Tecnocrati

Tecnocrati che percepiscono stipendi milionari ci dicono che la nostra economia è in recessione e professori che hanno aggirato le regole democratiche per ricoprire posizioni di governo ci stanno facendo digerire pillole sociali che ci provocano forti indigestioni. Il tutto condito da politici di professione che non conoscono i veri problemi della gente e che vanno in giro a dire che la crisi è stata causata sempre da “altri” e che solo loro hanno in mente le giuste manovre di crescita per far ripartire l’economia e il benessere.
Questo è, sindacato più giornalista meno, lo scenario del Natale 2012 appena trascorso e del nuovo anno che è appena iniziato.
La verità vera, quella che tanti sanno (o pensano) ma che nessuno osa dire apertamente, è che non si tratta né di una crisi finanziaria né di una delle tante crisi passeggere e cicliche, alle quali, dalla nascita dell’industria e della moderna economia, ci eravamo abituati.
Si tratta, invece, di una crisi profonda di sistema economico e, anzi, più precisamente, di una crisi ecologica che già acuti pensatori, ricercatori e imprenditori degli anni ‘70 avevano previsto con assoluta precisione.
Basta fare qualche piccolo ragionamento approfondito ed incrociare qualche dato scientifico per capire che il “giochino” del capitalismo-consumismo non è più a lungo praticabile, perché si fonda su un enorme consumo di materie (più di quelle che il sistema Terra è in grado di produrre) e sopravvive solo se vi è una forte disuguaglianza tra i popoli, tra chi accede ai suoi “benefici” (pochi) e che non vi accede.
Solo per fare degli esempi si pensi che il USGS (United States Geological Survey) ha stimato gran parte delle materie prime che oggi utilizziamo (in particolare i metalli) entro il secolo in corso non saranno più facilmente disponibili per usi industriali.
Non si devono allora scomodare né illustri professori universitari né rampanti politici per trovare una soluzione al problema. Basta solo guardarci un po’ intorno con attenzione per scoprire che la ricetta per superare questa situazione è molto semplice e prevede una duplice azione: iniziare a parlarne per prepararci con consapevolezza all’inevitabile impatto (economico e sociale) che la crisi porterà con sé ed elaborare nuove strategie di sobrietà e di solidarietà; abbandonare l’idea che l’economia del futuro si possa fondare su un sistema predatorio delle risorse e sulla forzatura del funzionamento della natura, alimentate da grandi quantità di energia.
L’economia, il lavoro e il benessere del futuro si potranno basare solo sui principi di imitazione del funzionamento della natura. Solo così si potrà garantire continuità ai sistemi economici e sociali senza intaccare quel patrimonio di risorse materiali naturali indispensabili per alimentare gli stessi. Qualche tempo fa si diceva di preservare le risorse per le generazioni future.
E se quelle generazioni future fossimo già noi stessi?!?!
Foto: Parlamentari dormono
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