Monthly Archives: Gennaio 2013
Tecnocrati

Tecnocrati che percepiscono stipendi milionari ci dicono che la nostra economia è in recessione e professori che hanno aggirato le regole democratiche per ricoprire posizioni di governo ci stanno facendo digerire pillole sociali che ci provocano forti indigestioni. Il tutto condito da politici di professione che non conoscono i veri problemi della gente e che vanno in giro a dire che la crisi è stata causata sempre da “altri” e che solo loro hanno in mente le giuste manovre di crescita per far ripartire l’economia e il benessere.
Questo è, sindacato più giornalista meno, lo scenario del Natale 2012 appena trascorso e del nuovo anno che è appena iniziato.
La verità vera, quella che tanti sanno (o pensano) ma che nessuno osa dire apertamente, è che non si tratta né di una crisi finanziaria né di una delle tante crisi passeggere e cicliche, alle quali, dalla nascita dell’industria e della moderna economia, ci eravamo abituati.
Si tratta, invece, di una crisi profonda di sistema economico e, anzi, più precisamente, di una crisi ecologica che già acuti pensatori, ricercatori e imprenditori degli anni ‘70 avevano previsto con assoluta precisione.
Basta fare qualche piccolo ragionamento approfondito ed incrociare qualche dato scientifico per capire che il “giochino” del capitalismo-consumismo non è più a lungo praticabile, perché si fonda su un enorme consumo di materie (più di quelle che il sistema Terra è in grado di produrre) e sopravvive solo se vi è una forte disuguaglianza tra i popoli, tra chi accede ai suoi “benefici” (pochi) e che non vi accede.
Solo per fare degli esempi si pensi che il USGS (United States Geological Survey) ha stimato gran parte delle materie prime che oggi utilizziamo (in particolare i metalli) entro il secolo in corso non saranno più facilmente disponibili per usi industriali.
Non si devono allora scomodare né illustri professori universitari né rampanti politici per trovare una soluzione al problema. Basta solo guardarci un po’ intorno con attenzione per scoprire che la ricetta per superare questa situazione è molto semplice e prevede una duplice azione: iniziare a parlarne per prepararci con consapevolezza all’inevitabile impatto (economico e sociale) che la crisi porterà con sé ed elaborare nuove strategie di sobrietà e di solidarietà; abbandonare l’idea che l’economia del futuro si possa fondare su un sistema predatorio delle risorse e sulla forzatura del funzionamento della natura, alimentate da grandi quantità di energia.
L’economia, il lavoro e il benessere del futuro si potranno basare solo sui principi di imitazione del funzionamento della natura. Solo così si potrà garantire continuità ai sistemi economici e sociali senza intaccare quel patrimonio di risorse materiali naturali indispensabili per alimentare gli stessi. Qualche tempo fa si diceva di preservare le risorse per le generazioni future.
E se quelle generazioni future fossimo già noi stessi?!?!
Foto: Parlamentari dormono
Bioplanet | Lotta biologica

Dopo aver fatto la triste conta dei malati e, purtroppo, anche dei morti, l’agricoltura, anche quella convenzionale, comincia ad osservare che è più proficuo spargere nei campi insetti predatori di quelli dannosi piuttosto che antiparassitari tossici.
Per soddisfare questa esigenza è nata Bioplanet, azienda che alleva e fornisce sia insetti utili per la difesa biologica delle colture sia insetti impollinatori necessari per aumentare la produzione di frutta e verdura ed evitare inutili ormoni o altri agenti chimici che poi, in qualche modo, anche se in piccole quantità, ritornano all’uomo attraverso la catena alimentare o l’ambiente.
Bioplanet, nella sua proposta alternativa alla chimica in agricoltura e più vicina ai meccanismi regolatori della natura, oltre agli insetti predatori e a quelli parassitoidi di quelli dannosi offre anche trappole fisiche, ferormoni di confusione sessuale e batteri per la lotta alle malattie fungine.
Un unico rischio legato ad un tale tipo di attività, sul quale è necessario prestare attenzione, è quello di introdurre in un dato ambiente animali estranei che possano mettere in difficoltà la sopravvivenza di quelli autoctoni.
Il rito quotidiano

