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Dieselgate: la politica ne è complice?

Ce lo ricordiamo ancora lo scandalo “Dieselgate” che ha travolto Volkswagen nel settembre del 2015? O sono (quasi) riusciti a farcelo dimenticare? (1)
Tanto per ricapitolare, le autorità americane un po’ per caso e dopo un lungo iter di prove e controprove scoprono che la casa automobilistica tedesca ha utilizzato su un elevato numero di auto vendute un dispositivo che aggira i test sulle emissioni (defeat device, dispositivo di manipolazione) e che attiva i sistemi anti-inquinamento delle auto solo nel corso delle prove su rulli, in laboratorio o in officina. Su strada, invece, le auto inquinavano molto di più del dichiarato e, come ovvia conseguenza, potevano aumentare di molto la probabilità di provocare dei gravi rischi per la salute pubblica (2).
Se, da un lato, gli Stati Uniti stanno seguendo il loro percorso per accertare responsabilità e stabilire sanzioni, dall’altro lato il dieselgate ha lambito anche l’Unione europea e, di riflesso, tutti i suoi stati membri, compresa l’Italia. Come conseguenza dello scandalo in Europa è stata creata una specifica commissione di inchiesta, la Emission Measurements in the Automotive Sector (EMIS), che ha lo scopo di portare avanti indagini sulle autovetture, soprattutto diesel, circolanti nel nostro continente. Per farlo chiede ai ministeri competenti dei singoli stati di fare dei test di controllo sulle reali emissioni e di produrre delle relazioni ad hoc.
A tale riguardo, come scrive Il Fatto Quotidiano, il rapporto redatto da parte del Ministero dei Trasporti per analizzare le emissioni reali dei diesel venduti in Italia, datato 27 luglio 2016 e mai reso pubblico attraverso i canali ufficiali del Ministero, nelle sue 46 pagine contiene numerose lacune che fanno nascere un malizioso sospetto. Come osserva Anna Gerometta, presidente di “Ciattadini per l’aria”, un’associazione che fa parte della rete europea “Transport & Environment” per i trasporti sostenibili: “E’ chiaro che il governo ha voluto coprire le case automobilistiche, e in particolare Fiat-Chrysler”. Dello stesso avviso sono poi anche gli eurodeputati del M5S che pubblicano il rapporto sul loro sito e dichiarano: “Un rapporto scandaloso, che rasenta il ridicolo. Un occultamento scientifico dei dati più scomodi”.
Al di là delle tabelle, dei dati, del fatto che le auto testate siano nuove e non rappresentative del reale parco circolante. Al di là del fatto che il report sia stato pubblicato tardivamente, del fatto che siano stati testati solo i motori euro 5 e non gli euro 6, quello che emerge anche è il fatto che il Ministro dei Trasporti italiano coinvolto nella questione, Graziano Delrio, è un medico che, per deontologia professionale – anche se non lo esercita temporaneamente – e per il giuramento di Ippocrate dovrebbe sempre, dico sempre, preoccuparsi di difendere la vita, la salute e il benessere dei pazienti.
Se i dubbi riguardanti la veridicità del report del Ministero dei Trasporti sulle reali emissioni dei motori diesel dovessero in qualche modo far pensare seriamente o far emergere per certo che i dati sono stati un po’ “manipolati” per favorire una o l’altra azienda produttrice di auto, la cosa sarebbe già grave, ma molto più grave sarebbe il fatto che coinvolga un medico, ora prestato alla politica e ministro.
Un’altra cosa emerge poi dalla questione dei dubbi sul report, già chiara da tempo per molte altre funzioni e attività pubbliche: sono stati stravolti gli scopi dei diversi ruoli della società. Ora la politica, più che essere il garante di tutti è piuttosto una propaggine del potere, soprattutto di quello economico e finanziario. Essa, che dovrebbe tutelare i cittadini di fronte alla dinamicità dei tempi, tende, con la scusa della difesa del lavoro e degli investimenti, a favorire invece quasi esclusivamente il potere economico che la tiene in pugno con i finanziamenti ai partiti e con il possesso dei mezzi di informazione, necessari alla politica per avere visibilità e consenso.
Tutto qua. Se però non avremo il coraggio di ribellarci a questa evidente “anomalia” e riportare ogniuno nei propri ruoli, dovremo continuamente piangere i nostri ammalati o i morti pensando che piove e invece ci stanno solo pisciando addosso.
