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Category Archives: Comunicazione

Ci vorrebbe un fiore anzi no … – Gianni Rodari e Sergio Endrigo

Sergio Endrigo Gianni Rodari LP Ci vuole un fiore

Chi non si ricorda questa splendida canzone per bambini? Probabilmente molte persone, ascoltandola, non hanno inteso il significato importante e semplice del testo scritto da Gianni Rodari, musicato da Sergio Endrigo ed arrangiato da Luis Bacalov.
La canzone descrive il ciclo di vita di un “qualcosa” che è un tutt’uno con l’ambiente: che sia un fiore, un albero, un monte o la Terra. Tutti siamo sullo stesso pianeta, respiriamo la stessa aria, beviamo la stessa acqua eppure non ci rendiamo conto degli impatti ambientali ad esempio dei prodotti industriali.
Pensiamo, ad esempio, alle persone degli Stati Uniti d’America che hanno eletto un presidente il quale, già attraverso le sue prime azioni, non sembra molto amico della Terra. Infatti Donald Trump ha nominato a capo dell’Agenzia a protezione dell’ambiente un negazionista del cambiamento climatico.

Rodari ci dice fra le righe di giocare con la fantasia e allora giochiamo: la fantasia al potere o contro il Potere.

Immaginiamo di prendere questa canzone e di cantarla in tutte le lingue della Terra.
Registriamola e spediamola a tutti gli abitanti del pianeta ma sopratutto ai “Grandi” governanti del mondo.
Facciamola sentire una volta, due volte, tre volte … e chissà che potrebbe accadrebbe?
Ci vorrebbe un fiore … anzi no, ci vuole un fiore per fare tutto!

Le cose di ogni giorno
raccontano segreti
a chi le sa guardare
ed ascoltare.

Per fare un tavolo
ci vuole il legno
per fare il legno
ci vuole l’albero
per fare l’albero
ci vuole il seme
per fare il seme
ci vuole il frutto
per fare il frutto
ci vuole un fiore
ci vuole un fiore,
ci vuole un fiore,
per fare un tavolo
ci vuole un fio-o-re.

Per fare un fiore
ci vuole un ramo
per fare il ramo
ci vuole l’albero

per fare l’albero
ci vuole il bosco
per fare il bosco
ci vuole il monte
per fare il monte
ci vuol la terra
per far la terra
ci vuole un fiore
per fare tutto
ci vuole un fio-o-re.

Per fare un tavolo
ci vuole il legno
per fare il legno
ci vuole l’albero
per fare l’albero
ci vuole il seme
per fare il seme
ci vuole il frutto
per fare il frutto
ci vuole il fiore
ci vuole il fiore,
ci vuole il fiore,
per fare tutto
ci vuole un fio-o-re.

 

Riferimenti

Perso nel supermercato – The Clash

The Clash - London Calling 1979

Perché si entra al supermercato? Per comprare quello che serve per nutrirsi?
Si forse tanto tempo fa, ma al giorno d’oggi nella cassetta postale di casa, si è sommersi di volantini dei supermercati, anzi degli ipermercati.
Offerte speciali di prodotti a sotto costo, a ribasso o a “prendi tre e paghi due”.
Si trova di tutto: cibo, elettrodomestici, detersivi, prodotti di bellezza, vestiari, cancelleria, giornali, libri, vasellame, biciclette, giocattoli, strumenti da bricolage, smartphone ed accessori vari, eccetera eccetera e così si inizia a perdersi solo leggendo i volantini.
Si entra al supermercato con una lista, magari precisa, poi si acquista sempre di più di quello che era nell’elenco e intanto si accumulano punti sulla tessera fedeltà.
Si è sicuri che tutto l’acquistato, poi, serva?
Si torna a casa, si mettono via le cose, si scartano i prodotti, si mangiano i cibi e alla fine si resta con un mucchio di rifiuti principalmente di carta e di plastica.
Si è appagati, vero?

 

Lost in the supermarket
I’m all lost in a supermarket
I can no longer shop happily
I came in here for the special offer
A guaranteed personality

I wasn’t born so much as i fell out
Nobody seemed to notice me
We had a hedge back home in the suburb
Over which i never could see

I heard the people who live on the ceiling
Scream and fight most scarily
Hearing that noise was my first ever feeling
That’s how it’s been all around me

I’m all tuned in, I see all the programmes
I save coupons from packets of tea
I’ve got my giant hit discotheque album
I emty a bottle i feel a bit free

The kids in the halls and the pipes in the walls
Make me noises for company
Long distance callers make long distance calls
And the silence makes me lonely

And it’s no hear
it disappear

Perso nel supermercato
Mi sono perso nel supermercato
Non riesco a fare la spesa felicemente
Sono entrato per quell’offerta speciale
Personalità garantita

Più che nato sono capitato
Sembrava che nessuno si accorgesse di me
Avevamo una siepe dietro casa in periferia
Oltre la quale non riuscivo a vedere

Sentivo la gente del piano di sopra
Urlare e picchiarsi in modo terribile
Sentire quei rumori fu la mia prima emozione
Ecco cosa avevo intorno a me

Sono sempre sintonizzato, vedo tutti i programmi
Conservo i punti dai pacchetti di tè
Ho comprato il mio album di hits da discoteca
Svuoto una bottiglia e mi sento un pò più libero

I ragazzi dentro le stanze e le tubature dei muri
Fanno rumori che mi tengono compagnia
Chi chiama da lontano chiama da lontano
E il silenzio mi lascia solo

Non è qui
Scompare

Riferimenti
  • La canzone Lost in the supermarket è tratta dall’album London Calling, pubblicato nel 1979 da The Clash.
  • Il testo e la traduzione sono tratte dal sito Radio Clash.
  • L’immagine e lo spezzone qui sotto sono tratti dal film “The Hurt Locker”, di Kathryn Bigelow, uscito nel 2009.

Scritto e pubblicato per Riusa.

 

Canzone contro la natura – The Zen Circus

The Zen Circus Canzoni contro la natura 2014

Un titolo che ti spara in faccia la rivolta inesorabilmente della natura.
Sono anni che il pianeta Terra ci sta mandando segnali sul suo stato e sulla sua ribellione, che testardamente non vogliamo vedere.
C’è chi si ostina a negare i cambiamenti climatici, che causano lo scioglimento dei ghiacciai e dei poli, mentre aumenta l’inquinamento che innesca la forza bruta della natura, come i cicloni.
Sulla Terra siamo l’unica specie senziente che odia i suoi simili, che distrugge i propri territori, sia vicini o lontani.
Ci vogliamo contrapporre al pianeta con tutta la conoscenza accumulata e la tecnologia creata, ma la natura sembra proprio fregarsene, continua a sfidarci e sotto sotto ride perché noi stessi siamo parte di lei.
Ecco la sua vendetta … eppure noi uomini continuiamo imperterriti a non avere rispetto per l’ambiente, ovvero la natura.

The Zen Circus sono una band pisana di punk rock e con uno stile irriverente, tipicamente toscano, ci cantano a brutto muso la Canzone contro la natura.