È una delle cose più naturali per gli esseri viventi. Una funzione corporale inevitabile che consente, direttamente, l’eliminazione di pericolosi “rifiuti tossici” e, indirettamente, l’arricchimento dei terreni per una crescita rigogliosa di alberi e fiori.
Peccato, però, che in un “rito” quotidiano (per i più fortunati) così apparentemente innocuo e insospettabile si possa nascondere un rischio, anche grave, di natura ambientale che supera, in termini di impatto, addirittura quello dei SUV ingolla-petrolio, delle emissioni di metano dei bovini, degli scarichi dei motori dei jet.
La colpa è attribuibile all’abitudine di americani, europei e asiatici (ma l’emulazione da parte di due miliardi tra cinesi, indiani e africani è sempre dietro l’angolo) di coccolare le loro parti intime con enormi quantità di carta igienica sempre più soffice e prodotta con fibre di pura cellulosa derivanti dall’abbattimento di importanti foreste, anche secolari, sparse in tutto il mondo.
Una pugnalata al cuore per la nostra grande Madre Terra vista l’evidente perdita di massa vegetale in grado di assorbire CO2 e di regolare il clima di importanti aree del pianeta, nonché la meno evidente, ma altrettanto reale, perdita di biodiversità e di patrimonio genetico animale e vegetale.
Per il suo bene e per la nostra sopravvivenza ci potremmo accontentare, senza troppi sforzi, di carta igienica riciclata lievemente più ruvida, magari non arricchita di inutili lozioni emollienti e profumi chimici. Anzi, potremmo riscoprire e rielaborare tecnologicamente anche l’acqua che già alcune culture del passato avevano ampiamente utilizzato quale importante strumento di igiene personale.
In fin dei conti, nonostante le nostre radicate abitudini dure a morire, potrebbe non essere poi un sacrificio così terribile!
Biogri | Barbecue solare

Il barbecue solare Biogri sfrutta uno dei principi fondamentali del funzionamento della natura: la luce del sole. Infatti per funzionare esso utilizza dei pannelli a concentrazione che dirottano i raggi solari sul cibo e lo portano a cottura, senza fiamma e senza legna. Lo scopo è quello di cuocere in modo sano senza sprigionare particelle o residui inquinanti derivanti dalla combustione.
Biogri, che ha una struttura in plexiglass, utilizza quale strumento di cottura uno specchio a forma di parabola dotato di uno snodo che gli consente di ruotare, in modo da sfruttare in modo più efficiente i raggi solari con il passare delle ore. Esso può raggiungere una temperatura massima di ben 230°C ed è pronto per l’utilizzo in 30-40 minuti di esposizione solare.
L’unico inconveniente di Biogri è rappresentato dal clima e dalla presenza di nuvole. Per tale ragione in Italia tale tipo di cottura è possibile quasi esclusivamente nel solo periodo estivo.
Si pensi, però, a quei luoghi (di solito i più poveri) dove la presenza del sole non è un problema per quasi tutto il periodo dell’anno e dove, utilizzando una cucina solare, si potrebbe risparmiare una notevole quantità di legna da ardere, causa di deforestazione e di importanti malattie respiratorie a causa dell’inquinamento domestico.
GSI Coco Mat | Tavole da surf

l progetto Coco Mat dell’australiana GSI (Global Surf Industries) – una delle più grandi aziende produttrici di tavole da surf al mondo – è interessante: utilizzare la fibra di cocco al posto dei materiali sintetici per produrre tavole da surf. Dal punto di vista tecnico la fibra di cocco viene mescolata alla fibra di vetro che conferisce alla stessa maggiore resistenza e impermeabilità.
Le prestazioni e la resistenza vengono garantite al pari dei materiali tradizionalmente utilizzati mentre i vantaggi di sostenibilità ambientale sono dati dall’utilizzo di materie prime provenienti da fonti rinnovabili e, normalmente, reperibili nelle aree geografiche dove di solito viene praticato tale sport.
La GSI, anche se nel suo sito internet non si dimostra particolarmente sensibile dal punto di vista ambientale, dichiara tra i suoi intenti una generale idea di “Respect” per la componente ambientale. Su tali basi, se da un lato il progetto Coco Mat appare piuttosto isolato e non armonico con una filosofia aziendale ben definita, dall’altro pone le basi per un’interessante innovazione nel settore:
- utilizzo di materiali provenienti da fonti rinnovabili;
- utilizzo di materiali locali provenienti dalla principali aree di pratica di tale sport.
Di certo un tale prodotto trova scarsa applicazione in Italia e, in generale, in Europa ma il progetto è interessante in quanto dimostra che le attività ludiche e sportive possono avere un notevole impatto ambientale e, pertanto, è indispensabile che si valutino con urgenza soluzioni per renderle il più possibile sostenibili.
Grazie Natural Lucart

