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2067. La fine del petrolio

La BP (British Petroleum) non è certo la più rivoluzionaria delle aziende e nemmeno la più ecologica presente sul mercato. Si tratta, piuttosto, di una delle più importanti aziende energetiche a livello mondiale, operante prevalentemente nel campo del petrolio e del gas naturale.

Eppure, nella 63^ edizione della Statistical Review of World Energy, proprio la BP ha recentemente affermato che, sulla base dell’attuale tasso di produzione, alla fine del 2013 erano disponibili riserve di petrolio equivalenti a 1.687,9 miliardi di barili. Il che equivale, in pratica – a meno che il tasso attuale di consumo non cali drasticamente – al fatto che l’umanità ha a disposizione petrolio per altri 53 anni (fino al 2067, mese più mese meno) (1) che saranno in grado di soddisfare, al massimo, un paio di generazioni di uomini capricciosi e sedentari.

È da osservare anche il fatto che, mentre nel 2013 i consumi mondiali sono cresciuti dell’1,4%, la produzione, invece, ha visto un incremento solo dello 0,6%, pari a poco meno della metà. La maggiore crescita nei consumi, poi, si è avuta negli USA con un incremento di 400 mila barili di petrolio al giorno superando, per la prima volta dal 1999, la Cina ferma a 390 mila barili. A livello di incremento delle riserve di petrolio i migliori risultati li ha raggiunti la Russia con 900 milioni di barili annui seguita dal Venezuela con 800 milioni. Un’ultima osservazione riguarda, poi, il prezzo del barile di petrolio (che poi influenza il prezzo di vendita dei carburanti per l’utente finale) che, negli ultimi 3 anni, è rimasto sempre al di sopra dei 100 dollari a barile, dato che è significativo per dimostrare che oramai il petrolio è un bene sempre più difficile da reperire e oggetto di speculazione finanziaria.

Che cosa significa tutto ciò? Significa che l’ubriacatura dell’energia “facile” (da produrre, da stoccare, da trasportare e relativamente poco pericolosa) sta finendo (cosa saranno mai un paio di generazioni?) e, alla fine, se non saremo in grado di anticipare seriamente già ora le soluzioni per il futuro, a terra potranno rimanere solo macerie.

Cosa potrebbe accadere se in pochi anni dovesse raddoppiare il prezzo del petrolio? Cosa potrebbe accadere a livello economico e sociale se in breve tempo dovessero fallire gran parte delle aziende produttrici di automobili, già ora in crisi? Cosa potrebbe accadere se, in questi 20/30 anni che ci separano dalla vera crisi petrolifera, la tecnologia non sarà stata in rado di dare delle risposte accettabili in termini di energia per il settore dei trasporti? Cosa potrebbe accadere a livello geopolitico se tra qualche decennio le riserve di petrolio saranno nelle mani di pochi paesi e di poche persone?

Forse sarebbe meglio cercare, già da ora, di mettere in atto azioni che ci portino “dolcemente” verso: l’abbandono del petrolio (possibilmente molto prima che si esaurisca); il tramonto del mercato automobilistico e del sistema di trasporti come lo abbiamo conosciuto sino ad ora. Ne beneficerebbe anche l’ambiente e il clima. Bisogna, ad esempio, iniziare ad educare alla sobrietà nei consumi e disincentivare fortemente, attraverso un’elevata tassazione, le auto inquinanti e l’uso di energie inquinanti. Bisogna spingere le persone ad usare più mezzi pubblici, evitando innanzitutto la frequentazione dei centri storici delle città da parte alle auto private. Bisogna far sì che le persone accettino nuove forme di condivisione dei trasporti, nuove forme di mobilità e nuove forme di approvvigionamento energetico per le auto.

In pratica il sistema dei trasporti deve essere riprogrammato sin da ora e ogni anno di ritardo che ci separa dal fatidico 2067 rappresenterà una maceria in più che troveremo sul terreno della nostra stupidità.

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(1) Nell’articolo “E se finisse il ferro” la USGS (United States Geological Survey) ipotizzava il 2050 come anno di esaurimento del petrolio

 

Sarà lui la soluzione o sarà lui il problema?

È impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40 mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini”. (1)

Diceva di voler cambiare il Paese ma, purtroppo, il suo pensiero sa ancora di vecchio, di stantio. Sa di muffa, quella patina che avvolge le cose, per un po’ le conserva e sembrano buone ma poi… puff… le fa avvizzire improvvisamente!

Sinceramente da un giovane politico, con così tanta fiducia tra la gente, mi aspettavo qual cosina in più in termini di energia e ambiente.
Anche se le premesse negative sull’argomento c’erano tutte [vedi il video], non mi sarei mai aspettato che volesse fondare lo sviluppo del futuro del Paese su qualche bucherello per estrarre miseri barili di petrolio di bassa qualità e gli stesse così poco a cuore l’ambiente da avere in testa solo l’idea di sfruttarlo, non di proteggerlo.

Caro Matteo Renzi, quello che serve veramente per il futuro del Paese non è il defunto petrolio, ma sono le energie rinnovabili che sono in forte crescita in tutto il mondo. Caro Matteo Renzi per far ripartire il paese e la fiducia delle persone non è sufficiente il regalo temporaneo di qualche decina di euro o la promessa di fantomatici posti di lavoro (2) nelle fonti fossili che, se ci saranno, avranno durata breve. Quello che veramente serve è il fatto di CREDERE e di sostenere chi ha nuove e buone idee, lasciando da parte le vecchie lobby di potere che incancreniscono il sistema e infestano la politica. Caro Matteo Renzi, se vuoi veramente essere un amministratore innovativo e intelligente, per cambiare il Paese e creare occupazione devi andare in Europa e dire che, a partire da ora, l’Italia investirà solo sulle energie rinnovabili e che la combustione per la produzione di energia sarà solo un metodo temporaneo che andrà pian piano ad esaurirsi.
In ballo, caro Matteo Renzi, c’è il futuro e la salute dei nostri figli. Anche dei tuoi.

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(1) Intervista di Matteo Renzi al “Corriere della Sera” del 13 luglio 2014

(2) il dato dei 40.000 posti di lavoro in Italia nell’estrazione del petrolio deriva dall’Assomineraria, che non si può dire sia del tutto indipendente e super partes sull’argomento.

Immagine: Pawel Kuczynski