La mazza da hockey e il cambiamento climatico

Nel 1998 Micheal E. Mann (1) era uno scienziato di 33 anni che desiderava studiare e capire le variazioni climatiche. Con alcuni colleghi raccolse i dati sulle temperature di migliaia di anni, studiò i coralli, gli anelli degli alberi e i ghiacci polari. Alla fine della ricerca i dati furono raccolti in un grafico, poi pubblicato su Nature, che lasciò sbigottiti gli stessi scienziati: fino al 1850 la curva relativa alle variazioni della temperatura terrestre era praticamente piatta ma poi si impennava rapidamente, proprio in corrispondenza dell’idustrializzazione della società, quando l’uomo ha iniziato a bruciare carbone, gas e petrolio in sempre più grandi quantità.
A Mann e ai suoi colleghi la curva del grafico dava l’idea di una mazza da hockey. E, per loro, la “mazza da hockey” (hockey stick) è la dimostrazione scientifica della responsabilità umana nella determinazione del cambiamento climatico.
Michael Mann è attualmente ancora impegnato nella collaborazione con l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), un gruppo di ricerca fondato nel 1988 da numerosi capi di stato e di governo che ha lo scopo di capire il complesso sistema dell’atmosfera terrestre e di comprendere in quale direzione si sta evolvendo il cambiamento del clima, se mai si stia evolvendo.
I dati sono però oramai molto chiari e preoccupanti. L’innalzamento delle temperature che interesserà la Terra nei prossimi decenni aumenterà il rischio e la frequenza di tempeste violente, di inondazioni e di ondate di siccità. Inoltre le calotte polari e i ghiacciai si stanno sciogliendo con buone probabilità di innalzare pericolosamente, soprattutto per le città costiere e i popoli che vivono sulle coste, il livello dei mari.
Le risposte agli evidenti problemi del clima ora devono essere date dalla politica (mondiale) e dal sistema produttivo di energia, di beni e di servizi.
La prima, tranne qualche figura illuminata, sembra ancora insensibile al grave problema e, anzi, confusa da un sistema di lobby economiche e ideologico-religiose che gettano fumo negli occhi sulla veridicità dei dati scientifici del cambiamento climatico, fa addirittura qualche passo indietro rispetto ad alcuni obiettivi raggiunti negli anni passati.
Il sistema produttivo (ma anche i consumatori) non è ancora del tutto convinto che le sue scelte progettuali o di processo possano influire concretamente sulla riduzione del cambiamento climatico. I produttori, invischiati nella melassa della competitività delle merci a livello globale, continuano a produrre come prima e perdono tempo prezioso per attuare un cambiamento di rotta. I consumatori, attratti solo dal basso prezzo, non capiscono che devono poi ripagare i danni del cambiamento climatico attraverso maggiori tasse e attraverso sofferenze individuali o familiari.
Al di là di tutto mi sembra che la “mazza da hockey” sia ben chiara e che non possiamo concederci più altro tempo pensando che ad iniziare il processo di cambiamento ci debbano pensare sempre gli altri.
(1) Le teorie scientifiche e le pubblicazioni di Michael Mann sono state oggetto di attacchi di ogni sorta, nel campo scientifico e al di fuori di esso: minacciato di morte, messo in lista come “ebreo” da alcuni siti neo-nazisti, oggetto di odio, offese, vignette e film satirici propagandistici, la sua posta elettronica privata è stata rubata e resa pubblica e lui trattato come un criminale. Nonostante tutto ciò la sua teoria della “mazza da hockey” resiste e lui continua a lavorare senza arrendersi e senza scendere a compromessi.
(a) Grafico originale “MBH hockey stick” di Michael E. Mann e Raymond S. Bradley
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