“Niente si disperde se tutto si ricicla!”
È questa l’idea da cui, prendendo spunto dalla sua lunga esperienza nella produzione di carta riciclata, è partita la cartiera della Lucart Group per realizzare i prodotti Grazie Natural. L’obiettivo, in particolare, era quello del riciclo e del recupero della materia dai contenitori di Tetra Pack.
Un normale contenitore di Tetra Pack è composto, per i 3/4 del suo peso, da fibre di cellulosa. Attraverso un processo di separazione meccanico queste ultime vengono separate dal resto dei componenti: l’alluminio e il polietilene. Inoltre, al fine di evitare l’uso di agenti chimici per la sbiancatura o coloranti il prodotto finito presenta una colorazione naturale.
I prodotti Grazie Natural Lucart sono prodotti per l’igiene, carte igieniche, fazzoletti e asciuga tutto e sono sottoposti a rigidi criteri di qualità previsti dalle certificazioni ottenute da Lucart Group (Ecolabel, Emas, ISO 14001, ISO 9001, test dermatologico).
Ecocucina

In natura non esiste il concetto di rifiuto: tutto viene riparato, riutilizzato o trasformato. Da questo punto di vista – come dichiara la sua autrice Lisa Casali – l’obiettivo primario di Ecocucina è quello di fornire ai lettori un contributo per consentire di ridurre il nostro (enorme) impatto ambientale in cucina. Infatti ogni giorno effettuiamo decine di scelte per alimentarci che hanno enormi conseguenze in termini di consumo di risorse; di emissioni inquinanti in atmosfera, in acqua, nel suolo; di produzione di rifiuti e di diminuzione della biodiversità. Per ottenere ciò non è indispensabile cambiare radicalmente il nostro stile di vita e le nostre abitudini: è sufficiente fare, giorno dopo giorno, piccoli passi per ridurre sempre di più la nostra impronta ecologica e vivere comunque bene.
Il contributo alla riduzione del nostro impatto ambientale in cucina è, prima di tutto culturale, e per questo Ecocucina fornisce conoscenze sulla stagionalità dei cibi e sulle buone pratiche nel “fare la spesa”, sulla corretta “alimentazione” e sulla “gestione quotidiana dell’attività in cucina”.
In secondo luogo il contributo è reale e concreto in quanto Ecocucina si propone di dare dei consigli e fornisce delle ricette su come cucinare cibi buoni e sostanziosi con i cosiddetti “scarti” di cucina, cioè con quelle materie prime che normalmente finiscono nella pattumiera ma che avrebbero ancora molto da dare…
Ball | Lampade solari

Il riuso è senza dubbio uno dei principi fondanti della bioimitazione dal momento che in natura non esiste il concetto di “rifiuto” poiché tutto si riusa o si trasforma.
Tale principio trova una delle sue interessanti espressioni nelle lampade solari Ball.
Per realizzarle si è preso uno di quei normalissimi barattoli di vetro che vengono utilizzati per confezionare deliziose marmellate fatte in casa, succulente conserve di pomodoro o sfiziosi sottolio, si è attaccato al tappo un semplice pannello fotovoltaico con batteria ricaricabile, si è messa una lampada a led a basso consumo e… il gioco è fatto!
Attaccati in giardino, sotto un albero o sul terrazzo si trasformano in originali lanterne solari che si ricaricano di giorno per regalare, poi, una piacevole luce all’imbrunire.
Le lampade in oggetto sono prodotte dall’americana Jar Lights e sono reperibili su Etsy ma un’interessante sfida potrebbe essere quella di tentare di riprodurne di simili con vecchi barattoli trovati in dispensa.
Foto: Etsy
SOLARA | Detersivi ecologici

