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Padania

Padania

A parte gli slogan di alcuni esponenti politici che identificano nella “Padania” uno stato autonomo dal resto d’Italia e a parte le loro sparate a fini giornalistici che vedevano milioni di abitanti del nord Italia imbracciare i loro fucili per conquistare l’indipendenza da “Roma ladrona”, a mio avviso la vera natura di quest’area di territorio europeo non è politica ma è, da un lato, geografica e, dall’altro, urbanistica.

A guardarla bene la Padania non è un vero stato: non si parla la stessa lingua (anzi gli idiomi dialettali sono numerosissimi e, talvolta, molto diversi tra loro anche tra territori vicini) e non abbiamo la stessa cultura (alcune aree sono state influenzate più dalla Francia, altre più dall’Austria, altre ancora presentano similitudini con l’est europeo).

Invece quello che è inequivocabile è il fatto che la Padania sia un territorio prevalentemente alluvionale, incastonato tra le Alpi, a nord, e gli Appennini, a sud. Un’area geografica che, un po’ per l’abbondante disponibilità di denaro per investimenti nel dopoguerra, un po’ per la fortuna di un territorio pianeggiante, un po’ per l’intraprendenza dei suoi abitanti, ha visto in questi ultimi settant’anni la nascita di una piccola e media impresa e di un benessere economico diffuso con l’ampio sviluppo di una classe borghese.

Questo fenomeno economico ha innescato il secondo fenomeno, quello urbanistico, di cui si parla meno. In definitiva la Padania è un’immensa città!

Questa sua vera natura si nasconde dietro i diversi nomi delle città, delle cittadine, dei paesi e delle frazioni ma se la si percorre nel suo groviglio intricato di strade la si può vedere come una enorme piovra dotata di lunghi tentacoli che si dispiegano attraverso le vie di comunicazione.
Da Trieste a Torino, da Varese a Piacenza e Bologna la Padania è oramai un unicum intervallato qua e là da sempre più piccoli appezzamenti di terra dedicata ad attività agricole poco remunerative che sempre più spesso sono presi di mira dagli speculatori che progettano aree industriali, aree commerciali, impianti per la produzione di energia, nuovi quartieri, strade e ferrovie.

In questa sempre più rapida trasformazione del territorio la classe politica “illuminata” (pochi, per la verità) si dimostra inerme mentre la maggior parte di essa, convinta dei benefici che la trasformazione possa comportare (e forse anche da interessi personali), la cavalca ampiamente promuovendone con forza le dinamiche.

Il fenomeno è semplice da descrivere: ogni comune promuove le proprie iniziative urbanistiche senza un vero e proprio coordinamento con quelle di altri comuni e, sommando tutti gli interventi, quello che ne deriva è un mostro che divora, anno dopo anno, territori, paesaggi, conoscenze e storia.

Al di là delle vere o presunte necessità economiche e sociali di una tale dinamica, quello che vorrei far notare è che essa, comunque sia, è contro natura. Mentre la natura basa il proprio funzionamento sull’efficienza e sulle interdipendenze, la megalopoli Padania, esplosa in tanti frammenti su un ampio territorio, consuma (sarebbe meglio dire spreca) enormi quantità di energia per gli spostamenti, per il riscaldamento e per il condizionamento. Inoltre divora (cementificandolo, asfaltandolo, spianandolo) immense quantità di territorio che dovrebbe ospitare anche boschi, pascoli, aree selvagge, fiumi non controllati, campagne non coltivate a monocoltura per creare relazioni di vantaggi reciproci tra gli esseri viventi (compreso l’uomo).

In sostanza si dovrebbe pensare anche a creare la possibilità che la natura, su un determinato territorio, possa fornire gratuitamente dei fondamentali servizi all’uomo: depurazione delle acque, purificazione dell’atmosfera, animali selvaggi indirettamente utili per l’agricoltura, animali d’allevamento e prodotti agricoli sani.

Vista con occhi nuovi la megalopoli Padania è tutta da riprogettare. Meglio abbandonare, pertanto, l’idea di forzare la costruzione di uno Stato indipendente e concentrare le energie verso un nuovo approccio, prima filosofico e poi tecnico-organizzativo, che ben identifichi le caratteristiche naturali specifiche di questo territorio (e il loro funzionamento) e veda in esse un alleato al mantenimento del benessere piuttosto che un ostacolo da piegare continuamente con la forza.

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