Monthly Archives: Ottobre 2013
Auto ibrida ad aria compressa

Vi ricordate della storia dell’auto ad aria compressa che qualche anno fa girava in rete? Che fine avrà mai fatto? Quale oscuro complotto internazionale ne ha determinato la sua scomparsa?
E vi ricordate, ancora, del brevetto dell’auto ad aria compressa acquistato qualche anno fa da un produttore indiano di auto? Che fine ha fatto e che fine ha fatto l’auto economica tanto decantata che avrebbe dovuto rivoluzionare il sistema di trasporto a bassissimo impatto ambientale e a bassissimi costi?
Sembra che adesso un tale progetto, sulla base di un modello di auto prodotta dall’ing. francese Guy Negre, sia stato ripreso da alcuni produttori sardi, ma è ancora tutto molto aleatorio e di nicchia (basta vedere il design delle auto per comprenderlo) tanto che e non mi pare ci siano intenzioni troppo serie nemmeno questa volta di rivoluzionare il mercato del trasporto attraverso innovazioni rivoluzionarie nel sistema di propulsione.
Al di là delle legittime supposizioni legate anche allo spionaggio internazionale e ai complotti industriali che vorrebbero ancora per molto tempo il petrolio quale unica fonte combustibile per i trasporti, rimane comunque ancora una chimera quella dell’auto ad aria compressa che percorre, praticamente gratis, centinaia e centinaia di chilometri mossa solo dall’energia cinetica dell’aria ingabbiata ad elevata pressione in una bombola.
Personalmente piuttosto che scervellarmi sullo spionaggio ritengo che tali auto ad aria compressa abbiano ancora dei problemi tecnici da risolvere (come ad esempio la produzione di ghiaccio) che le rendono buone per le prove, per le fiere o per i lanci pubblicitari ma che poi, alla resa dei conti con i problemi quotidiani della mobilità urbana ed extraurbana, le relegano ancora al ruolo di prototipi.
Dal momento che l’energia cinetica è uno dei pilastri su cui si fonda il sistema naturale, Bioimita ritiene che tale tecnologia, più di quella elettrica, debba essere perseguita e sviluppata per migliorare l’efficienza energetica dei trasporti e per limitare (o, magari, eliminare) l’uso di combustibili petroliferi che, oltre ad inquinare e ad emettere numerosi residui (tra cui la CO2), via via andranno ad esaurimento.
Poiché ritengo che sia altamente improbabile – se mai tecnicamente fattibile – il passaggio immediato alla tecnologia ad aria compressa ma sarà necessario attraversare alcune fasi intermedie, sono rimasto positivamente colpito dall’iniziativa del Gruppo PSA Peugeot Citroën che si è posto come obiettivo, da qui al 2020, che il consumo medio dei suoi veicoli non superi i 2 litri di carburante per 100 km. Per realizzare tale obiettivo la casa costruttrice sembra aver abbandonato la ricerca sull’elettrico e l’ha sostituita con quella sull’aria compressa, chiamandola “Hybrid Air”. In sostanza il gruppo automobilistico francese – che ha depositato ben 80 brevetti internazionali per proteggere il proprio progetto – si propone di mettere in commercio al più presto (entro l’anno 2016) dei veicoli “ibridi” dotati sia di propulsione a scoppio sia di propulsione cinetica ad aria compressa.
Anche se molto simile all’auto ibrida-elettrica nei principi di funzionamento (ricarica della bombola durante la marcia e le frenate, uso dell’aria prevalentemente in partenza e a basse velocità, gestione e distribuzione dei sistemi mediante sistema elettronico), dal punto di vista tecnico la parte “ibrida” non sarà più costituita da motore elettrico + batterie di accumulo ma da un motore idraulico (pompa) + un serbatoio di aria compressa + trasmissione epicicloidale.
Stando a quanto dichiarato dal costruttore con l’Hybrid Air i veicoli potranno circolare in città senza generare emissioni per il 60-80% del tempo, abbattendo i consumi di circa il 45%. Inoltre l’autonomia senza l’uso del motore a scoppio potrebbe aumentare del 90% rispetto ai tradizionali sistemi ibridi-elettrici.
In relazione, poi, ai vantaggi rispetto ai sistemi ibridi-elettrici l’Hybrid Air elimina tutti gli inconvenienti legati alle batterie (costi elevati, durata limitata, peso consistente, oneri di smaltimento, limitatezza delle materie prime) e fornisce, invece, numerosi vantaggi di un sistema prevalentemente meccanico.
La strada verso la piena sostenibilità dei trasporti è e sarà ancora lunga e, magari, non si concluderà proprio e solo con la propulsione ad aria compressa. L’importante è che il settore inizi seriamente a rinnovare una tecnologia obsoleta basata solo sui combustibili petroliferi e metta in campo risorse verso una migliore efficienza energetica e verso sistemi di propulsione che siano il meno impattanti possibile sull’ambiente.
Le tasse e la sostenibilità ambientale