Officina Naturae – il produttore – definisce Solara “la prima linea di detergenza ecologica con materie prime italiane a Km 0”.
Solara, la linea di detergenti per la casa concentrati ed ecologici immessi di recente sul mercato, è frutto di un’importante attività di ricerca da parte di Officina Naturae e di un miglioramento rispetto ai prodotti precedenti che prevede una limitazione nell’uso di materie prime esotiche (es. olio di cocco e di palma) per favorire maggiormente quelle di produzione locale.
I punti di forza della nuova linea sono:
- Ingredienti a Km 0: le materie prime sono in parte di origine italiana e sono selezionate in modo tale da avere un basso impatto ambientale e da non interferire con le produzioni alimentari (1).
- Formule concentrate ed economiche.
- Meno imballaggi: viene utilizzato un imballaggio in plastica (in parte riciclata), studiato anche in termini di eco-design (peso, forma e ciclo di vita).
- Rispetto per gli animali: tutti i prodotti rispettano il disciplinare “VeganOK”.
- Certificazioni e test: tutti i prodotti sono certificati Bio/Eco Detergenza ICEA e nichel tested.
Per poter essere definiti “ecologici” i detergenti Solara rispecchiano comunque i seguenti requisiti:
- prodotti ecocompatibili di provata efficacia ed elevata qualità;
- formulazioni semplici, studiate per essere efficaci e sicure per l’uomo e per l’ambiente;
- ingredienti derivati da materie prime di origine vegetale o minerale: non sono utilizzate materie prime di origine petrolchimica o animale o sostanze di sintesi con azione nociva;
- materie prime provenienti anche da agricoltura biologica e da paesi con progetti attivi di sostegno del commercio equo solidale;
- trasparenza nella formulazione dei prodotti.
(1) Tensioattivi derivanti da olio di cocco o di palma (46%); tensioattivi da oli italiani (64%) – Fonte aam Terra Nuova n. 273 Giugno 2012
Reverse | Laboratorio di riuso

“La realizzazione di una fede d’oro da 10 grammi richiede l’estrazione di 2 tonnellate di materiale grezzo, il consumo di 5 tonnellate d’acqua e 30 d’aria, nonché 10 ore di lavoro e ancora elettricità, cianuro, zinco, ed altri materiali.
Per la realizzazione di uno degli oggetti che quotidianamente utilizziamo sono essenziali l’impiego di energia ed il consumo di un insieme di materie prime. Al termine del suo ciclo di vita, il bene prodotto diverrà rifiuto e si porrà il problema del suo smaltimento. Ma già il processo produttivo che lo ha generato ha portato alla creazione di scarti produttivi da smaltire.
Ad ogni bidone di rifiuti di un singolo cittadino ne corrispondono 70 che sono stati prodotti dalle aziende per la realizzazione di quei beni diventati rifiuti”.
Reverse promuove la ricerca di un pensiero alternativo, da declinare negli ambiti sociale, culturale, economico ed ambientale, che ponga al centro l’uomo e la qualità della vita, le relazioni interpersonali ed il rispetto dell’ambiente.
Il punto di partenza di Reverse è la fine perché parte dalle materie e dai prodotti non più utilizzati (quelli che l’industria definisce “scarti”) per realizzare, attraverso l’ingegno, oggetti utili e funzionali, a metà strada tra l’artigianato e l’arte.
Nel sistema produttivo tradizionale ogni bene che viene prodotto, utilizzato e poi smaltito come rifiuto segue un percorso lineare (materia prima —–> produzione ——> consumo —-> smaltimento). Reverse, invece, ragiona in una nuova dimensione circolare – quella del riutilizzo – in modo che lo scarto, inteso come materia prima, torni all’inizio della catena produttiva.
Vesto Solidal Coop

