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Monthly Archives: Febbraio 2017

Neil Young sta con i nativi di Standing Rock

Proteste Standing Rock nativi americani

In onore delle nostre future generazioni, noi combattiamo questo oleodotto per proteggere la nostra acqua, i nostri luoghi sacri e tutti gli esseri viventi.
Standing Rock.org

Purtroppo la storia si ripete con gli indiani d’America: pochi giorni fa è stato sgombrato il campo base dell’accampamento di protesta di Standing Rock. I nativi americani che vivono nella omonima riserva stanno contestando e cercando di bloccare pacificamente la costruzione dell’oleodotto Dakota Access Pipeline che attraverserà delle aeree fluviali e lacustri. I nativi sono molto preoccupati per l’impatto ambientale e ai possibili danni causati dall’inquinamento. Le proteste sono iniziate nel 2014 e hanno avuto una risonanza anche internazionale. Molte celebrità hanno dato il loro supporto e sono state a Standing Rock. Fra chi ha dato il suo contributo, non poteva mancare il rocker Neil Young. Il cantautore canadese ha dedicato una canzone alla battaglia di Standing Rock, tratta dal suo ultimo disco Peace Trail (2016).

L’album è stato definito un instant record perché affronta temi contemporanei su cui c’è un forte dibattito: la politica, l’ambiente da salvaguardare o la riflessione sul disinteresse delle persone. Il disco è diretto e scarno per testimoniare l’urgenza dei messaggi. Proprio il brano Indian Givers è a favore delle persone di Standing Rock e della loro causa. Il video della canzone è stato montato con reportage televisivi e riprese fatte con lo smartphone da Neil Young stesso. La canzone è un duro atto d’accusa verso i bianchi e l’ipocrisia che sta dietro alla costruzione del Dakota Access Pipeline. È noto che fra i finanziatori ci sono due banche europee: l’italiana Intesa Sanpaolo e l’olandese ING.

Greenpeace Italia ha lanciato una petizione per chiedere a Banca Intesa di non finanziare il Dakota Access Pipeline. [Si può firmare qui].

There’s a battle raging on the sacred land
Our brothers and sisters have to take a stand
Against us now for what we’ve all been doin’
On the sacred land there’s a battle brewin’
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
Now it’s been about five hundred years
We keep taking what we gave away
Just like what we call Indian givers
It makes you sick and gives you shivers
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
Big money goin’ backwards and ripping the soil
Where graves are scattered and blood was boiled
When all who look can see the truth
But they just move on and keep their groove
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
Saw Happy locked to the big machine
They had to cut him loose and you know what that means
Yeah, that’s when Happy went to jail
Behind big money justice always fails
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
Bring back the days when good was good
Lose these imposters in our neighborhood
Across our farms and through our waters
All at the cost of our sons and daughters
Our brave songs and beautiful daughters
We’re all here together fighting poison waters
Standing against the evil way
That’s what we have at the end of dayI wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
C’è una battaglia che infuria sulla terra sacra
I nostri fratelli e sorelle devono prendere posizione
Contro di noi per colpa di ciò che stiamo facendo
Sulla terra sacra una battaglia si avvicina
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Ormai sono cinquecento anni che
Continuiamo a tenerci quello che abbiamo portato via
E continuiamo a dirci, “che indiani generosi” (1)
Ti fa sentire disgustato e ti dà i brividi
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Il denaro torna indietro e lacera la terra
Cosparsa di tombe e dove il sangue ribolliva
Quando chiunque guarda può vedere la verità
Invece se ne va e torna alla sua vita
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Ho visto Happy incatenato alla grande macchina (2)
Dovevano dargli il benservito, sai cosa vuol dire
Yeah, fu così che Happy andò in prigione
Davanti ai soldi la giustizia perde sempre
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Torniamo ai giorni in cui il bene era il bene
Cacciamo questi impostori dal nostro quartiere
Dalle nostre fattorie e dai nostri fiumi
Ne va dei nostri figli e delle nostre figlie
I nostri coraggiosi figli e le nostre bellissime figlie
Siamo qui tutti insieme a combattere le acque avvelenate
In piedi contro il male
E’ quello che ci resta alla fine della giornata
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia

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(1) “Indian givers” è un’espressione che significa “persona che vuole riprendersi ciò che ha regalato”. Tale espressione nacque in America all’epoca dei colonizzatori europei e viene oggi ritenuta offensiva nei confronti dei nativi americani (Wikipedia). Non essendo possibile tradurla letteralmente, si è optato per una traduzione che rendesse lo stesso significato critico e ironico che costituisce il messaggio della canzone. Con l’espressione originale Young intende sottolineare che l’uomo bianco si comporta esattamente come coloro che ha sempre criticato e combattuto: i nativi.
(2) Young si riferisce ad un episodio avvenuto durante le proteste a Standing Rock. Dale “Happy” è un attivista che è stato arrestato per essersi incatenato alle attrezzature in segno di protesta.
Curiosità: Neil Young ha festeggiato il suo 71° compleanno suonando con gli indiani a Standing Rock.
Nota: Il testo e la traduzione sono del sito neilyoungtradotto.blogspot.it.