Nel mare agitato della vita sociale delle cosiddette “democrazie” il timone della barca in navigazione non è in mano alle buone idee, ai cittadini o all’economia reale ma è in mano al “mercato” (1) che ha un unico e solo obiettivo: massimizzare i profitti attraverso la speculazione finanziaria. Tutto il resto, per il mercato, non esiste. O, meglio, quello che esiste è solo un fastidioso ostacolo che deve essere costantemente aggirato o saltato attraverso l’opera di uno stuolo di burattini che discutono, giustificano, allarmano e, mediante il rimbalzo dei media, diffondono il “verbo”.
Così – dicendo che è l’Europa o il mercato che ce lo chiede – ci hanno fatto digerire il rospo amaro dell’innalzamento dell’età pensionabile, della perdita di numerosi diritti (in particolare la salute, l’istruzione e la sicurezza sul lavoro), della disoccupazione e precarietà lavorativa, della contrazione generale dell’economia concreta a discapito di quella effimera rappresentata dalla finanza ma, soprattutto, ci hanno fatto digerire il rospo dell’innalzamento spropositato delle tasse sul reddito, sul consumo e sulla produzione.
È vero, nel passato sono stati fatti numerosi errori, spesso anche gravi, che per ragioni legate alla creazione del consenso politico hanno portato a spendere molto di più delle entrate e alla creazione di un enorme debito pubblico ma, ora, siamo arrivati al punto in cui chi ha goduto ha goduto. Gli altri, si arrangino!
E pensare che la tassazione – una cosa così negativa nella percezione dell’opinione pubblica – se ben applicata e pensata in chiave strategica potrebbe realizzare importanti obiettivi per il miglioramento della società e per l’ottenimento di rivoluzionarie performance ambientali. La tassazione potrebbe essere addirittura il volano – assieme all’innalzamento generale della cultura e della conoscenza – per iniziare e portare a compimento pratiche di largo respiro per migliorare i trasporti, per difendere il paesaggio, per risparmiare energia e per limitare la produzione dei rifiuti.
Nel dettaglio – anche se potrà sembrare paradossale – tratterò quali e come potranno essere gli ambiti nei quali tale tassazione potrebbe esprimere i suoi potenziali positivi relativamente alla sostenibilità ambientale (per facilità di lettura lo farò in diversi articoli):
- tassare le case per migliorare il mercato immobiliare e per limitare il consumo di territorio;
- tassare i rifiuti per limitare la produzione di scarti ed evitare discariche e inceneritori;
- tassare i consumi per limitare l’utilizzo delle materie;
- tassare l’energia per garantire razionalizzazione ed efficienza nel consumo della stessa.
Mi rattrista molto vedere come, sul terreno della tassazione, tutti imbraccino la bandiera demagogica della loro diminuzione (peraltro sacrosanta) mentre nessuno, o quasi, ponga l’accento su come migliorare le tasse (quella quota che comunque dobbiamo pagare) per orientarle verso la creazione di una nuova società, più civile, acculturata e creativa.
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(1) Purtroppo il “mercato” è in gran parte costituito dagli stessi cittadini che esso stesso contribuisce a mettere in difficoltà.
Foto: www.lintraprendente.it
La IARC certifica che l’aria inquinata è cancerogena

