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Lo scimmione nudo
Vi dice qualcosa la definizione di “scimmione nudo”? Per facilitarvi nella soluzione dell’enigma non ci troviamo ne in uno zoo e nemmeno in una riserva africana ma invece, più banalmente, all’interno delle città e negli spazi di vita a noi umani molto familiari. Infatti, se ci pensate bene, quello scimmione nudo siamo proprio noi, Homo sapiens, unica specie di scimmie – tra le 193 esistenti in totale – a non essere ricoperte di pelo.
Questa definizione un po’ ironica e un po’ irriverente dell’uomo la diede per la prima volta lo zoologo inglese Desmond Morris nel suo famoso libro scientifico-divulgativo “The Nacked Ape: a zoologist’s study of the uman animal” (tradotto in italiano con il titolo “La scimmia nuda – Studio zoologico sull’animale uomo”), pubblicato nel 1967 (1).
Come osserva Morris siamo una razza estremamente capace che trascorre molto tempo ad esaminare i propri moventi più nobili ma altrettanto tempo ad ignorare quelli fondamentali rappresentati dal fatto di essere rimasta in moltissimi elementi una scimmia che si comporta ancora istintivamente e impulsivamente. Per una serie di circostanze fortunose e anche casuali siamo diventati, in breve tempo, l’animale predominante della Terra ma non ce ne dobbiamo compiacere troppo e non dobbiamo essere presuntuosi di pensare di essere eterni. Molte specie sensazionali del passato si sono estinte e noi non costituiamo un’eccezione a tale regola biologica. Prima o poi scompariremo per far posto a qualcos’altro, ma se vogliamo che ciò avvenga il più tardi possibile è necessario che cominciamo a considerarci in modo attento e spietato come esemplari biologici e cominciamo a renderci conto dei nostri limiti.
Alcuni – osserva Morris – sostengono che poiché l’uomo ha sviluppato un elevato livello di intelligenza e un potente impulso all’invenzione, sarà sempre e in ogni caso in grado di adattarsi a tutte le nuove situazioni che si verificheranno sul pianeta Terra, magari anche modificando la natura. In realtà la nostra primitiva natura animale e i nostri comportamenti opportunistici non lo consentiranno mai. Sarà solo riconoscendo apertamente i nostri limiti che avremo maggiori probabilità di sopravvivenza.
Ciò non significa – approfondisce ancora Morris – per forza un ingenuo “ritorno alla natura”, ma vuol dire semplicemente che dovremo adattare i nostri progressi dovuti all’intelligenza alle caratteristiche del nostro comportamento, aggressivo e talvolta violento. In sostanza dobbiamo migliorare in qualità piuttosto che in quantità e in forza. Potremo così continuare a progredire tecnologicamente in modo sensazionale e sbalorditivo senza necessariamente negare la nostra eredità evolutiva di rimanere pur sempre degli animali. In caso contrario i nostri compressi impulsi biologici si accumuleranno fino a far crollare la diga e tutta la nostra complessa esistenza sarà spazzata via dalla piena.
Non male come analisi per essere stata fatta quasi 50 anni fa. E, alla luce di quanto è successo in questa manciata di anni (in rapporto al tempo della nostra evoluzione), quanta ragione Morris aveva?
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(1) Desmond Morris afferma nel libro di aver “deliberatamente insultato la nostra specie, usando una espressione come “scimmione nudo” per “mantenere il senso delle proporzioni che ci obbliga ad osservare quello che accade appena al di sotto della nostra superficie di esseri superiori”.
L’Italia fa anche schifo
Si sente sempre dire che l’Italia è bella, che è piena di opere d’arte. Che l’Italia ha buon cibo e che l’Italia ha tanti talenti. Tutto vero e sacrosanto anche se è doveroso ricordare che, assieme alle cose positive, ve ne sono numerose di negative – molto negative – che fanno letteralmente inorridire per quanto siano assurde, soprattutto nel contesto dei bei paesaggi e della storia umana che hanno lasciato segni indelebili in questo Paese.
Se approfondirete i numerosi dati dell’interessante sito internet: www.padaniaclassics.com (1) vi potrete rendere conto, senza dubbi, che l’Italia fa anche schifo. E molto!
Dalla visione delle orribili situazioni raccontate nelle numerose foto pubblicate e dalla completezza dei dati delle diverse sezioni del sito ci si rende conto che la sostenibilità ambientale è sinonimo di ricchezza paesaggistica e culturale, il carburante economico essenziale per un Paese che vuole fondare una considerevole parte della propria ricchezza sul turismo e sulle eccellenze alimentari.
Difendere il territorio da speculazioni inutili e dalle bruttezze, spesso figlie dell’ignoranza, vuol dire difendere anche il futuro dei nostri figli affinché abbiano una vita prospera e sana.
Prendo spunto dal sito per riportare un assaggio di frasi significative che, da sole, fanno ben comprendere che cosa sia – e quanto triste e brutta sia – la MacroRegione Padana:
“La MacroRegione senza cantieri non sarebbe macro”;
“La MacroRegione è una giungla che schiaffeggia il viaggiatore con messaggi pubblicitari ai lati delle strade”;
“Nella Macroregione vivono 19 milioni e 300 mila persone. Ognuna di esse può contare su 1,8 metri di strada asfaltata”.