Finalmente anche la grande distribuzione organizzata inizia a confrontarsi con capi d’abbigliamento ecologici prodotti e venduti e prezzi equi. Questo percorso, già iniziato qualche anno fa da parte di qualche pioniere, è stato ora intrapreso con particolare convinzione da parte di Coop che, in collaborazione con Katharine Hamnett, una stilista all’avanguardia nella moda etica, ha dato origine alla collezione primavera-estate Vesto Solidal in vendita presso i propri supermercati.
Il progetto, da un lato, indica una precisa scelta di mercato e, dall’altro, indica la volontà di costruire una moda che non sia solo apparenza ma che sia anche capace di far pensare.
Per celebrare il 2012, Anno Internazionale della Cooperazione, la stilista ha ideato una t-shirt con lo slogan “TOGETHER IT IS POSSIBLE”. La collezione, poi, comprende anche alcuni degli slogan classici di Katharine Hamnett degli ultimi 25 anni, tra i quali “KNOWLEDGE IS POWER”, “STOP AND THINK” e, dedicato ai bambini, “LOVE”, “GENIUS” e “SAVE THE FUTURE”. La collezione include mini-abiti, t-shirt, shorts e leggings per donna; pantaloni, polo, camice, t-shirt, per uomo e per bambini e rappresenta l’impegno di un percorso che Coop ha intenzione di continuare per il futuro.
Come dichiara Coop il cotone utilizzato per realizzare la collezione Katharine Hamnett proviene dall’agricoltura biologica, è certificato Fairtrade ed è stato prodotto da cooperative e associazioni di coltivatori indiani: Suminter India Organics e Pratibha Syntex Ltd. Le camicie sono state confezionate da Tuscany Kerala Garments di Madaplathuruth in India, nell’ambito di un progetto di solidarietà realizzato in collaborazione con i Centri Missionari della Toscana.
Ecosia | Motore di ricerca

La rete internet e le informazioni in essa contenute (sarebbe meglio dire “archiviate”) sembrerebbero essere eteree e immateriali, in quanto fluiscono quasi per magia attraverso i cavi telefonici o attraverso le onde elettromagnetiche di smart phone o dispositivi Wi-Fi e vengono visualizzate su schermi di vario tipo.
Nella realtà dei fatti tutta la conoscenza e tutte le informazioni del web sono elementi che hanno una dimensione molto fisica e materiale dal momento che vengono archiviate in giganteschi server che consumano enormi quantità di energia, necessaria soprattutto per il loro raffreddamento.
Questo è particolarmente vero per i motori di ricerca che devono elaborare una gigantesca mole di dati in brevissimo tempo e sono – di fatto – costituiti da immense distese di computer (o, meglio, di processori collegati ad un disco rigido di archiviazione dati), stoccati in enormi hangar industriali che consumano immense quantità di energia elettrica (per funzionare ma anche per raffreddare un ambiente reso rovente dalla elaborazione frenetica dei processori).
Per ovviare a tale sistema fortemente energivoro e potenzialmente insostenibile a livello ambientale i finanziatori e i progettisti del progetto Ecosia (www.ecosia.org) hanno progettato e realizzato questo nuovo motore di ricerca principalmente su due aspetti ecologici: alimentazione dell’hardware mediante energia proveniente da fonti rinnovabili e salvaguardia della foresta pluviale del pianeta attraverso il versamento di una piccola somma di denaro per ogni ricerca effettuata tramite link sponsorizzati.
Fare in modo che Ecosia diventi il nostro motore di ricerca potrà dare il nostro piccolo, ma significativo contributo, al contenimento del cambiamento climatico e alla difesa della biodiversità, che ha il suo serbatoio principale proprio nelle foreste pluviali.
Ecogeco jeans