A voi che avete terrore dell’amianto ma fate passeggiare o giocare liberamente i vostri bambini per le strade, soprattutto urbane, vi devo dare una brutta notizia: la IARC ha appena certificato ufficialmente che lo smog è cancerogeno. In sostanza ha stabilito che la pericolosità dell’amianto e quella dello smog è la stessa!
Per comprendere un po’ meglio la notizia andiamo con ordine.
Innanzitutto, anche se vi erano numerosi sospetti e se è da anni che se ne parla, ora si può dire ufficialmente che lo smog (o particolato, cioè quell’insieme di residui della combustione derivanti dalle più diverse attività umane: trasporti, incenerimento dei rifiuti, produzione di energia, riscaldamento domestico, emissioni industriali e agricole) provoca il cancro. La certificazione di tale pericolosità deriva dall’autorevole Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC – International Agency for Research on Cancer), un’agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che qualche giorno fa – il 17 ottobre – ha pubblicato tale notizia. In pratica, dopo un lunghissimo iter di ricerche scientifiche la IARC ha affermato che “L’inquinamento dell’aria è una delle principali cause di morte per cancro”, inserendo il particolato nel Gruppo 1, cioè tra le sostanze che la ricerca scientifica ha dimostrato essere cancerogene per l’uomo.
A tale riguardo i dati più recenti indicano che, nel 2010, nel mondo, ci sono stati ben 223.000 casi di cancro ai polmoni dovuti proprio all’inquinamento dell’aria.
Come afferma il dott. Kurt Straif della IARC: “Ora sappiamo che l’inquinamento dell’aria non rappresenta solo un maggior rischio per la salute in generale, ma è anche la causa principale di morti per cancro”.
La soluzione a questo sacrificio inutile di vite umane non è né quella di fornire delle indicazioni di prudenza (1) né quella garantire migliori cure o una maggiore aspettativa di vita agli ammalati. La sola e unica soluzione è quella di abbandonare la pratica della combustione per la produzione di energia e calore.
Per liberarci dal pesante fardello del passato bisogna anche iniziare a pensare che, chi più e chi meno, attraverso le nostre scelte, siamo un po’ tutti in qualche modo responsabili per la sofferenza di qualcun altro. Che, talvolta, può essere anche una persona a noi vicina o, paradossalmente, possiamo essere anche noi stessi.
Agli amministratori, allora, un appello perché legiferino da subito nella direzione di rendere la vita difficile alla combustione; agli imprenditori e ai progettisti un appello perché cerchino immediatamente soluzioni produttive ed energetiche alternative; ai cittadini consumatori un appello perché quando aprono il portafoglio pensino che possono anche contribuire a difendere la loro salute e quella dei loro cari.
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(1) Per limitare l’esposizione allo smog si consiglia comunque di:
- evitare di fare sport in città
- evitare le strade trafficate utilizzando percorsi alternativi
- in caso di passeggiate con i bambini preferire gli zaini in spalla ai passeggini
- preferire di uscire con il brutto tempo e/o con il vento
- uscire evitando le ore di punta
- evitare di sedere all’aperto quando siete al bar o al ristorante
Tabella: Ansa
La storia delle cose

Desiderate capire un po’ di più Bioimita e la bioimitazione?
Bene. Prendetevi una ventina di minuti, rilassatevi sulla sedia, distendete le gambe e guardate questo bel video…
… che vi chiarirà parecchie cose sugli oggetti che ci circondano e sull’effetto diretto e indiretto che hanno sulle nostre misere esistenze.
Come dice la presentatrice: “Quando le persone inizieranno a vedere e capire tutti i collegamenti tra i vari aspetti del nostro sistema lineare, esse saranno in grado di percepire qualcosa di nuovo rispetto al passato e saranno così capaci di immaginare un sistema che non butta via risorse e persone. Ciò che dobbiamo buttare via, invece, è solo la nostra mentalità usa e getta”.
Per approfondire: www.storyofstuff.org
Il Giracose | Riuso