 

Neil Young sta con i nativi di Standing Rock

Proteste Standing Rock nativi americani

In onore delle nostre future generazioni, noi combattiamo questo oleodotto per proteggere la nostra acqua, i nostri luoghi sacri e tutti gli esseri viventi.
Standing Rock.org

Purtroppo la storia si ripete con gli indiani d’America: pochi giorni fa è stato sgombrato il campo base dell’accampamento di protesta di Standing Rock. I nativi americani che vivono nella omonima riserva stanno contestando e cercando di bloccare pacificamente la costruzione dell’oleodotto Dakota Access Pipeline che attraverserà delle aeree fluviali e lacustri. I nativi sono molto preoccupati per l’impatto ambientale e ai possibili danni causati dall’inquinamento. Le proteste sono iniziate nel 2014 e hanno avuto una risonanza anche internazionale. Molte celebrità hanno dato il loro supporto e sono state a Standing Rock. Fra chi ha dato il suo contributo, non poteva mancare il rocker Neil Young. Il cantautore canadese ha dedicato una canzone alla battaglia di Standing Rock, tratta dal suo ultimo disco Peace Trail (2016).

L’album è stato definito un instant record perché affronta temi contemporanei su cui c’è un forte dibattito: la politica, l’ambiente da salvaguardare o la riflessione sul disinteresse delle persone. Il disco è diretto e scarno per testimoniare l’urgenza dei messaggi. Proprio il brano Indian Givers è a favore delle persone di Standing Rock e della loro causa. Il video della canzone è stato montato con reportage televisivi e riprese fatte con lo smartphone da Neil Young stesso. La canzone è un duro atto d’accusa verso i bianchi e l’ipocrisia che sta dietro alla costruzione del Dakota Access Pipeline. È noto che fra i finanziatori ci sono due banche europee: l’italiana Intesa Sanpaolo e l’olandese ING.

Greenpeace Italia ha lanciato una petizione per chiedere a Banca Intesa di non finanziare il Dakota Access Pipeline. [Si può firmare qui].

There’s a battle raging on the sacred land
Our brothers and sisters have to take a stand
Against us now for what we’ve all been doin’
On the sacred land there’s a battle brewin’
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
Now it’s been about five hundred years
We keep taking what we gave away
Just like what we call Indian givers
It makes you sick and gives you shivers
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
Big money goin’ backwards and ripping the soil
Where graves are scattered and blood was boiled
When all who look can see the truth
But they just move on and keep their groove
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
Saw Happy locked to the big machine
They had to cut him loose and you know what that means
Yeah, that’s when Happy went to jail
Behind big money justice always fails
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
Bring back the days when good was good
Lose these imposters in our neighborhood
Across our farms and through our waters
All at the cost of our sons and daughters
Our brave songs and beautiful daughters
We’re all here together fighting poison waters
Standing against the evil way
That’s what we have at the end of dayI wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
I wish somebody would share the news
C’è una battaglia che infuria sulla terra sacra
I nostri fratelli e sorelle devono prendere posizione
Contro di noi per colpa di ciò che stiamo facendo
Sulla terra sacra una battaglia si avvicina
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Ormai sono cinquecento anni che
Continuiamo a tenerci quello che abbiamo portato via
E continuiamo a dirci, “che indiani generosi” (1)
Ti fa sentire disgustato e ti dà i brividi
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Il denaro torna indietro e lacera la terra
Cosparsa di tombe e dove il sangue ribolliva
Quando chiunque guarda può vedere la verità
Invece se ne va e torna alla sua vita
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Ho visto Happy incatenato alla grande macchina (2)
Dovevano dargli il benservito, sai cosa vuol dire
Yeah, fu così che Happy andò in prigione
Davanti ai soldi la giustizia perde sempre
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Torniamo ai giorni in cui il bene era il bene
Cacciamo questi impostori dal nostro quartiere
Dalle nostre fattorie e dai nostri fiumi
Ne va dei nostri figli e delle nostre figlie
I nostri coraggiosi figli e le nostre bellissime figlie
Siamo qui tutti insieme a combattere le acque avvelenate
In piedi contro il male
E’ quello che ci resta alla fine della giornata
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia
Spero che qualcuno condividerà la notizia

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(1) “Indian givers” è un’espressione che significa “persona che vuole riprendersi ciò che ha regalato”. Tale espressione nacque in America all’epoca dei colonizzatori europei e viene oggi ritenuta offensiva nei confronti dei nativi americani (Wikipedia). Non essendo possibile tradurla letteralmente, si è optato per una traduzione che rendesse lo stesso significato critico e ironico che costituisce il messaggio della canzone. Con l’espressione originale Young intende sottolineare che l’uomo bianco si comporta esattamente come coloro che ha sempre criticato e combattuto: i nativi.
(2) Young si riferisce ad un episodio avvenuto durante le proteste a Standing Rock. Dale “Happy” è un attivista che è stato arrestato per essersi incatenato alle attrezzature in segno di protesta.
Curiosità: Neil Young ha festeggiato il suo 71° compleanno suonando con gli indiani a Standing Rock.
Nota: Il testo e la traduzione sono del sito neilyoungtradotto.blogspot.it.

 

Bioimita – Anno Quarto

Quest’anno appena trascorso – il 2016 – è stato molto particolare per me e per la mia vita e, pertanto, se a tutto sommo anche gli innumerevoli impegni di lavoro, devo constatare che per Bioimita sono riuscito a scrivere relativamente poco: solo 25 articoli per il “Blog” e 2 articoli per la sezione “Prodotti”. Purtroppo quasi nulla rispetto agli anni precedenti!

Nonostante tutto la passione e l’attenzione per le tematiche ecologiche comunque non mi sono passate e, da mero osservatore delle questioni che hanno interessato l’anno appena trascorso, posso dire che anche su questo fronte non ce la siamo passati bene. Dal punto di vista geopolitico le numerose guerre e i numerosi conflitti armati che si sono combattuti – in primis quelli terribili e atroci della Siria – hanno senza dubbio inciso dal punto di vista ambientale. Le armi e le guerre non vanno mai d’accordo con la sostenibilità ambientale. Inoltre a novembre, negli USA, è stato eletto presidente Donald Trump, un signore che da subito non ha manifestato grande attenzione per l’ecologia tanto da non menzionarla mai in campagna elettorale nonché voler nominare a capo dell’Agenzia di Protezione dell’Ambiente (EEA – Environmental Protection Agency) Scott Pruit, un signore molto vicino ai big del petrolio, negazionista dei cambiamenti climatici e così poco attento alla sostenibilità ambientale, tanto da essere stato uno dei più grandi oppositori delle già blande battaglie ecologiste di Barack Obama. Anche in Italia, su questo fronte, il recente insediamento del Governo di Paolo Gentiloni ha dimostrato tutte le sue lacune. È stato infatti rinominato Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, di cui ho già parlato ampiamente in un altro articolo e sul quale non c’è nulla di più da dire tranne il fatto che, sull’argomento, non propone nessuna idea innovativa – di cui ce ne sarebbe un gran bisogno – limitandosi ad occuparsi svogliatamente dell’ordinaria amministrazione imposta dall’Europa. Ed è tutto dire sull’importanza e sulla priorità che questo argomento ha per “lorsignori”.