 

Le luci e le ombre del 2016 per il WWF

WWF: luci e le ombre del 2016

Sull’onda del primo articolo del 2017: “Bioimita – Anno Quarto” riporto alcuni dati interessanti riguardanti l’ambiente e la sua tutela pubblicati alla fine dell’anno scorso da parte del WWF che ha fatto un bilancio delle cose fatte (e non fatte o fatte male) nel 2016. Come era intuibile cercando di ripercorrere mentalmente le notizie dei mesi passati, ne sono uscite più ombre che luci. Vediamo quali sono state…

Il 2016 ha segnato un traguardo importante per l’associazione ambientalista: l’anniversario dei 50 anni della fondazione di WWF Italia. Essa è stata celebrata sia da parte di papa Francesco che da parte delle massime cariche istituzionali del Paese che, per lo meno nel cerimoniale, hanno dimostrato interesse per i temi e i problemi che il WWF ha evidenziato in questi decenni di lotte e di azioni. In particolare si è discusso dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile (1); della lotta ai cambiamenti climatici; della “Emergenza Mediterraneo” (antropizzazione della fascia costiera e sovrasfruttamento degli stock ittici); della necessità di dare il giusto valore al capitale naturale del Pianeta; della perdita di biodiversità (2).

Per quanto riguarda la politica italiana il WWF osserva, per il 2016, come le istituzioni del nostro Paese siano state capaci di contribuire agli impegni internazionali per la definizione di obiettivi globali ambiziosi sul cambiamento climatico e per la definizione di piani d’azione efficaci in attuazione delle Direttive europee sulla Natura. Purtroppo, dentro i confini nazionali, ci si attesta ancora su posizioni di retroguardia, come il referendum votato lo scorso 17 aprile sulla durata delle concessioni delle piattaforme offshore per estrarre combustibili fossili (petrolio e gas) e con riforme che, di fatto (nello smantellamento del Parco Naturale dello Stelvio) e delle norme vigenti (revisione della legge 394/1991, legge quadro sulle aree protette), depotenziano la tutela della natura indebolendo la governance delle aree protette e la loro vocazione alla tutela della biodiversità. Segnali poco incoraggianti giungono anche dal fronte della sostanziale cronicità dei crimini di natura, soprattutto il bracconaggio, che colpiscono in Italia ancora specie simbolo come lupi, orsi, uccelli rapaci e persino animali quasi scomparsi come gli ibis eremita. Sulla strategia nazionale di decarbonizzazione stiamo ancora muovendo i primi passi, mentre lo sviluppo delle energie rinnovabili o dei trasporti più sostenibili continuano ad essere una corsa ad ostacoli di scarsa cultura e burocrazia.

Il 2016 è stato un anno cruciale anche dal punto di vista della difesa della biodiversità del Pianeta. Sul fronte internazionale la notizia migliore è stata quella della istituzione, nell’oceano Meridionale che circonda l’Antartide, della più grande area protetta marina di sempre: 1,57 milioni di km quadrati (una superficie grande circa come 5 Italie) per proteggere mammiferi marini, pinguini, procellarie e gli ecosistemi più fragili e importanti del pianeta. Buone notizie anche per alcune specie minacciate: per la prima volta in 100 anni il numero delle tigri è in crescita (3.890 individui, erano 200 nel 2010), mentre un accordo internazionale ha costituito una importante vittoria per fermare il commercio illegale di pangolini, braccati per le loro squame, vendute a 600-1000 dollari al kg. Un nuovo regolamento fa poi segnare un passo in avanti per stroncare il commercio di avorio. Sono, infatti, centinaia di migliaia gli esemplari di elefante uccisi ogni anno, venduti come specialità gastronomiche o ridotti in preparati dalle indubbie qualità mediche. Anno positivo infine anche per il panda gigante – simbolo del WWF (e di tutte le specie minacciate) – declassato da una categoria di minaccia maggiore (endangered) ad una minore (vulnerabile). Le cattive notizie riguardanti la biodiversità però non mancano: quattro specie di grandi scimmie su sei sono ora in pericolo di estinzione e continuano le stragi di elefanti (ne abbiamo persi più di 100.000 in 10 anni).

Tornando all’Italia, in merito al consumo del suolo e alla manutenzione del territorio – tema caldo nella percezione dell’opinione pubblica italiana che vede continue colate di cemento e asfalto anche nei nostri paesaggi più belli – dopo 4 anni di continui tentennamenti da parte dei Governi che si sono succeduti, dalla fine del 2012 al 2016, il 12 maggio scorso è stato finalmente approvato in prima lettura alla Camera il disegno di legge sul consumo del suolo che, finalmente, tra gli aspetti positivi, stabilisce che il suolo è risorsa non rinnovabile e che debbano essere fissati obiettivi nazionali, regionali e locali per il contenimento del consumo del suolo e strumenti che favoriscano la rigenerazione urbana, cioè il riuso di aree già urbanizzate. Nel contempo, però, attraverso i soliti cavilli linguistici e normativi, le potenti lobby del cemento rischiano di ottenere l’obiettivo opposto: quello di fingere la difesa del suolo e invece favorire nuove edificazioni, sostanzialmente attraverso i cosiddetti compendi agricoli neorurali.

In buona sostanza la partita per garantire un prospero futuro ai nostri figli e alle nuove generazioni volge quasi alla fine e, purtroppo, la stiamo perdendo 2 a 0. La rimonta è possibile e deve essere sempre ricercata ma ci dobbiamo tutti rimboccare le maniche perché il gioco della squadra avversaria è spesso scorretto (le lobby) e gli arbitri (la politica) non sempre fischiano correttamente i falli.

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(1) Un nome a mio avviso orribile per parlare seriamente dei problemi ecologici – che per essere veramente efficaci devono rompere lo schema economico del consumismo legato in buona parte al concetto di “sviluppo” – ma comunque utile per iniziare a portare a galla la questione e farla conoscere un po’ a tutti.
(2) Il report del WWF “Living Planet Report 2016” riassume tutto il senso dell’urgenza che il WWF attribuisce alla difesa della biodiversità ricordando come, in meno di 5 anni (entro il 2020), il pianeta rischia di perdere il 67% della popolazione globale di specie vegetali e animali, mentre tra il 1970 e il 2012 le popolazioni globali di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili si sono già ridotte del 58%, più della metà.