“Impariamo a recuperare per non sprecare”.
L’Associazione “Il Giracose” nasce dalla volontà di creare un luogo speciale dove le cose già usate vengono recuperate e messe a disposizione per un nuovo uso. Lo scopo principale è creare un nuovo stile di vita più equo e sostenibile attraverso il riuso e riutilizzo degli oggetti. Riusare significa essere attenti all’ambiente, dare valore alle cose, non sprecare e, perché no, anche risparmiare!!!
L’Associazione “Il Giracose”recupera oggetti di tutti i tipi: mobili, abiti, libri, giocattoli, biciclette, attrezzatura da bambini (carrozzine, passeggini, ecc.) attrezzatura sportiva, cianfrusaglie… e ogni cosa che non viene più usata.
L’Associazione “Il Giracose”non ha fini di lucro, i contributi raccolti servono per l’autofinanziamento del progetto e per perseguire esclusivamente finalità di solidarietà in ambito ambientale, culturale e sociale con lo scopo di affermare il valore della vita, migliorarne la qualità e per contrastare l’emarginazione.
L’Associazione “Il Giracose”si rivolge al privato cittadino ma anche ad enti, associazioni, parrocchie, circoli e gruppi che intendono praticare il riuso e il riutilizzo degli oggetti.
L’Associazione “Il Giracose”è solidale verso persone o famiglie in grave condizione economica.
L’Associazione “Il Giracose”ritira oggetti ingombranti in buono stato. Se hai degli oggetti che non usi più, dei mobili che ti hanno stancato e vuoi liberartene, contattaci. Daremo loro nuova vita.
L’Associazione “Il Giracose” funziona grazie al prezioso aiuto dei volontari perché è un luogo di condivisione e di collaborazione fra le persone, dove si rispettano le diversità e le competenze individuali.
L’Associazione “Il Giracose” sviluppa progetti educativi nelle scuole per far imparare ai bambini e ai loro genitori la pratica del recupero di oggetti con lo scopo di non sprecare.
W Il Giracose. Questa è un’economia che Bioimita ama e sostiene.
UAAAAAAAHHHHHHHHH

Come meglio esprimere – se non con un urlo – il disagio e l’impotenza nel vedere il mondo economico-politico-sociale-religioso che perde tempo, energie e risorse preziose per accumulare denaro o per tentare di risolvere questioni marginali, inutili o puramente ideologiche e non si concentra, invece, sui meccanismi di fondo riguardanti il funzionamento del Pianeta che viviamo, oramai messo sotto pressione e alterato (quasi) irrimediabilmente da 7 miliardi di esseri umani?
Più sento i loro discorsi vuoti più capisco che ci stanno prendendo in giro tanto da non poter fare a meno di… UAAAAAAAHHHHHHHHH: urlare!!!
Riprendiamoci al più presto in mano il nostro futuro perché non c’è più tempo per scherzare.
Stefano Mancuso e l’intelligenza delle piante

“Diecimila anni fa l’uomo, imparando a coltivare le piante, ha dato vita alla civiltà, cioè la civiltà umana nasce proprio con l’agricoltura. Oggi, se noi riusciamo a comprendere meglio le piante, probabilmente daremo una mano a farla continuare, la civiltà”
Questo è quanto osserva il prof. Stefano Mancuso a conclusione della propria intervista del 29 settembre 2013 a “Che Tempo Che Fa“, su Rai3.
Mi fa piacere non essere il solo a pensare che lo studio approfondito della natura e la sua imitazione sarà il vero progresso e potrà contribuire a salvaguardare la civiltà per il futuro.
Per approfondire:
Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale
The Plant Intelligence Project
Il GSE certifica l’aumento dell’energia da fonti rinnovabili