Se poi ci mettiamo i dati e le pubblicazioni sul riscaldamento climatico globale che vede ogni ultimo anno passato sempre il più caldo della storia umana recente; che vede centinaia di migliaia di morti ogni anno per smog in Europa; che vede animali selvatici e ambienti naturali sempre più al collasso; che vede forti pressioni delle industrie chimiche e biotech per interferire sui processi naturali e sui decisori politici; che vede sempre più perdita di biodiversità; che vede… la situazione in cui ci troviamo è proprio pessima!

Sulla base di tali presupposti, se avessi mai avuto dubbi sull’importanza di Bioimita e sul suo valore intellettuale e strategico, beh, sarebbero stati ora completamente smentiti dai fatti. Sarà mia cura pertanto, leccare le ferite di una vita complessa che ha tentato di interferire con i miei desideri, rimboccarmi le maniche e ripropormi di mettere in campo, per il 2017, tutti gli sforzi per continuare a divulgare idee di sostenibilità ambientale legate all’imitazione della natura quali unici strumenti per garantire continuità e prosperità alle generazioni future.

Se qualcuno vuole farsi avanti per aiutarmi nell’impresa è il benvenuto…

 

Wake Up Call

Ho già scritto qualche tempo fa di Steve Cutts, genio inglese della computer animation che, con il video “Man”, aveva fatto luce in maniera molto dura ed efficace sulla potenza distruttiva dell’uomo.

Con il video”Wake Up Call”, che di Man in qualche modo è l’ideale prosecuzione, Steve Cutts desidera lanciare un monito sulle conseguenze negative che il consumismo sfrenato – soprattutto quello legato alla tecnologia a rapida obsolescenza – può avere sull’ambiente. Nei pochi minuti del video (dalle solite caratteristiche stilistiche molto essenziali) l’autore riesce, in una sintesi molto precisa, a parlare di sfruttamento eccessivo delle risorse minerarie, di sfruttamento dei lavoratori impegnati nel settore tecnologico, di rifiuti, di obsolescenza programmata, di consumismo e di salvaguardia dell’ambiente. E, in qualche modo, di stupidità dell’uomo.

Semplicemente geniale.

 

Bioimita – Anno Terzo

Il tempo passa velocemente e oggi, 1 gennaio 2016, è il terzo anno che Bioimita ha preso vita. Nonostante il tempo trascorra e i miei impegni di lavoro (quello “ufficiale”) aumentino, devo dire che mantengo inalterato, rispetto all’inizio, il mio desiderio di approfondire e di comunicare sui temi della sostenibilità ambientale e della bioimitazione. È vero, l’argomento mi piace e incontra le mie attitudini, ma posso dire che lo sento anche come un dovere. Quello di amplificare il più possibile i gravi problemi ecologici che zavorrano il nostro agire di ora, pregiudicando quello futuro, e che, a ben guardare il funzionamento della natura, in parte potrebbero essere anche risolti attraverso soluzioni semplici, che non richiedono né troppo impegno tecnologico né troppa dedizione individuale. Basta solo che i decisori politici, in parte legati a filo doppio con i principali inquinatori, in parte non troppo pungolati dai cittadini, decidano di intervenire. E il gioco sarebbe (quasi) fatto!

Venendo a qualche dato, i numeri di Bioimita – malgrado la mia cronica mancanza di tempo e la mancanza di collaborazione per la redazione degli articoli – dicono che il sito è in lieve crescita. Nonostante il numero degli articoli annuali sia più o meno lo stesso dello scorso anno (1), Bioimita vede leggermente crescere sia il numero dei totale dei visitatori, delle sessioni aperte e delle pagine viste (2). Merito anche del fatto che, per metà del 2015 mi sono anche concentrato ad utilizzare altri canali comunicativi, come i social network, che fino ad ora avevo lasciato abbastanza in disparte.

L’obiettivo primario per il 2016 – oltre a cercare di descrivere con dovizia di particolari e approfondimenti la realtà vista sempre nell’ottica della bioimitazione – sarà anche quello di iniziare nuovi argomenti (es. autocostruzioni di oggetti) e di trovare ulteriori percorsi comunicativi.

Di certo tutti questi obiettivi saranno quasi impossibili da raggiungere da solo, con le scarse forze che mi rimangono dopo il lavoro e dopo la gestione di una casa e di una famiglia. Avrò sicuramente bisogno di un aiuto e, se per caso desiderate cimentarvi in un percorso di questo tipo o se per caso desiderate aiutare in qualche modo, le porte di Bioimita saranno sempre aperte e sarete senz’altro i benvenuti. We want (and we need) you!

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(1) Nel 2015 ho pubblicato 48 articoli per il “BLOG” e 4 per la categoria “PRODOTTI”.
(2) È difficile dare un numero univoco dei visitatori totali, delle sessioni e delle pagine viste perché da quest’anno (non dall’inizio) utilizzo due sistemi di analisi statistica (Google Analytics e Jetpack di WordPress) che mi forniscono dati leggermente discordanti tra loro. Ad ogni modo dai grafici annuali si può vedere l’andamento in lieve crescita.

 

Marzo 3039

Marzo 3039 come sempre a Londra piove / ma con calma e precisione / ho lasciato il sottosuolo per riflettere da solo / sull’attuale situazione
Dalla guerra del ’21 non ho visto più nessuno / della mia generazione / siamo tutti chiusi / in casa spaventati da ogni cosa, / da un’idea, da un’emozione
Chissà com’era quando il sole si poteva guardare / e sentirlo sulla pelle fino a farsi bruciare

Però oggi partono i missili, / li guarderò e saranno bellissimi.
Marzo 3000 e qualche cosa, è una notte luminosa / c’è la luna artificiale / sugli schermi informativi, su quei pochi ancora attivi / sembra sia tutto normale
Chissà com’era quando l’aria si poteva respirare / e sentirla nei polmoni fino a farli scoppiare / ogni notte sogno sempre di nuotare / e sento il fuoco sulle labbra che ti lascia il sale
E poi / Correre nel traffico, mettersi il soprabito / respirare microbi, perdersi nei vicoli

inciampare negli ostacoli, affidarsi a degli oroscopi / arrabbiarsi con le nuvole, evitare le pozzanghere
Sì ma… / Però… (correre nel traffico…) / oggi partono i missili (mettersi il soprabito) / li guarderò e saranno bellissimi (respirare microbi, perdersi nei vicoli)
Così… (inciampare negli ostacoli) / oggi partono i missili (affidarsi a degli oroscopi) / li aspetterò e saranno tantissimi (arrabbiarsi con le nuvole, evitare le pozzanghere)
Perché… oggi partono i missili

Nei testi delle sue canzoni Daniele Silvestri è sempre molto evocativo e, con sublime maestria, quando affronta temi sociali riesce a descrivere storie che fanno molto pensare.