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(1) Padania Classics è anche un libro fotografico: “L’Atlante dei Classici Padani” che racchiude tutto il lavoro di Padania Classics dal 2010 al 2015. Suddiviso in 18 capitoli il libro affronta in maniera ossessiva tematiche riguardanti la Regione divenuta Macro, dalla cementificazione al Dio dell’Oro, dai rifiuti ai monumenti all’assurdo, dalla politica alla religione, dalla monetina inserita nel videopoker alla mano inserita nella mutanda dopo il massaggio.
Foto: http://padaniaclassics.tumblr.com/
Over
Population Speak Out è una ONG ambientalista che concentra la propria azione sui problemi legati alla crescita demografica della popolazione umana e sugli effetti che le attività umane hanno sugli ecosistemi. Nell’ottica di comunicare e di diffondere la consapevolezza su tali problematiche ha da poco pubblicato un libro fotografico dal titolo “Overdevelopment, Overpopulation, Overshoot” (OVER). Con questo libro l’associazione vuole rappresentare le più gravi tragedie ecologiche e sociali che la Terra sta subendo attraverso immagini dal forte impatto visivo che si propongono di sensibilizzare i lettori, magari anche quelli più distratti, su quali siano i problemi più gravi del Pianeta affinché possano mettere in pratica, fin da subito, comportamenti di vita più sostenibili.
Non c’è bisogno di troppe parole perché le immagini del libro [vedi foto], da sole, dicono tutto. Bisogna solo agire!!!
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TRASHING THE PLANET: TRASH WAVE – Il surfista indonesiano Dede Surinaya cavalca un’onda piena di rifiuti in una remota baia dell’isola di Java, l’isola più popolosa al mondo.
URBAN ANIMAL: BOOMTOWN – Città come Qingdao (8,7 milioni di abitanti), nella Provincia di Shandong, in Cina sono le aree urbane che stanno crescendo più velocemente sulla Terra.
WILDLIFE LOST: ELEPHANT SLAUGHTER – La star del basket Yao Ming è faccia a faccia con la carcassa di un elefante cacciato di frodo nel nord del Kenia.
MATERIAL WORLD:SHOPPING MALL – La cultura consumistica si sta sviluppando anche nei paesi in via di sviluppo (South City Mall, Kolkata, India).
OVERSHOOT: COWS AND SMOKE – Una mandria di mucche bruca in mezzo ai resti bruciati della foresta amazzonica in Brasile.
ENERGY BLIGHT: TOXIC LANDSCAPE – Veduta aerea della regione delle sabbie bituminose dove le attività minerarie e gli stagni delle lavorazioni sono così vasti che possono essere visti dallo spazio. Alberta, Canada.
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Blue Economy
“In natura non esistono rifiuti. E nemmeno disoccupati. Tutti svolgono un compito e gli scarti degli uni diventano materia prima per gli altri”.
Consiglio a tutti la lettura dell’interessante libro “Blue Economy – 10 anni, 100 innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro” di Gunter Pauli (1). Si tratta di un testo fondamentale dell’ambientalismo scientifico e della bioimitazione che si fonda sul fatto che l’economia, per essere prospera e per consentire il vero progresso dell’umanità, deve iniziare copiare la natura e la sua capacità di utilizzare continuamente le risorse, senza produrre né rifiuti né sprechi.
La natura segue un ciclo circolare nel quale gli scarti di un processo diventano indefinitamente materie prime o “nutrimenti” di un altro processo, senza sprechi se non quelli energetici. I sistemi economici e produttivi attuali, invece, seguono un andamento lineare dove gli scarti di un processo non possono essere più utilizzati e vanno ad “intasare” – con inquinamento e disequilibri – il sistema Terra. La soluzione sta tutta nella corretta riprogettazione dell’economia e nella corretta produzione dei beni futuri, in modo tale che non siano concepiti per diventare in fretta rifiuti ma siano visti come “servizi” che devono assolvere ad un compito e, una volta terminato, possano essere reimmessi nel sistema creando nuova ricchezza senza provocare danni.
Secondo l’autore non bisogna credere all’illusione di rincorrere la “Green Economy” perché essa si basa sugli stessi errori dell’economia tradizionale: crescita e intervento spinto per modificare la natura. Per questo la green economy sarà tanto disastrosa quanto quella che l’ha preceduta. L’obiettivo, invece, è quello di perseguire la “Blue Economy” (2), un’evoluzione della green economy che non richiede alle aziende di investire di più nella tutela dell’ambiente ma che si propone di creare posti di lavoro e benessere attraverso lo sfruttamento dei principi di base di funzionamento della natura: in particolare attraverso il corretto uso delle materie e dell’energia.
Il libro, oltre a soffermarsi sugli aspetti teorici della questione, racconta anche interessanti storie di imprenditori illuminati che, in giro per il mondo (e anche in Italia) hanno iniziato da tempo il percorso di imitazione della natura e, udite udite, hanno avuto anche successo imprenditoriale.
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(1) Gunter Pauli è un economista, imprenditore e scrittore belga inventore della blue economy e fondatore di ZERI (Zero Emission Research Initiative), una rete internazionale di scienziati, studiosi ed conomisti he si occupano di trovare soluzioni innovative alle principali sfide cui le economie e la società sono poste di fronte, progettando nuovi modi di produzione e di consumo. Gunter Pauli è autore di numerosi libri, tradotti in più di 30 lingue.
(2) La “Blue Economy” si basa sui seguenti principi