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Monthly Archives: Dicembre 2014

Puntualmente arriva il Natale

Come tutti gli anni, puntualmente arriva il Natale. E tutto ciò che ad esso è collegato, compreso il consumismo che quasi sempre è sinonimo di mancanza di sostenibilità ambientale. Quest’anno voglio fare miei – con qualche piccola modifica – i 10 consigli che Greenpeace ci fornisce per far sì che il nostro possa essere il più possibile un Natale eco-sostenibile.

  1. Luci natalizie. Per creare l’atmosfera natalizia scegliamo lampade a basso consumo fluorescenti compatte (classe A+ oppure A++) o, meglio ancora, a LED. A parità di illuminazione, con la tecnologia LED, si ha un risparmio energetico che va dal 50 al 80 per cento.
  2. Verde in casa. Attenzione alla scelta delle piante da decorazione. Dal rapporto di Greenpeace “Eden tossico” emerge che il 79 per cento delle piante ornamentali analizzate sono contaminate dai famigerati pesticidi killer delle api.
  3. Dolce Natale. Privilegiamo prodotti provenienti da agricoltura biologica, locali e stagionali. Se proprio dobbiamo, scegliamo le primizie a km 0 e che non comportano l’utilizzo di OGM. Per i dolci fatti in casa preferiamo del buon miele italiano amico delle api.
  4. Cenone della vigilia. Apparecchiamo la tavola delle feste senza prodotti usa e getta. Occhio anche ai prodotti ittici che spesso vengono consumati durante le feste: scegliamo il pescato locale offerto dalla piccola pesca e facciamo molta attenzione al tonno in scatola.
  5. Un bianco Natale. A causa del cambiamento climatico nevica sempre di meno. L’innevamento artificiale consuma ingenti risorse idriche, stressa il terreno e riduce la biodiversità. Se dobbiamo andare in vacanza in montagna preferiamo località sciistiche con neve naturale. Se vogliamo godere ancora di bianchi paesaggi aiutiamo Greenpeace a difendere l’Artico.
  6. Shopping in bici. Utilizzare le due ruote fa bene all’ambiente e alla nostra salute e se proprio proprio non ci va di pedalare, scegliamo i mezzi pubblici. Portiamo con noi buste e sacchetti riutilizzabili.
  7. Meno regali. Meglio ridurre i regali e prestare attenzione anche all’imballo. Numerosi prodotti hanno un imballo che è spropositato rispetto al contenuto.
  8. Un regalo “evergreen” sotto l’albero. Nella scelta dei regali preferiamo prodotti utili, magari riutilizzati o riciclati. Se acquistiamo prodotti nuovi scegliamoli di qualità, preferendo quelli fatti con materiali rinnovabili (es. legno) e che abbiano certificazioni ambientali (es. Ecolabel).
  9. Vestiti. Se scegliamo di regalare un capo d’abbigliamento preferiamo i marchi Made in Italy di produttori che si sono impegnati all’eliminazione delle sostanze chimiche pericolose e che applicano una sincera responsabilità sociale verso i diritti dei produttori (di solito paesi poveri).
  10. Acquisti. La carta di alcuni scontrini può contenere sostanze pericolose. Chiediamo ai nostri negozianti di fiducia di utilizzare rulli di carta riciclata e senza bisfenoli per stamparli.

 

La tazza di ceramica

Avete presente i distributori d’acqua in boccioni? Quelli che qualche anno fa si vedevano solo nei film polizieschi americani nei corridoi di centrali di polizia fumose dove detective agitati e sudati cercavano di risolvere brutali omicidi? Da una decina d’anni sono entrati anche all’interno di numerose aziende ed uffici italiani per fornire gratuitamente ristoro ai lavoratori e ai loro ospiti. A fianco del boccione c’è poi sempre un contenitore per la distribuzione di bicchieri di plastica e un cestino per la raccolta dei rifiuti che, a fine giornata, tende ad essere pieno di bicchieri che sono ancora praticamente puliti perché in gran parte utilizzati una volta sola e, per di più, solo per l’acqua.

Quello che fa più specie in tutto ciò non è solo il fatto che la plastica dei bicchieri usa e getta potrebbe essere sostituita – e, anzi, dovrebbe essere sostituita da subito – con materiali più ecologici (tipo materie plastiche compostabili di origine vegetale o carta), ma il fatto che la maggior parte delle persone che si servono dei distributori dell’acqua utilizzino un bicchiere pulito ogni volta che devono bere. Quello che più spesso vedo è che le persone si alzano dalla loro postazione di lavoro alla scrivania, prendono un bicchiere vuoto, lo riempiono di acqua, si dissetano e… pling. Buttano il bicchiere vuoto nel cestino. Pochi di loro si portano il bicchiere di plastica vuoto dalla loro scrivania utilizzandolo per tutta la giornata o, meglio, fanno uso di un bicchiere in vetro o di una tazza in ceramica lavabile e riutilizzabile, che sarebbe la soluzione migliore e più sostenibile dal punto di vista ambientale.

Io, che lo faccio da anni sia nel mio ufficio sia presso alcuni clienti (1), modestamente mi chiedo che cosa ci voglia a cambiare questo comportamento. È una cosa relativamente semplice che non comporta particolari spese per colui che la adotta e non influisce né negli aspetti igienici né in quelli di praticità. Anzi. In più è un comportamento che spesso incuriosisce molto coloro che lo vedono (tra i colleghi di lavoro, tra sconosciuti in treno e in qualsiasi altro ambiente di vita collettiva) e che per emulazione potrebbero iniziare anche loro a praticarlo.