Questo è capitato a me quando ho sentito per la prima volta, molti anni fa, “Marzo 3039(1). Anche se immagino che le ambientazioni della canzone si possano riferire ad un mondo post-atomico successivo ad una terribile guerra di un lontano futuro, io subito ho pensato anche a quello che potrebbe capitare alla Terra e alle attività umane a seguito di un enorme sconvolgimento climatico o ecologico.

Nell’apparente normalità di una notte con la luna artificiale (quella che un po’ viviamo anche noi ora in cui ci ripetono di continuare a consumare, di bruciare petrolio e di non pensare al futuro per godere solo il presente) il protagonista della canzone si chiede, con rammarico, quali potevano essere le sensazioni di respirare l’aria e di nuotare nel mare fino a sentire il bruciore del sale sulle labbra.

Marzo 3039 mi offre lo spunto per parlare di ecologia e di sostenibilità ambientale nell’ottica della prevenzione. Capire cioè che dobbiamo agire concretamente ADESSO per non dover rammaricarci in futuro di non aver fatto nulla, o quasi, per evitare la catastrofe. Anche perché credo che quello che eventualmente ci mancherà saranno proprio le piccole cose del “perdersi nel traffico”, “mettersi il soprabito”, “respirare microbi”, “perdersi nei vicoli”, “inciampare negli ostacoli”…

_____Prima di essere un uomo

(1) Il brano “Marzo 3039” è contenuto nell’album “Prima di essere un uomo” di Daniele Silvestri (sito ufficiale).

 

Over

Population Speak Out è una ONG ambientalista che concentra la propria azione sui problemi legati alla crescita demografica della popolazione umana  e sugli effetti che le attività umane hanno sugli ecosistemi. Nell’ottica di comunicare e di diffondere la consapevolezza su tali problematiche ha da poco pubblicato un libro fotografico dal titolo “Overdevelopment, Overpopulation, Overshoot” (OVER). Con questo libro l’associazione vuole rappresentare le più gravi tragedie ecologiche e sociali che la Terra sta subendo attraverso immagini dal forte impatto visivo che si propongono di sensibilizzare i lettori, magari anche quelli più distratti, su quali siano i problemi più gravi del Pianeta affinché possano mettere in pratica, fin da subito, comportamenti di vita più sostenibili.

Non c’è bisogno di troppe parole perché le immagini del libro [vedi foto], da sole, dicono tutto. Bisogna solo agire!!!

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Trashing-Planet-Trash-Wave
TRASHING THE PLANET: TRASH WAVE – Il surfista indonesiano Dede Surinaya cavalca un’onda piena di rifiuti in una remota baia dell’isola di Java, l’isola più popolosa al mondo.

Urban-Animal-Boomtown
URBAN ANIMAL: BOOMTOWN – Città come Qingdao (8,7 milioni di abitanti), nella Provincia di Shandong, in Cina sono le aree urbane che stanno crescendo più velocemente sulla Terra.

Wildlife-Lost-Elephant-Slaughter
WILDLIFE LOST
: ELEPHANT SLAUGHTER – La star del basket Yao Ming è faccia a faccia con la carcassa di un elefante cacciato di frodo nel nord del Kenia.

Material-World-Shopping-Mall
MATERIAL WORLD:SHOPPING MALL –  La cultura consumistica si sta sviluppando anche nei paesi in via di sviluppo (South City Mall, Kolkata, India).

Overshoot-Cows-SmokeOVERSHOOT: COWS AND SMOKE – Una mandria di mucche bruca in mezzo ai resti bruciati della foresta amazzonica in Brasile.

Energy-Blight-Tar-Sands
ENERGY BLIGHT: TOXIC LANDSCAPE – Veduta aerea della regione delle sabbie bituminose dove le attività minerarie e gli stagni delle lavorazioni sono così vasti che possono essere visti dallo spazio. Alberta, Canada.

Clicca qui per vedere più foto

 

Pillola rossa o pillola blu?

Qualche tempo fa sono rimasto molto colpito dalla lettura di un articolo nel quale Noam Chomsky, un famoso linguista statunitense e uno dei più grandi intellettuali attualmente viventi, spiega quali sono le dieci modalità con cui i potenti della Terra, soprattutto attraverso il controllo dei sistemi di comunicazione, sono in grado di mistificare le realtà orientando le scelte dei cittadini verso direzioni che vanno in loro totale favore. Sia in termini di aumento di ricchezza che di potere. Secondo lo studioso solo la cultura e l’acquisizione di uno spirito critico rende le persone veramente libere di fare scelte consapevoli e autonome.

Tra i dieci punti evidenziati da Chomsky quali strumenti manipolatori della coscienza collettiva vi sono strategie di distrazione di massa, strategie della paura, strategie psicologiche varie, strategie di limitazione della cultura, strategie di omologazione e azioni volte alla conoscenza dei gusti e dei comportamenti dei consumatori. Attraverso tutti questi elementi messi in atto nei modi e nelle forme più varie – osserva Chomsky – noi non facciamo esattamente quello che desideriamo fare ma, in buona parte, facciamo e pensiamo quello che ci dicono di fare e di pensare.

È come quando, nel film “Matrix”, ad un certo punto il protagonista Thomas Anderson (“Neo”) turbato da quello che sta scoprendo attraverso una sua ricerca personale, viene invitato dal ribelle Morpheus a scegliere se ingoiare la pillola rossa (e conoscere esattamente la cruda realtà) oppure la pillola blu (e rimanere nella vita illusoria della finta realtà).

Con dispiacere noto che le stesse modalità evidenziate da Chomsky vengono applicate anche alle problematiche ecologiche e della sostenibilità ambientale. Ci dicono, ad esempio, che tutte le pratiche sostenibili sono più costose delle altre o non ci consentono lo stesso benessere. Falso! Ci dicono che in agricoltura i metodi biologici o quelli che non prevedono l’uso eccessivo di chimica o di OGM non saranno in grado di nutrire tutti in maniera adeguata. Falso! Sempre in agricoltura ci instillano piano a piano il dubbio dell’inutilità di iniziare pratiche sostenibili, tanto l’inquinamento è ovunque. Falso! Ci dicono, ancora, che l’energia da fonti rinnovabili a priori non ci consentirà di godere degli stessi benefici di quella fossile o di quella nucleare; ci dicono che i trasporti, così come sono, sono immodificabili; ci dicono che non c’è un’alternativa al petrolio. Tutto falso! Ci dicono che non ci può essere benessere senza consum(ism)o e senza produzione di rifiuti. Falso!

Insomma ci continuano a bombardare con notizie ipersemplificate accompagnate da titoli iperbolici; ci incutono paure ma, nello stesso tempo, ci dicono che siamo impotenti; ci illudono con tecnologie che creano più problemi di ciò che risolvono; ci creano bisogni non necessari e non sostenibili e ci dicono che, se per caso li perdiamo, perdiamo benessere. In buona sostanza creano un grande e profondo rumore di fondo dell’informazione dal quale è difficile estrapolare i suoni puri della verità tanto che noi, alla fine, rimaniamo apatici e deleghiamo loro a decidere totalmente del nostro destino.

