulle pendici più impervie delle colline. Si pensi ancora alle lottizzazioni ed alle espansioni urbanistiche autorizzate nelle aree di prossimità dei grandi fiumi o, peggio, negli alvei dei fiumi stessi. Si pensi ai porti costruiti presso le foci dei fiumi, ai parcheggi o ad interi quartieri costruiti addirittura sopra i fiumi, al disboscamento delle pendici per far posto a vigneti o ad altre coltivazioni, alla cementificazione dei torrenti, alla mancata manutenzione delle rive. Date queste condizioni come si può ancora pensare che il killer sia ancora il maltempo?

nubifragio a Roma

Cari commentatori Il vero killer dei fenomeni meteorologici è la stupidità, l’ignoranza e l’avidità dell’uomo che, offuscato dal miraggio della propria superiorità rispetto alla natura, pensa di poterla dominare attraverso la forza piuttosto che attraverso la conoscenza del suo funzionamento.

Fintantoché continueremo a pensare in questo modo avremo ancora temporali killer e frane omicide. E un’inutile montagna di bla bla bla…

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Foto: gli effetti del recente nubifragio a Roma (foto Corriere della Sera)

 

Nel blu dipinto di blu

Nel blu dipinto di blu / Felice di stare lassù / E volavo volavo / Felice più in alto del sole / Ed ancora più su… cantava un insuperabile Domenico Modugno.

Ma non c’è nulla da essere felici nella Pianura Padana per un cielo blu dipinto di blu. Almeno dopo aver visto le foto della Val Padana che Alexander Gerst, astronauta dell’ESA (European Space Agency) in missione sulla Stazione Spaziale Internazionale, ha scattato e divulgato il 30 ottobre scorso.

Smog Pianura Padana_02

Smog Pianura Padana_01

Come si può notare dalle foto i cieli di Svizzera, Francia, Austria, Slovenia e Croazia sono limpidi, la corona alla Pianura Padana delle Alpi è limpida, le regioni a sud della catena degli Appennini sono limpide mentre le valli Prealpine, le valli degli Appennini a ridosso della grande pianura, la Liguria centrale, la pianura a nord di Venezia e il lago di Garda meridionale sono un po’velati. Nelle foto quello che fa veramente impressione è vedere che la zona di tutta la Pianura Padana centrale – soprattutto le aree del Piemonte, della Lombardia fino a lambire il Veneto occidentale – è interamente ricoperta da un mortifero velo grigio-blu di smog. Quello che nelle giornate serene non ci fa vedere le montagne in lontananza, ci fa apparire il sole un po’ pallido e il cielo non proprio blu conferendogli quel colore indistinto tra il biancastro e l’azzurro che noi che ci abitiamo conosciamo bene.

Si dirà che tutto questo è colpa dell’alta pressione che ci ha regalato tempo stabile per settimane, assenza di ventilazione e scarsa inversione termica, tutti ingredienti fondamentali che favoriscono il ristagno degli inquinanti in quel catino che è la Pianura Padana. Tutto vero. E tutto vero è il fatto che la prima pioggia spazzerà via quasi tutto (buttandolo a terra ovviamente e creando altri problemi!) e ci ridarà migliori condizioni atmosferiche.

Dopo aver visto in maniera così chiara ed evidente grazie alla benedetta tecnologia quale sia lo stato dell’aria del mio territorio, quello che mi chiedo io – che in Pianura Padana ci vivo con la mia famiglia – è quale effetto potrà avere tutto questo sulla nostra salute. Perché nessuno ha ascoltato gli scienziati, gli enti di controllo, i medici e gli ambientalisti che da decenni stanno monitorando gli indicatori ambientali ed epidemiologici della popolazione dell’Italia del nord urlando al mondo che la Pianura Padana è una delle aree più inquinate del Pianeta? Dov’erano quei soggetti che, pur sapendo le criticità ambientali del nostro territorio principalmente dovute alla scarsissima ventilazione (1), hanno continuato ad autorizzare inceneritori, aziende, strade, traffico, abitazioni, cave, rotonde in una spirale infinita senza tenere conto delle conseguenze? E noi cittadini vittime dello smog dove eravamo? Noi che avevamo il miraggio del “benessere” ci siamo fatti convincere che tutto questo fosse progresso e lo abbiamo avvallato consumando senza fine prodotti senza senso che hanno intasato le nostre case nonché continuando a votare e sostenere gli stessi soggetti che ci hanno portato in questo folle baratro. Però poi contiamo anche i malati.

Quello che mi sento rispondere più spesso quando cerco di descrivere la situazione a chi mi sta intorno è che tanto il sistema funziona così e non si può cambiare. Balle! Davanti a noi esistono milioni di alternative più sostenibili che possono essere praticate. Basta la buona volontà, la disponibilità alla rinuncia e il desiderio di sognare un mondo migliore con la capacità di rimanere impermeabili a chi da questo schifo si arricchisce facendo di tutto per farcelo sembrare immodificabile.

Bioimita rappresenta un fondamento teorico al cambiamento. Noi dobbiamo fare il resto modificando i nostri comportamenti!!!

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(1) Come non ricordare quella puntata di Portobello – la trasmissione televisiva degli anni ’70-’80 condotta dallo sfortunato Enzo Tortora – dove un concorrente voleva bucare le alpi liguri per favorire l’aerazione della Val Padana e far sparire la nebbia?
Foto: Alexander Gerst