La tazza di ceramica

Per questo, per Natale, ho deciso che ai parenti e agli amici regalerò delle tazze (mug) personalizzate o prese al mercatino dell’usato (ci devo ancora pensare…) (2). Chissà che qualcosa non inizi a cambiare. Anche, perché no, il valore etico e sociale dei doni che si fanno in questo periodo dell’anno.

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(1) Personalmente utilizzo anche una tazza in ceramica per il caffè (in ufficio) e contenitori riutilizzabili (Vapur, Lifefactory, Laken, SIGG, ecc.) per l’acqua e/o altre bevande.
(2) L’anno scorso, a Natale, ho regalato delle bottiglie Vapur in plastica riutilizzabile.
Foto: La mia scrivania durante una giornata tipo presso un cliente che frequento abitualmente.

 

L’esperienza di un pendolare folgorato dalla bici pieghevole

Sul numero 140 di “Ruotalibera”, la rivista della FIAB di Verona, è stato recentemente pubblicato un mio articolo sull’uso della bicicletta pieghevole. Eccolo…

“Stanco dei soliti discorsi un po’ “italiani” che vedono le responsabilità e i comportamenti sbagliati sempre negli “altri” e che identificano le soluzioni ai diversi problemi che dovrebbero applicare sempre e solo gli “altri”, un paio di anni fa mi sono chiesto come, concretamente, con comportamenti pratici, avrei potuto limitare l’inquinamento che determinavo attraverso gli spostamenti con la mia auto privata. Capivo che c’era qualcosa che potevo migliorare e ci ho provato!

Per la cronaca vivo a circa 20 km da Verona ma ho la sede del mio lavoro in centro. Se è vero che, per ragioni di lavoro, mi ci reco al massimo solo un paio di giorni alla settimana, è altrettanto vero che per arrivarci o devo parcheggiare lontano e prendere un autobus oppure devo affrontare code e traffico per arrivare ad un parcheggio a pagamento con la preoccupazione, talvolta, di essere a rischio infrazione e di essere punito con una sanzione.

Ho deciso, pertanto, dopo essere rimasto folgorato da una bici pieghevole (folding bike) vista in una vetrina e dopo aver fatto una breve ricerca su internet relativamente a tale mezzo, di affrontare la spesa di circa 500 € e di acquistarne una. Il calcolo che ho fatto è stato sia quello di poter risparmiare dei soldi per il biglietto dell’autobus e dei parcheggi sia quello di poter fare anche un po’ di moto e, perché no, di vedere la mia città con occhi diversi: quelli di un ciclista che è all’aria aperta e che può meglio assaporare monumenti e spazi urbani. L’unico dubbio che mi rimaneva era solo quello di essere esposto all’inquinamento da gas di scarico che anch’io, prima di usare la bici, contribuivo a determinare in modo più rilevante.

Devo dire che dopo due anni il bilancio è assolutamente positivo. Dal punto di vista economico ho praticamente ammortizzato del tutto il costo del mezzo (che, tra l’altro, non ho mai dovuto portare dal meccanico) per minori spese di autobus o parcheggi; dal punto di vista del benessere fisico fare attività fisica aerobica mi fa sentire meglio e, tra l’altro, sono più allenato anche per fare altri sport; dal punto di vista del piacere ho iniziato a notare angoli che non avevo mai notato prima e ho iniziato ad essere veramente libero di muovermi per la pausa pranzo o per commissioni varie; dal punto di vista dell’inquinamento ho letto e ho sperimentato di persona che, in effetti, non è poi così elevato ma che, anzi, è maggiore nell’abitacolo di un’auto. L’unico difetto è rappresentato dal fatto che la città che frequento ama poco i ciclisti e rende loro la vita un po’ difficile – e rischiosa – nei trasferimenti quotidiani. Manca una vera rete di piste ciclabili; mancano regole certe di frequentazione degli spazi urbani e tra i ciclisti (ma anche tra i pedoni) vige una buona dose di anarchia; manca un corpo di polizia specializzato nell’educazione e nella repressione degli illeciti; manca una generale cultura alla sicurezza da parte dei ciclisti che non indossano caschi, non sono sufficientemente illuminati nelle ore serali e utilizzano dei mezzi senza freni e non del tutto efficienti.

Comunque alla bici pieghevole ci ho preso veramente gusto e, piano piano, l’ho iniziata ad usare sia in estate che in inverno, con la pioggerella e con il sole. Inoltre la faccio vedere agli altri con orgoglio e, dopo averne regalata una anche a mia moglie che la sta molto apprezzando, attualmente la tengo sempre nel baule della mia auto e ne vado veramente fiero quando qualcuno, che me la vede montare o smontare nei parcheggi o ai bordi delle strade, mi osserva con curiosità e attenzione. Vorrei dirgli “Fallo anche tu”: è una cosa semplice e veramente rivoluzionaria che, oltre a diminuire l’inquinamento (che rappresenta l’aspetto più importante), porta con sé anche altre interessanti rivoluzioni come quella del sistema infrastrutturale urbano e quella culturale dei cittadini”.

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