E, purtroppo, atterriti e impotenti, alla verità preferiamo la rassicurante pillola blu.

 

Bioimita – Anno Secondo

Oggi, primo gennaio 2015, Bioimita compie il suo secondo anno di vita. Anche se il numero delle pubblicazioni è stato inferiore a quello dell’anno precedente, voglio fare comunque i complimenti al sottoscritto che si è dato da fare per mettere in rete i propri articoli, a chi mi ha seguito e a chi mi ha scritto in questi mesi trascorsi. Per carità, i numeri (1) non hanno nulla a che vedere con i blogger più bravi o con le visualizzazioni che hanno siti dai contenuti frivoli che interessano un po’ tutti, se non altro – e giustamente – come “sciacquacervello”. Sono comunque contento perché in quest’anno passato ho cercato di descrivere con onestà e con un minimo di accuratezza scientifica il mio pensiero e la mia visione della realtà e credo di esserci riuscito. L’unico rammarico che ho – per mancanza di tempo avendo un lavoro impegnativo e una famiglia con le sue esigenze – è quello di non essere stato in grado, come mi ero promesso nel 2013, di coinvolgere altre persone nella redazione degli articoli e quello di non essere riuscito a scrivere articoli sui “Prodotti”. Sarà per l’anno prossimo.

Talvolta, quando riesco a ritagliarmi qualche momento di concentrazione per mettere nero su bianco i miei pensieri, penso a chi leggerà i miei articoli. Sarà interessato o passerà distrattamente? Sarà in grado di capire quello che desidero comunicare o non mi prenderà sul serio ritenendo quello che scrivo un mucchio di spazzatura che si perde nell’immenso mare della rete? Devo dire che io sono fermamente convinto della forza e dei miei argomenti e, anche se talvolta sono preso da un po’ di sconforto nel vedere che nulla apparentemente cambia e che le parole di avvertimento vengono così poco ascoltate, poi sento ancora più forte la responsabilità di quello che voglio comunicare e… continuo a farlo.

Per fare una bella citazione musicale mi sento un po’ come Daniele Silvestri nella sua splendida “L’uomo col megafono”. (2)

[TESTO]L’uomo col megafono parlava parlava parlava di cose importanti, purtroppo i passanti, passando distratti, a tratti soltanto sembravano ascoltare il suo monologo, ma l’uomo col megafono credeva nei propri argomenti e per questo andava avanti, ignorando i continui commenti di chi lo prendeva per matto… però il fatto è che lui… soffriva… lui soffriva… davvero
L’uomo col megafono cercava, sperava, tentava di bucare il cemento e gridava nel vento parole di avvertimento e di lotta, ma intanto la voce era rotta e la tosse allungava i silenzi, sembrava che fosse questione di pochi momenti, ma invece di nuovo la voce tornava, la voce tornava…
Compagni! Amici! Uniamo le voci! Giustizia! Progresso! Adesso! Adesso!
L’uomo e il suo megafono sembravano staccati dal mondo, lui così magro, profondo e ridicolo insieme, lo sguardo di un uomo a cui preme davvero qualcosa, e che grida un tormento reale, non per un esaurimento privato e banale, ma proprio per l’odio e l’amore, che danno colore e calore, colore e calore ma lui… soffriva… lui soffriva… davvero
Compagni! Amici! Uniamo le voci! Giustizia! Progresso! Adesso! Adesso!

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(1) Nel 2014 ho pubblicato 52 articoli per il “BLOG” e soli 3 articoli per la categoria “PRODOTTI” con circa 31.000 visualizzazioni globali e con circa 1.600 visualizzazioni mensili
(2)L’uomo col megafono” è scritta e interpretata da Daniele Silvestri e fa parte dell’album “Prima di essere un uomo”, pubblicato nel 1995. Con questa canzone Daniele Silvestri partecipò al Festival di Sanremo del 1995.

 

Blue Economy

In natura non esistono rifiuti. E nemmeno disoccupati. Tutti svolgono un compito e gli scarti degli uni diventano materia prima per gli altri”.

Consiglio a tutti la lettura dell’interessante libro “Blue Economy – 10 anni, 100 innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro” di Gunter Pauli (1). Si tratta di un testo fondamentale dell’ambientalismo scientifico e della bioimitazione che si fonda sul fatto che l’economia, per essere prospera e per consentire il vero progresso dell’umanità, deve iniziare copiare la natura e la sua capacità di utilizzare continuamente le risorse, senza produrre né rifiuti né sprechi.

La natura segue un ciclo circolare nel quale gli scarti di un processo diventano indefinitamente materie prime o “nutrimenti” di un altro processo, senza sprechi se non quelli energetici. I sistemi economici e produttivi attuali, invece, seguono un andamento lineare dove gli scarti di un processo non possono essere più utilizzati e vanno ad “intasare” – con inquinamento e disequilibri – il sistema Terra. La soluzione sta tutta nella corretta riprogettazione dell’economia e nella corretta produzione dei beni futuri, in modo tale che non siano concepiti per diventare in fretta rifiuti ma siano visti come “servizi” che devono assolvere ad un compito e, una volta terminato, possano essere reimmessi nel sistema creando nuova ricchezza senza provocare danni.

Secondo l’autore non bisogna credere all’illusione di rincorrere la “Green Economy” perché essa si basa sugli stessi errori dell’economia tradizionale: crescita e intervento spinto per modificare la natura. Per questo la green economy sarà tanto disastrosa quanto quella che l’ha preceduta. L’obiettivo, invece, è quello di perseguire la “Blue Economy(2), un’evoluzione della green economy che non richiede alle aziende di investire di più nella tutela dell’ambiente ma che si propone di creare posti di lavoro e benessere attraverso lo sfruttamento dei principi di base di funzionamento della natura: in particolare attraverso il corretto uso delle materie e dell’energia.

Il libro, oltre a soffermarsi sugli aspetti teorici della questione, racconta anche interessanti storie di imprenditori illuminati che, in giro per il mondo (e anche in Italia) hanno iniziato da tempo il percorso di imitazione della natura e, udite udite, hanno avuto anche successo imprenditoriale.

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(1) Gunter Pauli è un economista, imprenditore e scrittore belga inventore della blue economy e fondatore di ZERI (Zero Emission Research Initiative), una rete internazionale di scienziati, studiosi ed conomisti he si occupano di trovare soluzioni innovative alle principali sfide cui le economie e la società sono poste di fronte, progettando nuovi modi di produzione e di consumo. Gunter Pauli è autore di numerosi libri, tradotti in più di 30 lingue.
(2) La “Blue Economy” si basa sui seguenti principi

 

Le “Giornate della Terra”

Ieri, 22 aprile, si è svolta la “Giornata della Terra”, un’iniziativa molto interessante nata negli anni ’70 per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche ambientali e sulla necessità di conservazione delle risorse naturali. Ora, giunti alla 44^ edizione, ci sono però ancora numerosissime e importantissime cose da fare.