Il dato, limpido e trasparente, è certificato dal GSE (Gestore Servizi Energetici): in 5 anni (dal 2008 al 2012) il consumo interno lordo (1) di energia da fonti rinnovabili è passato dal 16,5% al 27,1%. Un incremento del 10,6% che dimostra – a dispetto dei “soliti” detrattori che in più occasioni hanno detto maliziosamente un mucchio di falsità e fornito dati sbagliati – come l’investimento da parte dello Stato nell’ambito dell’energia pulita, anche attraverso gli incentivi, sia stato estremamente positivo ed abbia dato buoni frutti.
Tali positività sono rappresentate, in primis, dal minor impatto sull’ambiente (meno CO2, meno inquinamento da combustione). Inoltre sono anche da valorizzare:
- i minori sprechi (i piccoli impianti sono più efficienti e dissipano meno calore);
- la maggiore distribuzione della produzione con conseguenti benefici sulla manodopera e sul lavoro;
- la migliore gestione della rete di distribuzione.
Il totale di energia prodotta da fonti rinnovabili nel 2012 è stato di 92.222 GWh con una potenza installata di 47.345 MW. La prima fonte è l’idroelettrico; seguono solare, eolico, bioenergie e geotermico.
L’idroelettrico – si legge dai dati diffusi dal GSE – ha raggiunto nel 2012 una produzione di 41.875 GWh. Il solare è arrivato a sfiorare i 19.000 GWh, (18.862 GWh). L’energia eolica ha toccato i 13.407 GWh, quella delle bioenergie i 12.487 GWh e la geotermica a 5.592 GWh. Per quanto riguarda la potenza installata, l’idroeletrico nel 2012 è arrivato a 18.232 MW, il solare a 16.420 MW, l’eolico a 8.119 MW, le bioenergie a 3.802 MW, la geotermica a 772 MW.
In tutti questi numeri il dato più interessante è rappresentato dal solare che in 5 anni è passata da una produzione di 193 GWh a 18.862 GWh. Non male per una tecnologia nuova che, anche se fortemente e a volte male incentivata, sta dando filo da torcere a una produzione pluricollaudata come quella idroelettrica.
Mi sa proprio che Bioimita ha ragione quando afferma che il “Progresso è imitazione della natura”.
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(1) Produzione lorda di energia + Saldo estero – Produzione da pompaggi
Le tartarughe di Mondello

Mi riferisco proprio a quella Mondello, la “spiaggia” di Palermo, dove si riversano migliaia e migliaia di turisti e migliaia e migliaia di locali, concentrati soprattutto nei fine settimana.
Quest’estate, a Mondello, ci siamo andati anche noi per rilassarci e rinfrescarci da una calda giornata trascorsa a visitare la città. Nella spiaggia che abbiamo scelto e nella quale abbiamo mollemente adagiato le nostre stanche membra siamo rimasti colpiti da una strana e inusuale (per il luogo) rete metallica segnalata da alcune bandiere del WWF. Alla nostra richiesta di informazioni in merito ci è stato risposto che si trattava di un luogo dove, qualche settimana prima, una tartaruga marina aveva deposto alcune uova.
Proprio li, in mezzo a tutti e a tutto!
Dai giornali apprendo che finalmente le uova si sono schiuse. Ai piccoli auguro buon viaggio e lunga vita…
Foto: il nostro pomeriggio a Mondello (PA)
Plutarco e la carne

“Se sei convinto di essere naturalmente predisposto a mangiar carne, prova anzitutto ad uccidere tu stesso l’animale che devi mangiare. Ma ammazzalo tu in persona, con le tue mani, senza ricorrere ad un coltello, ad un bastone o ad una scure. Fa come i lupi, gli orsi e i leoni che ammazzano da sé quanto mangiano”.
Con una lucidità incredibile e una lungimiranza inimmaginabile sui riflessi negativi che l’eccessivo consumo di carne avrebbe determinato qualche decina di secoli dopo, Plutarco elaborò questo suo pensiero nel I secolo d.C.
È troppo facile delegare altri (ad esempio l’asettica industria) per procurare la morte degli animali destinati al cibo. Sono certo, anche a seguito delle mie esperienze professionali nei macelli industriali, che gran parte dei consumatori di carne (1) desisterebbe da tale pratica di fronte al proprio coinvolgimento diretto nella morte di un animale, di fronte alla sua sofferenza, alla sua resistenza e al sua attaccamento alla vita.
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(1) Ci sto provando da tempo e, prima o poi, diventerò vegetariano.
Vita da cavernicoli