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(1) Il paradosso è che – notizia dell’ultima ora – Volkswagen ha spodestato Toyota dal trono di maggiore produttore di auto al mondo nel 2016. Questo nonstante tutto. E il fenomeno la dice lunga su quanto poco incida l’etica aziendale legata alla sostenibilità nelle decisioni dei consumatori.
(2) “Considerando solo l’Italia – sostiene Anna Gerometta di “Cittadini per l’aria” – ogni anno muoiono prematuramente 23mila persone a causa dell’esposizione al biossido di azoto (NO2), un gas fortemente nocivo per la salute umana e riconducibile prevalentemente alle emissioni dei veicoli diesel”. Da tempo le istituzioni internazionali sanno che in condizioni reali di guida le emissioni dei veicoli, comprese quelle degli ossidi di azoto (NOx), sono maggiori di quelle rilevate in fase di test. Un problema che in Europa dipende da un regolamento sulle omologazioni che non viene più aggiornato dal 2007. La novità che salta fuori con il dieselgate è il fatto che uno dei costruttori, Volkswagen appunto – ma sembra ce ne siano molti altri coinvolti tra cui FCA e Renault – ha addirittura truccato i test.
Bioimita – Anno Quarto

Quest’anno appena trascorso – il 2016 – è stato molto particolare per me e per la mia vita e, pertanto, se a tutto sommo anche gli innumerevoli impegni di lavoro, devo constatare che per Bioimita sono riuscito a scrivere relativamente poco: solo 25 articoli per il “Blog” e 2 articoli per la sezione “Prodotti”. Purtroppo quasi nulla rispetto agli anni precedenti!
Nonostante tutto la passione e l’attenzione per le tematiche ecologiche comunque non mi sono passate e, da mero osservatore delle questioni che hanno interessato l’anno appena trascorso, posso dire che anche su questo fronte non ce la siamo passati bene. Dal punto di vista geopolitico le numerose guerre e i numerosi conflitti armati che si sono combattuti – in primis quelli terribili e atroci della Siria – hanno senza dubbio inciso dal punto di vista ambientale. Le armi e le guerre non vanno mai d’accordo con la sostenibilità ambientale. Inoltre a novembre, negli USA, è stato eletto presidente Donald Trump, un signore che da subito non ha manifestato grande attenzione per l’ecologia tanto da non menzionarla mai in campagna elettorale nonché voler nominare a capo dell’Agenzia di Protezione dell’Ambiente (EEA – Environmental Protection Agency) Scott Pruit, un signore molto vicino ai big del petrolio, negazionista dei cambiamenti climatici e così poco attento alla sostenibilità ambientale, tanto da essere stato uno dei più grandi oppositori delle già blande battaglie ecologiste di Barack Obama. Anche in Italia, su questo fronte, il recente insediamento del Governo di Paolo Gentiloni ha dimostrato tutte le sue lacune. È stato infatti rinominato Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, di cui ho già parlato ampiamente in un altro articolo e sul quale non c’è nulla di più da dire tranne il fatto che, sull’argomento, non propone nessuna idea innovativa – di cui ce ne sarebbe un gran bisogno – limitandosi ad occuparsi svogliatamente dell’ordinaria amministrazione imposta dall’Europa. Ed è tutto dire sull’importanza e sulla priorità che questo argomento ha per “lorsignori”.
Se poi ci mettiamo i dati e le pubblicazioni sul riscaldamento climatico globale che vede ogni ultimo anno passato sempre il più caldo della storia umana recente; che vede centinaia di migliaia di morti ogni anno per smog in Europa; che vede animali selvatici e ambienti naturali sempre più al collasso; che vede forti pressioni delle industrie chimiche e biotech per interferire sui processi naturali e sui decisori politici; che vede sempre più perdita di biodiversità; che vede… la situazione in cui ci troviamo è proprio pessima!
Sulla base di tali presupposti, se avessi mai avuto dubbi sull’importanza di Bioimita e sul suo valore intellettuale e strategico, beh, sarebbero stati ora completamente smentiti dai fatti. Sarà mia cura pertanto, leccare le ferite di una vita complessa che ha tentato di interferire con i miei desideri, rimboccarmi le maniche e ripropormi di mettere in campo, per il 2017, tutti gli sforzi per continuare a divulgare idee di sostenibilità ambientale legate all’imitazione della natura quali unici strumenti per garantire continuità e prosperità alle generazioni future.
Se qualcuno vuole farsi avanti per aiutarmi nell’impresa è il benvenuto…