Se è troppo facile celebrare la “Giornata della Terra”, un po’ meno è mettere in pratica azioni concrete per fare in modo di essere, individualmente o collettivamente, il cambiamento necessario. Per evitare che tale manifestazione rimanga solo una valida iniziativa teorica da oggi, e poi per 364 giorni fino al prossimo 22 aprile, ognuno di noi dovrà impegnarsi seriamente ad agire in prima persona – talvolta rinunciando a qualcosa per guadagnare qualcos’altro – per dimostrare concretamente il proprio impegno a favore della Madre Terra.

In particolare dovremo, per citarne alcune:

limitare l’uso e il consumo del territorio          non sprecare energia          impegnarsi ad usare energia proveniente solo da fonti rinnovabili          limitare il consumo sia dei prodotti finiti che delle materie          limitare e possibilmente evitare il consumo di carne          limitare il consumo dei pesticidi          eliminare il consumo di erbicidi          consumare prodotti e favorire le economie locali          limitare la deforestazione          essere informati sui prodotti che acquistiamo          esercitare il controllo sull’azione politica e amministrativa          scegliere solo finanza etica e, se possibile, limitare comunque la finanza speculativa          limitare l’utilizzo delle auto private e usare maggiormente i trasporti collettivi          preferire la bicicletta per la mobilità urbana          limitare i voli aerei          salvaguardare gli animali selvatici          salvaguardare gli ambienti selvaggi          salvaguardare il paesaggio          difendere le popolazioni indigene          limitare la produzione di rifiuti          separare e riciclare sempre meglio i rifiuti prodotti          non inquinare il suolo, l’aria e i mari          effettuare scelte di consumo orientate verso i prodotti ecologici          riutilizzare e recuperare i vecchi prodotti…

… e se avete altre idee che non ho indicato, sono le benvenute!

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Per approfondire: Earth Day Italia; Earth Day Network

 

Il funerale di Windows XP

Oggi, 8 aprile 2014, sarà l’ultimo giorno di vita del sistema operativo Windows XP e, a partire dalla mezzanotte, non ci saranno più aggiornamenti di sicurezza e il software sarà, entro breve, destinato inesorabilmente a morire. Troppo elevato è infatti il rischio che il computer possa essere esposto a rischi di crash o, peggio, ad attacchi di virus che ne possano compromettere definitivamente la funzionalità.

Attualmente si stima che il sistema operativo XP sia ancora utilizzato da quesi il 30% degli utenti che si collegano a internet, ovvero poco meno di 600 milioni di persone nel mondo.

Secondo le indicazioni di Windows questi “quattro gatti” hanno due sole possibilità:

  1. buttare il loro PC (magari ancora perfettamente funzionante) e comperarne uno nuovo che abbia già preinstallato Windows 8.1;
  2. Comperare la licenza di Windows 8.1, da installare sul vecchio PC ad esso compatibile.

In sostanza si tratta della cosiddetta “obsolescenza programmata“, una pratica assurda sulla quale, in Italia, ci sono state delle interessanti proposte di legge ma che non è ancora stata disciplinata con chiarezza da un punto di vista normativo. Nell’ambito del settore informatico essa consente ad un qualsiasi imprenditore di prendere una decisione… et voilà, in poco tempo, circa 600 milioni di macchine, inquinanti e che hanno richiesto notevole energia e materie per essere prodotte (spesso addirittura ancora perfettamente funzionanti), devono essere mandate al macero per far posto ad altre 600 milioni di macchine che in pochi anni saranno obsolete e dovranno essere buttate per far posto ad altre macchine che…

L’alternativa a questa abberrante politica industriale che minaccia seriamente la sostenibilità dell’industria e che dimostra la stupidità dei comportamenti umani è quella di usare software libero, slegato dai brevetti e dalle licenze d’uso a pagamento, sia come sistema operativo (ad es. Linux-Ubuntu) sia come gestore di altre applicazioni (es. Libre Office per il pacchetto “ufficio”). Ciò consente di far durare a lungo il PC pur avendo gli stessi servizi forniti dai software a pagamento che, invece, nella logica del consumismo, li rendono prematuramente obsoleti.

IBM X40Io, ad esempio, che sono passato al software libero qualche anno fa quando Windows 2000 mi è andato definitivamente in crash, sto utilizzando ancora un vecchio IBM X40 del 2003 sia per i miei svaghi che per ragioni professionali. Il PC funziona bene ed è sufficientemente veloce, ma lo avrei buttato già da qualche anno se non avessi seguito la strada del software libero.

P.S. Per info sul software libero e sull’uso di vecchi PC perfettamente funzionanti eventualmente contattare l’Associazione OS3 di Verona.

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Foto: la tastiera oramai consunta del mio PC IBM X40

 

Dimmi che font usi e ti dirò chi sei

È proprio vero che l’informazione di massa – quella a cui possiamo accedere, in primis, mediante televisioni e giornali – ci racconta un po’ quello che vuole, tanto da far sembrare delle vecchie idee come delle assolute novità. (1)

È il caso dello studente quattordicenne Suvir Mirchandani di Pittsburgh, Pennsylvania, che, intervistato dalla Cnn, fa addirittura un appello indiretto al presidente Barak Obama affinché sia il garante di un considerevole risparmio di inchiostro – e di denaro – nella stampa dei documenti pubblici. Suvir, nel passaggio dalle scuole elementari a quelle medie si accorge quanto aumenti il numero delle fotocopie distribuite dalla scuola agli studenti. Facendo un po’ di conti, il ragazzo osserva che, oltre alla carta e all’usura delle macchine, a pesare sul costo delle fotocopie è anche l’inchiostro utilizzato che, in termini di prezzo, non è affatto economico. Nel partecipare, poi, ad un progetto della scuola finalizzato a ridurre gli sprechi e a risparmiare soldi, Suvir pensa a come poter tentare di ridurre le notevoli spese per l’inchiostro, visto che il risparmio energetico è spesso garantito dalla macchina mediante sistemi di spegnimento automatici e quello della carta è garantito dalla stampa fronte-retro. Suvir ragiona su una cosa che può sembrare ovvia e, come prima cosa, inizia a raccogliere le varie dispense che gli vengono distribuite e ad analizzare dal punto di vista tecnico e grafico le lettere utilizzate. Con l’aiuto di un software commerciale (APFill Ink) si spinge poi a valutare quanto inchiostro consumano i diversi font principalmente impiegati (Century Gothic, Comic Sans, Garamond, Times New Roman) e quali siano le differenze tra gli stessi. Dal calcolo emerge che il font più efficiente è il Garamond – caratterizzato da tratti grafici più sottili – che arriva a far risparmiare anche fino al 24% di inchiostro rispetto a quelli meno efficienti. La sua ricerca si spinge anche più in là e, oltre a quantificare il risparmio di inchiostro per la sua scuola (circa 21.000 $ l’anno), osserva che se l’enorme quantità di documenti federali fossero stampati con font Garamond al posto del più comune Times New Roman, il governo USA risparmierebbe ben 136 milioni di dollari l’anno in inchiostro e, se lo facesse anche ogni stato americano, la cifra arriverebbe a 370 milioni, con un risparmio globale maggiore di 400 milioni.