Per fugare qualsiasi dubbio e possibili critiche desidererei precisare un concetto molto importante: Bioimita, attraverso la bioimitazione, NON È e NON VUOLE ESSERE un ritorno al passato che anela ad una vita da cavernicoli. Anzi, Bioimita si propone l’esatto contrario e desidera operare una rivoluzione culturale verso la modernità e il progresso.
La strada che ha pensato di percorrere per raggiungere tale risultato è quella dell’imitazione della natura in tutte le sue sfaccettature di funzionamento, da applicare a tutte le attività umane. Da quelle produttive a quelle sociali.
Partendo dall’inizio, se è vero che l’evoluzione opera minuscoli cambiamenti nell’arco di centinaia di migliaia di anni (se non di milioni) è allora molto probabile che l’uomo (ma anche altri animali abitanti di questo pianeta) non abbia avuto il tempo di adattarsi al mondo industriale odierno. Il nostro corpo, ad esempio, non è fatto per stare tutto il giorno davanti ad uno schermo luminoso e, difatti, stare troppo seduti fa male alla salute. Per tali ragioni si potrebbe pensare che un ritorno al passato, non necessariamente all’era pre-industriale ma, magari, ancora prima a quella pre-agricola, possa essere meglio per noi e per l’ambiente perché ci espone a minori malattie “moderne” (tipo diabete, cancro o a quelle cardiocircolatorie legate alla sedentarietà) e consuma meno risorse.
È però altrettanto vero che non tutti gli organismi si riescono ad adattare perfettamente all’ambiente che abitano. Anzi, essi sono in costante evoluzione e non vi potrà mai essere un momento in cui saranno perfettamente evoluti ad un dato sistema. L’evoluzione ad un dato ambiente è, per fare un esempio, come il cane che gioca con la sua coda e la vuole prendere ma, ad ogni tentativo di rotazione e di slancio, la coda gli scappa dalla bocca in una sequenza infinita (e divertente).
Nella nostra storia su questo Pianeta oramai siamo arrivati ad un dato punto – quello attuale – e il percorso del passato, anche se spesso sbagliato, non si può cancellare con un banale colpo di spugna. Ecco che, allora, per cercare di avere opportunità di sopravvivenza e di benessere per il futuro è necessario prendere in mano una nuova filosofia di vita che la bioimitazione si propone di enunciare.
In sostanza bisogna iniziare ad abbandonare l’idea di forzare a tutti i costi la natura – magari anche attraverso pratiche assurde come quelle delle modificazioni genetiche, delle modificazioni atomiche (nanotecnologie), della geoingegneria o delle fonti radioattive per la produzione di energia – ed è invece necessario concentrare gli sforzi su come si può proficuamente copiarne il funzionamento traendo il massimo beneficio per noi, per gli altri abitanti del Pianeta e per il Pianeta stesso.
A me sembra che solo così possa funzionare e che solo la bioimitazione potrà essere l’unico vero progresso per il futuro.
Digiuno per il territorio

Oggi ho partecipato al “Digiuno per il Territorio“, una campagna di sensibilizzazione promossa da don Albino Bizzotto e dai Beati Costruttori di Pace per la difesa del ambiente. Con l’astinenza dal cibo ho messo in gioco il mio corpo per proteggere quel bene prezioso, il territorio, che è di tutti che ogni giorno viene violentato dalla cementificazione selvaggiaa e dalla speculazione più bieca.
Nelle scelte dissennate della politica l’economia reale e i veri bisogni dei cittadini non contano praticamente NULLA. Quello che conta sono solo i “schei” (soldi, in dialetto veneto) di pochi!
PARTECIPATE NUMEROSI.
O, al limite, impegnatevi in qualsiasi modo a difendere la “casa” di tutti. L’unica che abbiamo!