Gli ideatori dei jeans Ecogeco sono Giampaolo e Claudia, agenti di commercio con trent’anni di esperienza nel tessile. A causa della crisi economica che ha colpito il settore in questi ultimi anni e spinti da un desiderio personale di sviluppare degli ideali che consentano di mettere in moto dei cambiamenti concreti nel modo di produrre e vendere i beni, hanno dato origine ad un progetto che prevede la produzione di jeans ecologici utilizzando una filiera produttiva a livello locale, materiali biologici, tinture vegetali e che siano offerti ai consumatori al giusto prezzo di vendita.
La sostenibilità del loro prodotto non è solamente legata alle caratteristiche dei materiali e alle metodologie produttive con minimo impatto ambientale, ma anche alla valorizzazione del lavoro in ambito locale perché consente una più equa distribuzione della ricchezza e stabilità sociale attraverso la certezza, nel tempo, del mantenimento dei posti di lavoro.
Le caratteristiche dei jeans Ecogeco sono:
- tessuto in cotone biologico certificato tinto con puro indaco vegetale
- lavorazione in un laboratorio che impiega lavoratori assunti a tempo indeterminato
- trattamento di lavanderia che viene effettuato solo con acqua e pietra pomice
- per alcuni modelli il tessuto è 100% cotone, mentre per altri viene utilizzato un 2% di elastomero.
Una interessante particolarità è legata al nome in quanto “EcoGeco” sta per genova ecologico e fa riferimento al vecchio nome – tela genova – con cui veniva chiamato il tessuto che noi adesso conosciamo come jeans.
Bioimita – Progresso è imitazione della natura

Oggi inizia l’avventura Bioimita e il nome, già da solo, vuole descrivere ciò che si desidera analizzare e approfondire: la natura quale fonte di ispirazione, prima, e di imitazione, poi, per la gestione delle attività umane, sia produttive che sociali. Il sottotitolo desidera spiegare in sintesi questo concetto: il vero progresso duraturo si ottiene attraverso l’imitazione del funzionamento della natura e non, invece, attraverso una forzatura della stessa ottenuta per mezzo della tecnica e della disponibilità di grandi quantità di energia che, fino ad ora, sono state a basso costo.
Bioimita si basa sostanzialmente su pochi e chiari pilastri, fondamento teorico della (bio)imitazione e punto di riferimento di tutte le attività umane:
1. La natura funziona ad energia solare e ad energia cinetica, senza combustione
2. La natura usa solo l’energia di cui ha bisogno
3. La natura ripara, riusa e trasforma
4. La natura determina la forma sulla base dello scopo
5. La natura ha caratteristiche specifiche per ciascun luogo
6. La natura si fonda su una rete di reciproche collaborazioni
7. La natura non può fare a meno delle diversità
Naturalmente non si hanno ricette preconfezionate e nemmeno si ha la palla di cristallo per risolvere tutti i numerosi e complessi problemi attualmente presenti, in gran parte generati dall’uomo e dalla sua recente follia scientifica e tecnologica di cambiare le regole del gioco e forzare la natura e il suo funzionamento. Ci si propone solo di fornire un punto di vista diverso delle cose perché, come diceva Einstein, la soluzione ad un dato problema deve essere ricercata in ambiti diversi dalle cause che l’hanno generato.
Sia ben chiaro che Bioimita e la bioimitazione non devono essere assolutamente visti come una sorta di moderno luddismo che incarna un profondo desiderio di ritorno al passato perché la tecnologia e la scienza sono un male assoluto. Anzi, Bioimita e la bioimitazione criticano l’attuale sistema tecnico-scientifico perché troppo conservatore e basato su pilastri che, se validi in un contesto storico diverso come quello del passato, ora non sono più sostenibili e, pertanto, devono essere cambiati.
La strada che Bioimita e la bioimitazione si propongono per garantire risultati di prosperità e benessere per l’umanità e il pianeta che viviamo sono quelli di (ri)trovare nella natura e nel suo funzionamento quelle soluzioni necessarie per continuare il processo di evoluzione e di progresso dell’uomo basando tali convinzioni sul fatto che noi viviamo in un dato contesto – quello del pianeta Terra – che funziona in un certo modo e, all’interno del quale, la vita si è evoluta per qualche miliardo di anni attraverso prove, tentativi, successi e insuccessi.
La tecnica (attraverso la chimica, la modificazione genetica degli esseri viventi, le nanotecnologie e l’ingegneria) che l’uomo mette attualmente in campo per risolvere i vari problemi, trova sì qualche importante soluzione ma determina anche nuovi e più complesse questioni in una spirale senza fine. Per tali ragioni l’umanità si trova ad un bivio importante della sua storia che Bioimita e la bioimitazione hanno intenzione di comprendere e di risolvere.