Dall’articolo sembrerebbe che il “genietto” Suvir abbia scoperto l’acqua calda e debbano essere a lui attribuite particolari doti di analisi della realtà che nemmeno i migliori geni matematici del MIT o di Harvard hanno mai osato valutare.

Ricordo, però, che questo problema, come anche le soluzioni, non sono nuove. Qualche anno fa (ne ho parlato anch’io su questo blog) Colin Willems, con il contributo di SPRANQ Creative Comunications di Utrecht, in Olanda, ha fatto gli stessi calcoli e si è spinto addirittura oltre producendo lui stesso un font (Ecofont), da impiegare nelle stampe per risparmiare il 20% di inchiostro rispetto ai font tradizionali. Ecofont, a differenza del font Garamond a cui fa riferimento Suvir, ha qualcosa in più: è svuotato graficamente da fori trasparenti (in sostanza è bucherellato) che non ne pregiudicano la leggibilità nei formati di stampa più comuni.

Cari utenti, cari impiegati, caro presidente Obama e cari presidenti e primi ministri del Mondo, sappiate che le buone idee per garantire maggior efficienza e sostenibilità ci sono già e spesso sono gratuite tanto da non richiedere per forza enormi investimenti per renderle operative. Nel caso della stampa dei documenti è sufficiente che iniziate ad utilizzare, già da ora, i font Garamond o, meglio, dopo averlo acquistato, il font Ecofont. Metteteli predefiniti nei vostri computer: l’ambiente e il vostro (e nostro) portafogli ringrazieranno!

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(1) La cosa non è grave, ma noi “ambientalisti” ne parliamo da anni. Voi, dove eravate?

Fonte: Corriere della Sera

 

Bioimita – Anno Primo

Oggi, primo gennaio, Bioimita compie ufficialmente un anno di vita e, lo devo dire, sono veramente soddisfatto di quello che, tra mille peripezia, in questo 2013 appena trascorso sono riuscito a pubblicare compatibilmente con i miei numerosi impegni di lavoro e familiari: 106 articoli per il “BLOG” e 56 articoli per la parte “PRODOTTI”.

Lo ritengo un ottimo risultato – che corrisponde a circa un articolo pubblicato ogni tre giorni – che mi vede operare nei ritagli di tempo, sui treni, sugli autobus, nelle stanze d’albergo, quando sono solo al ristorante e in qualsiasi luogo dove sia possibile scrivere su un pezzo di carta o su un computer. Quando mi viene un’idea mentre sono in auto perché sento qualcosa alla radio o vedo fuori dai finestrini qualcosa che desta la mia curiosità, me la continuo a ripetere in testa per non dimenticarmelo e, poi, scrivo su tutto quello che mi capita a tiro: dal telefono cellulare ai foglietti volanti che trovo poi sparsi in tutte tasche dei pantaloni e delle giacche.

A prima vista potrebbe sembrare uno sforzo eccessivo rispetto a quello che ne ricavo, ma mi diverto e sono appagato da quello che faccio. E questo è già più che sufficiente.

In questo primo anno di vita Bioimita ha ricevuto circa 12.000 visite globali che, se paragonate a Google o a Facebook, sono un’inezia che loro raggiungono in qualche decimo di secondo, ma che per me è tanto. Oserei dire tantissimo. E di cui vi voglio ringraziare di cuore. Uno per uno se vi conoscessi tutti.

L’obiettivo primario per il 2014 è quello di essere almeno in grado di mantenere lo stesso ritmo del 2013. In più, se fosse possibile, desidererei ampliare il ventaglio comunicativo utilizzando i social network e, magari, cercando anche uno o più collaboratori che condividano le idee che stanno alla base di Bioimita e che mi supportino nella redazione e nella pubblicazione degli articoli e del materiale vario.

Se siete interessati fatevi pure avanti comunicandomelo all’indirizzo: alessandro.adami@bioimita.it. Sarete contattati e… non si sa mai!

Con queste prospettive non si può che augurare un bel Tanti Auguri a Bioimita e… Buon 2014.

La faccia della luna

Il loro nome e il modo di presentarsi sul palco con maschere raffiguranti teschi sono carte d’identità piuttosto particolari per il gruppo musicale friulano dei Tre Allegri Ragazzi Morti, che si muove in bilico tra il mercato discografico “ufficiale” e quello underground.

Se il nome e i modi potrebbero sembrare un po’ cupi, quello che non è affatto oscuro, ma manifestato con assoluta limpidezza, è la loro idea di rispetto della natura e di relazioni profonde tra tutti gli esseri viventi.

Nella canzone “La faccia della luna” scrivono:

[…] Avevo un giorno un campo in mezzo ad altri cento ci coltivavo more e fiori e un po’ di sentimento. I fiori sono morti e le more avvelenate senza pensarci troppo hanno usato il trattamento. Ho provato a dirlo agli altri guardate che sbagliate se il grillo torna al campo anche voi ci guadagnate Ascoltate tutti quanti guardate che sbagliate se il grillo torna al campo anche voi ci guadagnate. Hanno ammazzato i grilli sterminato le formiche esiliato talpe e topi ed impiccato me. La faccia della luna oggi è bruna non è che non ci sia ma è come fosse andata via…

 

“Grazie a Lei la Terra vivrà più a lungo”

Grazie a Lei la Terra vivrà più a lungo.

Insieme possiamo contribuire a preservare la salute dell’ambiente, anche con un piccolo gesto come quello di rinunciare al cambio degli asciugamani. Meno cloro e detergenti nei fiumi e nei mari, più acqua per la terra.

A dimostrazione dell’impegno di XXX, questo messaggio e tutti gli altri che troverà nella stanza, sono realizzati utilizzando solo carta riciclata.

PER RICHIEDERE IL CAMBIO DEGLI ASCIUGAMANI LI LASCI ALL’INTERNO DELLA VASCA O DELLA DOCCIA.

Come non essere d’accordo con questo messaggio riportato nella stanza di una importante catena alberghiera che frequento da tempo per soggiorni lavorativi?

Il problema è che gran parte delle cose scritte a mio avviso non rappresentano, per l’organizzazione in oggetto, un percorso convinto verso la sostenibilità ambientale ma, piuttosto, un’asettica comunicazione commerciale volta ad enfatizzare le virtù aziendali su un argomento “di moda”, senza troppa convinzione pratica.

Con molta umiltà e senza riferimenti specifici perché non è mia intenzione agire direttamente verso tale azienda, proverei ad utilizzare questa interessante comunicazione per analizzare le motivazioni di tale mia considerazione e per proporre vere soluzioni per raggiungere, a piccoli passi, con piccoli miglioramenti continui – sia culturali che tecnici – l’obiettivo della concreta sostenibilità ambientale.

  1. Innanzitutto, nel titolo della comunicazione, è totalmente sbagliata la considerazione che, attraverso comportamenti virtuosi da parte del cliente, la Terra vivrà più a lungo. La Terra, almeno per qualche miliardo di anni – salvo collisioni con asteroidi di grandi dimensioni che si trovassero a transitare sulla sua traiettoria – non avrà alcun problema di sopravvivenza. Quello che, invece, è messo in discussione è la sopravvivenza sul pianeta Terra della razza umana o, tuttalpiù, la sopravvivenza della civiltà e del benessere raggiunto.
  2. Nel messaggio è enfatizzato il fatto che tutte le comunicazioni informative che si trovano nella stanza sono realizzate su carta riciclata. Obiettivamente mi sembra un po’ pochino che solo le comunicazioni ambientali siano effettuate in carta riciclata. E la carta igienica? I tovaglioli, i fogli per appunti? E cosa dire dei saponi, della pulizia della stanza o quella delle lenzuola? E il cibo offerto? Oppure la gestione delle aree verdi e dei trasporti?
  3. Nonostante i miei numerosi tentativi provati e riprovati durante tutti i soggiorni che ho fatto, gli asciugamani mi sono sempre stati cambiati quotidianamente, in aperto disaccordo con la politica ambientale proposta che prevede il cambio solo se lasciati all’interno della vasca o della doccia.

In effetti io sarò particolarmente esigente e, magari, un po’ più preparato della media per valutare l’effettiva sostenibilità ambientale di un’attività produttiva ma, quasi certamente, non premierei un’attività imprenditoriale che professa un percorso di responsabilità ambientale che poi non rispetta e non migliora nel tempo. Ovviamente darei più credito a quelle aziende che si dimostrino concretamente virtuose sull’argomento ma, onestamente, premierei più volentieri anche quelle piccole e a conduzione familiare che non fanno ancora nulla ma che si dimostrino sensibili al tema.

Sono fermamente convinto che la sostenibilità ambientale non sia un bollino da apporre sul sito internet o sulla carta intestata e nemmeno sia un elemento del marketing, come può essere il bel sorriso di una modella o la notorietà di una persona dello spettacolo.
Essa è un percorso concreto, anche silenzioso e invisibile, che ci deve porre seriamente in una nuova dimensione rispetto al mondo che ci circonda.

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Foto

Chi fa le leggi non ha mai visto un albero

«Ho voglia di morire, sono stufo di questi ipocriti» dice lo scrittore-alpinista Mauro Corona intervistato dal giornalista de La Stampa. «Sono stanco di lottare contro i nemici che ho nel mondo della letteratura, in quello dell’alpinismo, ovunque. Vado a vivere in una baita e me ne resti lì. Ma prima volevo fissare alcuni concetti: per questo ho scritto “Confessioni ultime“, il libro che sto per pubblicare».

Alla domanda del giornalista se nel libro ci sia un qualche pensiero a tutela della montagna Corona risponde: «La tutela della montagna è inversamente proporzionale al numero delle persone che se ne occupano. Servono la miseria e la fame: quando torneremo a farci dare il cibo dalla montagna, impareremo a rispettarla».

All’ulteriore osservazione del giornalista relativa all’inserimento delle Dolomiti nel patrimonio dell’UNESCO quale strumento di protezione delle montagne Corona replica: «Macchè riconoscimento, quello è solo marketing».

Quando poi il giornalista fa riferimento alla protesta degli ambientalisti contro il sindaco di Ortisei che vuole spostare i confini di uno dei siti UNESCO delle Dolomiti (1) per consentire il potenziamento di una cabinovia lo scrittore risponde: «Penso che viviamo in una “democratura”, un misto tra una democrazie e una dittatura. Penso che dovremo insegnare ai nostri bambini a sputare sui soldi. Chi porta avanti progetti come questi ha in testa l’ineccepibilità del disastro e pensano che ogni tanto sia necessario distruggere un po’ di bosco per sentirsi vivi. Andando avanti di questo passo la gente scenderà in piazza con le armi».

E quando il giornalista replica chiedendogli se la gente scenderà in piazza anche per questioni marginali come quelle della Val Gardena Corona conclude: «Per la Val Gardena e per la Val di Susa. Vorrei che le leggi le facessero i paesi, non quei signori di Roma che non sanno nemmeno come è fatto un albero!».

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(1) Il sindaco di Ortisei Ewald Moroder sottoporrà al Consiglio comunale una delibera che prevede lo spostamento dei confini del Parco Naturale Puez-Odle (che è uno dei siti UNESCO italiani e che è anche habitat Natura 2000) per consentire il potenziamento della cabinovia 3S del Seceda. Nè il regolamento del Parco nè il vincolo Natura 2000 ammettono nuove costruzioni e una tale decisione potrebbe comportare l’esclusione del Parco Puez-Odle dai siti UNESCO.

Foto: Scultura autoritratto di Mauro Corona

Fonte: La Stampa del 27.04.2012

Bioimita: nascita di una consapevolezza culturale

Dal mio punto di vista è impressionante vedere come le discipline scientifiche che si occupano di ecologia, i movimenti ambientalisti, il giornalismo scientifico, alcuni intellettuali e imprenditori “illuminati” si prodighino da anni (almeno 30 e forse più) a scrivere dei problemi ecologici, sempre più chiari, che affliggono il Pianeta e le comunità umane che in esso vivono.

Vista questa enorme mole di informazioni teoriche si potrebbe ipotizzare che le cose stiano progressivamente migliorando. Invece, nonostante tutti questi sforzi, al di là di qualche lieve miglioramento in ambiti circoscritti, i principali dati che attestano la salute della Terra – anche perché sempre più precisi e accurati – sono sempre più negativi e non ci fanno ben sperare per il futuro. Il cambiamento climatico accelera; la disponibilità di cibo e di risorse (sia rinnovabili che non rinnovabili) scarseggia, i rifiuti aumentano, la biodiversità diminuisce, la popolazione mondiale cresce, gli ecosistemi sono fortemente sotto pressione, la ricchezza è sempre meno equamente distribuita…

Le soluzioni a tutto ciò possono avere due origini: una politico-giuridica che impone leggi, regolamenti, sanzioni e responsabilità; l’altra, economica, che si muove nell’ambito della produzione e dei consumi.

Se la prima è coercitiva, cioè obbliga a determinati comportamenti indipendentemente dalla volontà, la seconda nasce da scelte critiche individuali, maturate nel contesto di una consapevolezza culturale.

Bioimita si vuole preoccupare di questa seconda sfera e, allo scopo, propone, all’interno di un alveo di principi ben definiti, un percorso culturale di approfondimento attraverso il proprio blog e un percorso pratico dove consiglia prodotti e servizi già presenti sul mercato che consentono di intraprendere concretamente, attraverso scelte di consumo, una via verso la sostenibilità ambientale. Il punto di partenza è che le soluzioni non debbano essere il frutto di chissà quale tecnologia o di chissà quale manipolazione ingegneristica della biologia o della materia ma debbano essere ricercate nel luogo più ovvio: la natura stessa.

Nella consapevolezza che il percorso non è lineare e che le cose da studiare e da scoprire sono ancora molte Bioimita si propone di aprire la via ad un nuovo modo di pensare che possa contribuire a rendere meno pesante la nostra impronta sulla Terra e sia in grado di garantire più facilmente un futuro ancora prospero alle generazioni che verranno.